lunedì 23 settembre 2024


10/06/2015 12:51:37 - Manduria - Cultura

Da Flaminio a don Titta Arnò

Alcuni esponenti della famiglia Arnò hanno lasciato tracce indelebili del loro passaggio.
«Fra tutti viene ricordato in particolare Flaminio (1683-1766 ), che fu docente di medicina nell’ospedale degli Incurabili a Napoli» ricorda Pietro Brunetti. «Fu anche scrittore, autore del lavoro intitolato “Del fonte di Manduria” e di un “ialogo sulla vita di Antonio Bruni di Manduria”. Durante la sua gestione del Comune si realizzarono alcune opere ancora oggi visibili: furono acquistati due orologi pubblici, sistemati in piazza Garibaldi e alla Porticella; furono lastricate l’attuale via F. Donno, che perciò fu chiamata via Insalicata; l’attuale via sen. Lacaita, le strade davanti e dietro la chiesa Madre, compresa quasi certamente anche via G. L. Marugj, che collegava il centro storico medievale con il nascente rione del Rosario
Oltre alla partecipazione alla vita politica della città, la famiglia Arnò espresse anche artisti, come il pittore Carlo Arnò (nella prima foto, 1854-1932). Si interessò di archeologia e numismatica; curò una collezione di vasi e monete antiche, che comprendeva molto materiale dell'antica Manduria, materiale illustrato e descritto nel catalogo Antichità mandurine, pubblicato nel 1920. Tra i lavori di pittura di maggior pregio si ricorda un S. Francesco di Paola del 1887, conservato nella chiesa di S. Lucia, un S. Luigi Gonzaga del 1890 e un S. Carlo Borromeo del 1913, entrambi nella chiesa dei Passionisti.
Altro pittore della famiglia fu Salvatore Arnò (1893-1986), di cui si ricorda il Ritratto di padre Leonardo Tarentini del 1937, conservato nella sagrestia della chiesa Madre, e una Madonna Immacolata conservata nell’istituto delle suore del Buon Pastore.
Tra fine Ottocento e prima metà del Novecento vissero Leonardo e Belisario Arnò. Leonardo fu autore del progetto per la ricostruzione in stile gotico della chiesa e convento di S. Antonio realizzata nel 1935. Belisario Arnò, dopo aver conosciuto a Lecce Filippo Smaldone, ebbe il merito di fondare in Manduria l’istituto per sordomuti, affidato alle salesiane dei Sacri Cuori.
Un cenno va infine fatto ad uno dei personaggi di maggior rilievo della famiglia: Giambattista Arnò (nella foto in basso), meglio conosciuto come don Titta.
Esercitò la professione di avvocato e fu vice pretore del mandamento di Manduria. La caratteristica fondamentale e indiscussa della sua personalità era la profonda e convinta fede religiosa che illuminò sempre ogni sua azione. Fu anche politico, ma lo fece a modo suo, come oggi sarebbe assai difficile concepire. Fondatore, subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, della locale sezione della Democrazia Cristiana, fece parte del Consiglio Provinciale e di quello nazionale del partito. Dal 1952 al 1957 fu vice presidente della Provincia e assessore all’Assistenza. Don Titta fu uno dei più grandi proprietari terrieri di Manduria, ma la condizione di ricco, come scrive il figlio Benedetto, non lo faceva sentire un privilegiato; egli intese utilizzare quella enorme ricchezza a beneficio degli altri nello spirito della solidarietà cristiana».

 

 

 

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