lunedì 23 settembre 2024
L’interessante conferenza dello studioso di storia locale Giuseppe Pio Capogrosso
L’opera di padre Ludovico Omodei e il suo rapporto con.jpg)
il culto dell’Immacolata in una interessante conferenza dello studioso di storia locale Giuseppe Pio Capogrosso, promossa, dai Frati Minori e dalla Confraternita dell’Immacolata.
il culto dell’Immacolata in una interessante conferenza dello studioso di storia locale Giuseppe Pio Capogrosso, promossa, dai Frati Minori e dalla Confraternita dell’Immacolata.Dopo i saluti e le presentazioni di padre Cosimo Prò e di Ave Sergi in rappresentanza, rispettivamente, dei frati e della confraternita, l’avv. Capogrosso si è inizialmente soffermato sull’opera di padre Omodei “Hecatombe anagrammatica”, il cui oggetto è costituito dall’offerta sacrificale simbolica di cento anagrammi, letterali e numerici, alla Vergine Immacolata.
Il relatore ha anche evidenziato come l’opera del frate manduriano, quasi condannata all’oblìo, sia stata resa nota a livello nazionale agli studiosi di enigmistica: nella rivista “La Sibilla” è stata citata recentemente in un articolo del direttore Guido Iazzetta.
Nella seconda sono stati trattati i collegamenti tra il testo dell’Omodei e lo speciale digiuno a pane acqua, introdotto dalla Confraternita dell’Immacolata di Manduria nel XVII secolo e diffusosi in tutto il mondo cristiano.
Il libro, infatti, è dedicato al Cardinale Giuseppe Renato Imperiale, protettore della confraternita e contiene importanti notizie e conferme sulla origine manduriana della pratica devozionale.
La terza parte ha evidenziato il rapporto tra l’opera di padre Omodei e l’ordine francescano, tra le cui fila militò il celebre teologo e filosofo scozzese Giovanni Duns Scoto, conosciuto con l’epiteto di Doctor subtilis, la cui dottrina ha consentito alla chiesa cattolica di giungere alla proclamazione del dogma dell’Immacolata.
Infine è stato anche illustrato il contenuto di un singolare decreto del 1712 del Cardinale manduriano Tommaso Maria Ferrari, emesso nella qualità di prefetto della Congregazione romana delle indulgenze, il quale ha regolato, per impedire gli abusi, il privilegio della benedizione dello scapolare dell’Immacolata, concesso ai padri teatini da papa Clemente X ed esteso alla confraternita manduriana nel 1710 da Clemente XI.
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