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07/12/2015 19:40:12 - Manduria - Cultura

Ritorna il tradizionale digiuno in onore dell’Immacolata

“Se per Maria diggiuni in Acqua e Pane / ogni lampo e ogni tuon spento rimane”.
E’ uno dei versi del non meglio identificato poeta Michele, che immortala la pratica del pio digiuno in onore dell’Immacolata in una lunga giaculatoria. Digiuno dell’Immacolata che nacque a Manduria a metà del XVII secolo e che si è poi diffuso in tutta Europa e, attraverso pronunciamenti papali, in tutto il mondo.
Ma la propagazione di questa forma di preghiera è legata senza all’estensione del cosiddetto Libro Magno del digiuno e alla diffusione della cosiddetta Carta di Casalnovo.
Il Libro è la fusione di due manoscritti: uno dedicato all’annotazione dei digiunanti manduriani, con relativa copertina esplicativa, e l’altro comprendente i nomi dei digiunanti forestieri, originari i più del regno di Napoli, con diverse adesioni provenienti anche dai Paesi dell’area latina cattolica: Spagna e Francia, soprattutto. Certo è che un impulso notevole alla consacrazione di questa pratica mandurina dovette darlo la bolla di Papa Clemente X, il quale il 10 luglio 1676, esattamente dodici giorni prima di morire, prendendo le mosse dal digiuno praticato dai confratelli della Congregazione della Beata Vergine Maria di Casalnovo in onore della Madonna, concedeva una serie di indulgenze a chi avesse, di lì in avanti, abbracciato quel pio esercizio o messo in atto altre pratiche spirituali, legate al culto mariano di Casalnovo.
«Alla richiesta di assegnazione (proveniente da singoli individui, gruppi familiari, comunità religiose, città, ecc.) pervenuta alla Confraternita dell’Immacolata di Casalnuovo» riferisce lo storico manduriano Giuseppe Pio Capogrosso, «seguiva l’estrazione a sorte, da parte del Priore e degli altri organi della confraternita, della data annuale del digiuno. Data che veniva così assegnata al richiedente, il quale riceveva una pagellina a stampa, la cosiddetta Carta di Casalnuovo, riportante, impressi sotto l’immagine della Vergine Immacolata, la data stessa e un distico a rima baciata (contenente l’invocazione) tratto dal componimento del poeta Michele».
Sempre in tema di gastronomia, un’altra tradizione si è tramandata nel corso dei secoli. Dopo il giorno dedicato al digiuno, si era soliti consumare un pasto composto da 9 pietanze. Di solito, però, si trattava di pietanze povere, in pieno rispetto del clima penitenziale: fra questi nove alimenti ricorrevano frequentemente le pucce con le olive, il baccalà fritto, le pettole e la pasta con le acciughe e con la mollica di pane fritta.










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