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22/12/2015 19:41:55 - Manduria - Cultura

Quel giorno, per la nostra città, era una sorta di primo aprile per gli scherzi di cui erano vittime tanti malcapitati

Una tradizione che è scomparsa è quella della festa dei Santi Innocenti, che si svolgeva il 28 dicembre.
«Ne riferisce, nel periodico “La torretta” del 31 dicembre 1925, l’autore manduriano Michele Greco» sostiene lo studioso Giuseppe Pio Capogrosso. «Quel giorno, per la nostra città, era una sorta di primo aprile per gli scherzi di cui erano vittime tanti malcapitati. Anticamente, così come spiega anche Giuseppe Gigli, la festa era denominata la “festa dei pazzi” o “festa dell’episcopello”. Il giorno della festa di S. Nicola (6 dicembre), i seminaristi eleggevano scherzosamente (ioci causa) un loro piccolo vescovo (episcopus innocentium), la cui durata in carica sarebbe terminata il giorno dei Santi Innocenti. 
Il vescovo fanciullo presiedeva a finte funzioni religiose, paludato nei sacri paramenti, quasi che fosse il vescovo vero. Alle cerimonie partecipavano gli altri seminaristi che si abbandonavano a danze, canti, scherzi e altre manifestazioni di gioia e di allegria. Era una sorta di carnevale delle chiesa, che dapprima tollerato, fu, a seguito degli eccessi, proibito dalle autorità ecclesiastiche.
Proprio a Manduria il soggetto dei SS. Innocenti figurava in «un quadro in tela che rappresenta la strage degl’Innocenti e la fuga in Egitto della S. Famiglia», strage che è presente, ancora, nella bella tela di Diego Bianchi (Manduria 1683-1767) esistente nella Collegiata (Chiesa Matrice). Sono i segni evidenti di una devozione popolare, oggi scomparsa, verso questi santi martiri morti in età infantile».










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