lunedì 23 settembre 2024


08/02/2016 18:08:27 - Manduria - Cultura

Alcuni scavi eseguiti per consentire ad una abitazione di via Senatore Nicola Schiavoni di allacciarsi alle reti della fogna e della acqua potabile hanno permesso il rinvenimento di una struttura abitativa che era crollata

Dal sottosuolo di Manduria emergono altre importanti testimonianze della civiltà messapica.
Alcuni scavi eseguiti per consentire ad una abitazione di via Senatore Nicola Schiavoni di allacciarsi alle reti della fogna e della acqua potabile hanno permesso il rinvenimento di una struttura abitativa che era crollata: sotto le tegole, sono venuti alla luce frammenti di ceramica, alcuni vasetti integri e cinque monete di bronzo, databili fra il IV e il III secolo avanti Cristo.
La zona dello scavo (è l’area poco distante dall’ospedale “Marianna Giannuzzi”) rendeva altamente probabile il rinvenimento di altre tracce della presenza messapica. Siamo, in effetti, nella zona interna del circuito murario, il cui sottosuolo è lo scrigno di tantissimi reperti risalenti agli insediamenti messapici. I più importanti dei quali sono sicuramente quelli emersi da una tomba, con un ricchissimo corredo funerario, venuta alla luce durante alcuni lavori che furono eseguiti un decennio fa circa nei pressi del pronto soccorso del “Giannuzzi”.
Quest’ultima esplorazione del ricco sottosuolo della città messapica è stata affidata all’azienda manduriana di Gregorio Tarentini, con la direzione scientifica della Soprintendenza ai Beni Archeologici, nello specifico della dott.ssa Laura Masiello. Nel cantiere hanno operato anche il personale del centro operativo di Manduria della Soprintendenza, mentre la documentazione scientifica dei ritrovamenti sarà curata dallo studio di consulenza archeologica “Damatra”, dell’archeologo manduriano Gianfranco Dimitri.
Ogni ritrovamento di questa rilevanza storico-archeologica riapre la discussione sulla valorizzazione delle tantissime testimonianze messapiche di Manduria. Il museo continua a restare chiuso da oltre due anni e mezzo: i lavori per le ristrutturazioni delle due sedi scelte dall’Amministrazione (due ex conventi) non sono ancora terminati. Si punta a riaprirlo almeno entro l’estate 2016.
C’è poi la questione della gestione del parco archeologico, sinora garantita dal volontariato di quattro associazioni locali. L’Amministrazione ha cercato di risolvere il problema costituendo una fondazione, in cui confluissero enti pubblici e società o imprese private. Ma al bando pubblico dello scorso autunno ha risposto una sola azienda privata: quella di Gregorio Tarentini.
In attesa di conoscere l’orientamento dell’Amministrazione sulla costituzione della fondazione alla luce del riscontro poco incoraggiante del bando pubblico, si è fatta avanti il circolo locale di “Legambiente”. Quest’associazione, cui è stata affidata la gestione del Centro di Educazione Ambientale, si è offerta per gestire la struttura.











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