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13/05/2016 18:35:56 - Manduria - Cultura

Il suo estro raccontato nel documentario “Vino su tela” firmato dalla regista Agnese Correra

L’arte generata dalle tante sfumature del rosso. E’ l’arte della pittrice salentina Arianna Greco, che utilizza il vino e le sue numerose sfumature per creare dei capolavori. Le sue tele, realizzate intingendo il pennello nei vari calici di vino, sono state protagoniste di mostre a Mosca, San Pietroburgo, a Hong Kong e in Brasile.
Se, dunque, fare il vino è un’arte, le tele di Arianna Greco costituiscono la dimostrazione che dal vino si fa anche arte. Quell’arte enoica che la regista Agnese Correra ha raccontato in uno splendido documentario, proiettato nei giorni scorsi nella suggestiva location del Consorzio Produttori Vini di Manduria.
Perché la città messapica? Semplice, la talentuosa Arianna Greco ha scelto i tre vini più rinomati e ricercati della Puglia per continuare ad affinare la propria arte: il Negramaro dei Conti Zecca di Leverano, il Nero di Troia dell’azienda Crifo di Ruvo di Puglia e, naturalmente, il Primitivo di Manduria, in questo caso l’Elegia del Consorzio Produttori Vini.
“Vino su tela – L’arte enoica di Arianna Greco” è un viaggio nel viaggio: con grande maestria, la regista Agnese Correra racconta il mondo del vino più identificativo della Puglia (presentando le tre aziende coinvolte nel progetto), ma propone anche un viaggio nel mondo dell’arte, offrendo la possibilità all’artista Arianna Greco di illustrare, passo dopo passo, la genesi di una sua splendida opera (che vediamo nella foto). Documentario (70 minuti), che domani (venerdì), sarà proiettato anche a Praga. A giugno (precisamente dall’8 al 10) l’arte di Arianna Greco incanterà il pubblico di San Pietroburgo. L’arte della Greco e il documentario della regista Correra si trasformano, insomma, in strumento di promozione del vino e del territorio.
«Naturalmente la “tavolozza” è limitata» spiega l’artista di Porto Cesareo. «I colori sono quelli del vino: si va dal rosso bordeaux al rosso porpora, dal granata all’arancio, fondamentalmente quindi colori caldi. I colori che si ottengono su tela non sono mai quelli del vino giovane, che va incontro a ossidazione. Riducendo e cuocendo il vino, posso disporre di varie tonalità.
La mia tecnica si è affinata nel corso degli anni. Non lascio nulla al caso: la tela va preparata adeguatamente, il disegno viene eseguito con un carboncino di vite e infine utilizzo il fissativo e l’isolante affinchè il colore del vino non venga mai meno. I miei soggetti sono spesso femminili e comunque collegati al mondo enoico. Il lavoro oggetto del documentario si basa sul 3, numero perfetto: 3 sono i vini utilizzati, 3 i soggetti e 3 le tele che compongono l’opera».
“Vino su Tela – l’Arte Enoica di Arianna Greco” non è solo un viaggio reale che l’artista ha compiuto (e noi con lei), per cercare i vini con cui ha realizzato un’opera d’arte emblema della Puglia, ma soprattutto è stato un viaggio esteriore e interiore anche per me».
Agnese Correra, regista e sceneggiatrice del documentario, parla di questo suo ultimo lavoro.
«“Vino su Tela” nasce dalla volontà di omaggiare non solo una compaesana ma anche una singolare artista come Arianna Greco che, con innovazione, ha saputo utilizzare un prodotto pugliese così importante come il vino, per farne un elemento di creazione e di arte» sono le parole della giovane ma già affermata regista (allieva di Carlo Lizzani, da tre anni cura la regia e il montaggio di tutti i prodotti audiovisivi della scuola di danza francese Les Baladines, a Parigi). «Un nuovo modo di utilizzare una materia prima per farne cultura in maniera inedita e originale non poteva non essere immortalato in un film.
La prima volta che ho visto Arianna dipingere fu a Eataly a Roma nel 2014: lì ho capito da subito la grande potenzialità ed innovazione della sua arte e in quella stessa occasione nacque in me l’idea di farne un film.
Il lavoro di preparazione è stato complesso: abbiamo percorso centinaia di chilometri per raggiungere le cantine che meglio potessero rappresentare i tre vitigni rappresentativi di Puglia, i cui vini Arianna avrebbe utilizzato poi come colori del quadro».











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