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27/05/2016 18:54:59 - Manduria - Cultura

Il monumento, realizzato dalla ditta locale Bagorda, fu inaugurato nel 1966

Nell’ambito delle nostre ricerche riguardanti la storia cittadina, abbiamo delineato sommariamente, sulle pagine della rivista “Fondazione Terra d’Otranto” (www.fondazioneterradotranto.it) la vicenda storica e costruttiva del Monumento ai Caduti, collocato all’estremo margine occidentale di piazza Vittorio Emanuele II.
Esso fu progettato dallo scultore rutiglianese Vitantonio De Bellis, con la collaborazione della locale ditta Bagorda, che realizzò l’imponente architettura e si occupò anche della messa in opera delle sculture bronzee. Il monumento, che ebbe una gestazione lunga e travagliata, fu inaugurato nel 1966, alla presenza delle autorità civili, religiose e militari.
Per ricostruire le tappe essenziali di quella vicenda, utilizzammo alcuni documenti conservati nell’Archivio di Deposito del Comune di Manduria. Lo spoglio delle carte non chiarì però tutti i punti oscuri e varie questioni rimangono tuttora aperte.
Come è noto, l’iniziativa di realizzare un monumento ai Caduti di tutte le guerre è da attribuirsi alla locale sezione dell’Associazione Nazionale Combattenti e Reduci, che indisse nel 1949 un concorso nazionale, finalizzato alla realizzazione di un’opera di qualità sostenuta, da collocare in un punto significativo della città. Al concorso parteciparono tre operatori: Pietro Guida, Vitantonio De Bellis ed un altro artista non ancora identificato.
Siamo riusciti a rintracciare il bozzetto di De Bellis e, recentemente, anche quelli di Pietro Guida, ma non quello dell’altro anonimo operatore. Sarebbe utile poter reperire anche il progetto di quest’ultimo, ai fini di una proposta al largo pubblico delle differenti soluzioni progettuali, nonché di un confronto stilistico, volto a chiarirne i principali motivi ispiratori.
Gli aspetti ideativi e tecnici del progetto di De Bellis sono stati sufficientemente chiariti. Di recente, invece, abbiamo avuto modo di reperire i bozzetti realizzati dal prof. Guida per il concorso suddetto. Lo scultore, sempre disponibile e cordiale, ci ha accompagnato nel suo atelier e ci ha permesso di visionare e riprodurre fotograficamente i bozzetti dell’opera, riconquistando alla memoria collettiva un ulteriore tassello di una vicenda artistica importante per la nostra città.
Il progetto elaborato dal prof. Guida per il monumento ai Caduti risulta sensibilmente diverso da quello di De Bellis. Lo scultore rutiglianese optò per un complesso articolato e monumentale, caratterizzato da un impianto architettonico all’interno del quale si situano statue bronzee a tutto tondo. In De Bellis l’idea sembra imporsi sulla forma: il valore fortemente simbolico del monumento è da lui stesso chiarito, in una nota che abbiamo riproposto nel nostro contributo.
Il progetto dell’opera di Guida prevedeva invece un basamento con due lastre figurate, rappresentanti scene di guerra, sormontato da un gruppo scultoreo, raffigurante una donna reggente tra le braccia un uomo esanime. Restano solo i bozzetti delle due lastre a rilievo, poiché quello del gruppo sommitale, a tutto tondo, non venne mai realizzato. Lasciamo ad altri la contestualizzazione di queste opere nell’ambito della vastissima e sempre qualitativamente sostenuta produzione di P. Guida: ci limitiamo a ribadire lo spiccato senso narrativo, piuttosto che iconico, dei bassorilievi: le figure, sinteticamente delineate e di plastica solidità, emergono in modo discreto dal piano di fondo, articolate in un impianto compositivo di grande equilibrio, che potremmo definire “classico”.
Il dramma della guerra, piuttosto che dalle espressioni dei protagonisti, traspare proprio dalla ritmica movimentata delle lastre. Il gruppo sommitale, infine, costituito da una sorta di “Deposizione ” profana che non fu mai tradotta in forma plastica, avrebbe completato il monumento, purtroppo mai realizzato.
Oltre i due progetti precedentemente illustrati, resta il terzo, che a tutt’oggi costituisce un enigma irrisolto .Ci piacerebbe che l’anonimo autore condividesse con noi l’esito del suo lavoro di quel tempo lontano, permettendo così ai cittadini di riappropriarsi dell’ultimo tassello di una significativa vicenda artistica.
 
Nicola Morrone










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