lunedì 23 settembre 2024


04/12/2009 09:52:00 - Manduria - Cultura

L’Immacolata: memoria del passato, impegno per il futuro

“Preservata immune fin dal suo concepimento dal peccato originale”:  con queste parole Papa Pio IX, esattamente 155 anni fa l’8 dicembre 1854, e 4 anni prima delle apparizioni di Lourdes, proclamò la nascita del dogma cattolico dell’Immacolata Concezione illustrato nella bolla Ineffabilis Deus, dando soluzione agli interrogativi che si sollevavano da più parti circa l’estraneità o meno della Vergine Maria al peccato originale e che in questo modo trovarono una definitiva verità teologica.
Le successive e quasi contemporanee apparizioni a Bernadette Soubirous confermarono quella verità, nonostante furono all’epoca il motivo del suo martirio. Ciò che accade da quel momento in poi è storia recente e la si misura attraverso i numerosi appellativi conferiteLe dalla chiesa ufficiale nel corso degli anni e con i quali quotidianamente milioni di fedeli  invocano la Madonna nel Rosario.
La solennità dell’Immacolata, che la chiesa ha voluto celebrare nel corso dell’Avvento per coniugare il culto della Madonna all’attesa del figlio, si confonde nella serie di pratiche devozionali talvolta estranee all’ortodossia di origine meramente popolare, sparse per il mondo, tollerate, ma non sempre conclamate teologicamente, e che restano quale testimonianza di un retaggio storico frutto del  contesto sociale che le ha generate.
Manduria vanta in tal senso un primato di tutto rispetto, abbondantemente documentato nell’archivio dell’antica cappella di santa Maria delle Grazie, ora conosciuta come Chiesa dell’Immacolata, recentemente restaurata all’esterno, a metà strada tra via Pacelli ed il viale della stazione, aperta al culto la domenica per la celebrazione della Santa Messa e in occasione della Novena dedicata alla Madonna.
Da una lettura attenta e storicamente accertata della documentazione archiviata, nonostante qualche incongruenza temporale, dobbiamo all’ora Casalnuovo, antico nome di Manduria, la diffusione in tutto il mondo della pratica del digiuno osservato la vigilia della festa dell’Immacolata, dai devoti mariani che per fede si nutrivano di solo pane ed acqua in nome e per conto del perdono dei peccati impetrato in cambio, in aggiunta ad altre pratiche di contrizione offerte nel corso dell’anno.
Di questi sacrifici rimane il lungo censimento certificato dagli elenchi di nominativi di fedeli italiani, ma soprattutto stranieri praticanti, a testimonianza del sacrificio offerto, sublimato da una preghiera che essi dovevano recitare, vergata in una cartolina (che vediamo nell’immagine) e corredata finanche del nome del penitente e che oggigiorno ci consentono di ricostruire i percorsi di diffusione di questa locale e spirituale pratica nel mondo, fonti preziosissime di informazione per gli esperti di storia locale e non (più giù vediamo anche il frontespizio del Librone Magno, custodito nella Biblioteca Marco Gatti di Manduria).
Le tradizioni vissute dai credenti nel periodo precedente e successivo alla novena sono ricchissime e non si limitano al solo digiuno. Esse vengono riassunte dalla più significativa, peraltro tutta culinaria,  segno del profondo legame esistente  in tutte le culture tra cibo, fede e spiritualità e di cui restano fedeli osservanti le donne anziane sulle quali ricade la responsabilità di tramandare alle nuove generazione la loro memoria storica.
Si tratta di un’antica usanza che vuole le donne di Casalnuovo impegnate nella preparazione di un pasto detto delle 9 cose, replicato la vigilia di Natale, a base di ingredienti poveri della cucina contadina consumato dopo il digiuno con l’esclusione della carne, allora non alla portata di tutti e perciò esclusa dalle preparazioni. Per quanto non esistessero indicazioni specifiche sui piatti da preparare, la tradizione insegna che si ripetessero spesso nei menu delle famiglie  impegnate nella realizzazione di pettole, baccalà e broccoli fritti in pastella, pasta con il baccalà e briciole di pane fritto, pesce fritto, focacce e quanto era possibile ricavare da dispense meno fornite delle attuali.
Vi è però un’altra tradizione legata al culto dell’Immacolata, che a Manduria, a differenza di altri santi, non prevede alcuna processione fatta in questa solennità. Infatti le uniche volte in cui il simulacro della Vergine Immacolata lascia la chiesa, sono quelle legate alla rarissima processione fatta in onore di San Pietro cui è dedicata una parte della nostra zona balneare.
La tradizione vuole che l’effige del santo, venerata presso l’omonima chiesetta, venga condotta a spalle dai devoti nei 10 chilometri che separano S. Pietro in Bevagna a Manduria e viceversa nei
periodi di siccità, appesantiti da tronchi di alberi. Lo scopo della solenne processione, conosciuta per la sua particolarità, è quello di impetrare il dono della pioggia affrontando il viaggio di andata e ritorno a piedi. I simulacri di S. Gregorio, dell’Immacolata, insieme all’immagine di S. Pietro si ritrovano nella Chiesa Matrice, dopo che il sindaco in carica ha consegnato ai santi le chiavi della città, esposti alla venerazione popolare impetrante il dono della pioggia con preghiere e sacrifici  necessaria alla campagna, unica e sola risorsa economica di epoche passate.
Spetta alle nuove generazioni, ormai disabituate al confronto con il loro passato, il dovere di tramandare ai posteri i tratti della nostra identità sociale e culturale. La scuola gioca in tal senso un ruolo fondamentale magari favorendo l’incontro tra le nuove tecnologie e i saperi passati curandosi degli archivi scritti e preservando l’immenso patrimonio di conoscenze orali che ancora sopravvivono nelle menti di chi le ha vissute e che son destinate a perdersi con la loro morte.

Mimmo Palummieri
 










img
Cucina d'asporto e Catering
con Consegna a domicilio

Prenota Ora