lunedì 23 settembre 2024


21/10/2017 10:47:01 - Manduria - Cultura

Sul magnifico portale rinascimentale datato 1532, opera del maestro Raimondo da Francavilla, sono presenti ben quattro stemmi araldici: i due inferiori, ben conservati, sono gemelli e riproducono l’insegna dell’Università di Casalnuovo

 

Dopo lo studio dedicato al rosone gotico-rinascimentale della chiesa Matrice o Collegiata di Manduria, sottopongo ora all’attenzione dei lettori la proposta di lettura di uno degli stemmi araldici del portale esterno.

Come noto, sul magnifico portale rinascimentale datato 1532, opera del maestro Raimondo da Francavilla, sono presenti ben quattro stemmi araldici: i due inferiori, ben conservati, sono gemelli e riproducono l’insegna dell’Università di Casalnuovo (Manduria), titolare ab antiquo dello jus patronatus della chiesa, mentre i due superiori, tra loro diversi, sono di difficile lettura a causa del cattivo stato di conservazione.

Oggetto del presente studio sarà lo stemma superiore posto a destra del portale (lato sinistro, per chi guarda) che, se osservato attentamente, sembra ancora consentire la sua decifrazione.

A tale riguardo, la lettura dello stemma che intendo ora proporre è quella che individua in esso l’insegna dei Bonifacio-Cicara, famiglia che, all’epoca di realizzazione del portale esterno della Chiesa Matrice (1532), era feudataria di Casalnuovo-Manduria.

La famiglia, appartenente alla più antica nobiltà del Regno meridionale, con Roberto Bonifacio aveva ottenuto in perpetuo, all’incirca nel 1500, il feudo di Oria dall'ultimo re di casa aragonese. Successivamente, nel 1522, aveva ricevuto il titolo di marchese da Carlo V, espandendo i suoi domini in Terra d’Otranto con l’acquisto anche di Casalnuovo e Francavilla.

Prima di addentrarmi nella trattazione dell’argomento, premetto che sarà necessario ricorrere a termini e classificazioni di origine araldica per il cui uso (indispensabile per la comprensione della materia) sin d’ora chiedo scusa ai cortesi lettori, se mai dovesse risultare noioso.

Premetto anche che, in araldica, destra e sinistra sono da riferire sempre allo stemma, che originariamente era lo scudo portato dal guerriero o dal cavaliere in battaglia, e quindi si indicano la destra e la sinistra di colui che (teoricamente) porta lo scudo. Esse pertanto sono invertite  rispetto a chi guarda lo stemma, ponendosi frontalmente.

L’insegna araldica presa in considerazione per il confronto, il cui impiego é attestato a Napoli (1) luogo di origine della famiglia, è data dall’accostamento degli stemmi di due famiglie distinte, quella dei Bonifacio e quella dei Cicara (o anche Cicaro), i cui rispettivi esponenti Roberto Bonifacio (primo ad assumere il titolo di marchese di Oria, Casalnuovo e Francavilla) e Lucrezia Cicara si erano, appunto, uniti in matrimonio. Di essa riporto la foto tratta dal sito di araldica www.nobili-napoletani.it e qui pubblicata per gentile concessione del direttore sig. Pasquale Cavallo.

La descrizione (o blasonatura secondo la corretta terminologia araldica) dello stemma proposto dovrebbe essere la seguente (2): partito semitroncato (a sinistra), il I d'oro alla banda scaccata di due file d'argento e di rosso, accompagnata da due leoni di rosso (stemma dei Bonifacio), il II d’oro e di nero, alla cornacchia di nero (simbolo di fedeltà) nel campo superiore, ai tre scaglionetti d’oro in quello inferiore (stemma dei Cicara).

Ed effettivamente, volendo procedere ad una comparazione con lo stemma in pietra del portale della Collegiata, a mio avviso, si nota innanzitutto la “partizione”, ossia il fatto che, anche in questo, lo scudo è  diviso per metà da una linea verticale passante per il centro.

Insieme alla partizione si nota poi la “troncatura”, ovvero (sempre secondo la terminologia araldica) una divisione in due parti eguali mediante una linea orizzontale, che però in questo caso non interessa l’intero scudo (o stemma) ma solo la metà parte (o campo) di sinistra (destra per chi guarda), ragion per cui si parla appunto di stemma “partito semitroncato”, cioè di partizione in cui il partito ha il troncato solo nel campo di sinistra (o, per l’osservatore, di destra). Il tutto, sempre, come avviene nell’insegna araldica dei Bonifacio-Cicara sopra descritta.

Cominciando poi dalla parte di sinistra, lo stemma della Collegiata lascia ben intravedere nel campo (o riquadro inferiore), così come lo stemma dei Cicara, i tre “scaglionetti” ossia le tre bande che si uniscono ad angolo con la punta verso l’alto (somiglianti ai galloni dei gradi militari dei sergenti che, nella maggior parte delle forze armate, sono costituiti da uno o più scaglioni con la punta rivolta verso l’alto o, nell’Esercito Italiano, verso il basso). Essi nell’araldica erano simbolo di nobiltà ed il loro numero equivaleva al numero dei titoli acquisiti.

Nel campo o riquadro superiore dello stemma lapideo si intravede, invece, la figura di un uccello, a mio parere una cornacchia. Questa simboleggerebbe la fedeltà perché pare che questo animale, una volta che sia rimasto solo, non cerchi più una compagna.

La raffigurazione appena descritta, pertanto, sembra riprodurre fedelmente il blasone della parte sinistra dello stemma dei Bonifacio-Cicara (quella riferita alla famiglia Cicara).

Passando poi alla parte di destra sembra ancora intravedersi, soprattutto al suo inizio in basso, la “banda scaccata” (cioè la fascia quadrettata) che taglia trasversalmente l’arma araldica dei Bonifacio, mentre ai due lati si intuiscono appena le figure dei due leoni rampanti.

Lo stemma della Collegiata, infine, è sormontato da una corona non più leggibile, che -se le mie congetture sono esatte- dovrebbe essere stata una corona marchesale, corrispondente appunto al titolo marchionale di Oria, Casalnuovo e Francavilla, posseduto dalla famiglia Bonifacio.

Come già accennato, l’attribuzione dello stemma alla famiglia feudataria di Manduria-Casalnuovo può essere avvalorata anche da dati storico-cronologici. Infatti il portale della Matrice di Manduria è datato 1532, data collocabile nell’arco di tempo in cui i Bonifacio sono stati signori del luogo (ossia dal 1522, anno di acquisto del feudo da parte di Roberto Bonifacio, al 1560 circa, anno di trasferimento del feudo ai Borromeo, dopo fuga dell’ultimo esponente della famiglia Bonifacio, Giovanni Bernardino, che aveva aderito alla riforma protestante).  

L’altro stemma superiore posto dall’altro lato (a sinistra) del portale, presenta maggiori problemi di lettura: potrebbe trattarsi dello stemma di Carlo V, all’epoca regnante anche a Napoli, o di quello dell’arcivescovo di Brindisi-Oria mons. Giovanni Carlo Bovio?

Il suo stato di degrado lascia aperte tutte le ipotesi.

Occorrerebbero un accurato restauro di queste insegne, logorate dal tempo, ed un loro esame a distanza ravvicinata (magari con l’ausilio di un ponteggio), per poter confermare la mia proposta di lettura della prima e per scoprire il reale contenuto della seconda.

 

Giuseppe Pio Capogrosso

 

(1) Lo stemma è presente nella tomba monumentale di Andrea Bonifacio, figlio primgenito di Roberto e Lucrezia Cicara morto in età infantile, realizzata da Bartolomeo Ordóñez nella basilica benedettina dei Santi Severino e Sossio a Napoli.

(2) Uso il condizionale “dovrebbe” in quanto mi sono dovuto cimentare (spero con successo) nella descrizione dello stemma “bifamiliare”. Infatti, mentre negli studi araldici può essere rinvenuta la descrizione (o blasonatura) solo del più noto stemma dei Bonifacio, non vi è invece quella dell’arma dei Cicara (che é solo raffigurata, ma non anche descritta) e, soprattutto, manca la descrizione complessiva dell’intero stemma partito dei Bonifacio-Cicara che ho ho provato a fornire ai lettori.ù

(3) Nelle immagini:

-i due stemmi araldici delle famiglie Bonifacio e Cicara e lo stemma partito della famiglia Bonifacio-Cicara riportati nell’articolo, tratti da www.nobili-napoletani.it, sono stati pubblicati per gentile concessione del direttore sig. Pasquale Cavallo;

-la foto del supposto stemma della famiglia Bonifacio-Cicara presente sul portale della Chiesa Madre di Manduria è stata  realizzata dallo scrivente.











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