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25/12/2009 10:22:56 - Manduria - Cultura

Riti e tradizioni di questa festa

 
Camminando per le strade delle nostre città, in questo periodo, chiunque può imbattersi in un caleidoscopio di colori e di luci. Una sensazione di calore, nel freddo dell’inverno, ci avverte, in modo tangibile, che le festività del Natale si avvicinano.
Tutto è pronto. I negozi, le case si vestono di scintillanti abiti e le strade si illuminano con infinite luci intermittenti. Spesso, però, dimentichiamo che il Natale non è fattosolo di regali, di luci e di addobbi ma di tradizioni, che sono simbolo di valori veri e sinceri.
Il Natale è una festa che appartiene all’anno liturgico cristiano, in cui si ricorda la nascita di Gesù Cristo, che nella Cristianità occidentale cade il 25 dicembre, mentre nella Cristianità orientale viene celebrato il 6 gennaio.
La storia di questa festa, ancora tanto amata ed aspettata, si perde lontana nel tempo e, per certi versi, si lega con tradizioni popolari preesistenti. Sembra, infatti, che essa sia stata introdotta intorno al 330 d.C, anno in cui il culto di Mitra venne sostituito con quello di Cristo. Prima di questa data, infatti, nell’antica Romaper salutare il Solstizio di Inverno venivano celebrati i Saturnali, in onore di Saturno, protettore dell’agricoltura. I festeggiamenti duravano dal 17 al 24 dicembre ed in tale periodo si chiudevano le scuole ed i tribunali; ci si scambiava visite e doni.
Con l’espandersi dell’Impero verso Oriente, la cultura romana venne a contatto con altre tradizioni, come quella relativa al culto di Mitra, che fece talmente presa sulla popolazione, che nel 274 d.C. l’Imperatore Aureliano lo ufficializzò. A partire da quel momento i festeggiamenti erano anche rivolti a Mitra, il dio che rappresenta la luce (visto che dopo il solstizio la durata della luce del giorno si va allungando). È da queste origini che risale la tradizione del ceppo natalizio, ceppo che nelle case doveva bruciare per 12 giorni consecutivi e da come bruciava si presagiva come sarebbe stato l’anno futuro. Il ceppo natalizio nei nostri giorni si è trasformato nelle luci e nelle candele che addobbano case, alberi e strade.
L’origine pagana della festa di Natale è implicitamente riconosciuta anche da Sant’Agostino, quando esorta i fratelli cristiani a non celebrare in quel solenne giorno, come facevano i pagani, il sole, bensì colui che aveva creato il sole.
La Chiesa Cattolica Romana, non trovando nei Vangeli una data precisa in cui porre la nascita di Gesù, pensò di fissare il Natale in quello stesso giorno in modo da dare un significato cristiano agli esistenti rituali pagani. Associarono ad esempio la ricorrenza della nascita di Mitra, Dio della luce, con la nascita di Gesù Cristo, la “Luce del Mondo”; in questo mo-do sarebbe stato facile per i romani riconoscere la festività cristiana se non troppo dissimile da quella pagana. La Chiesa Ortodossa, invece, festeggia questa ricorrenza il 6 gennaio e ha preferito enfatizzare il momento del Battesimo di Gesù piuttosto che la sua nascita.
Il Natale moderno, quello che conosciamo noi, deriva da tradizioni che traggono spunto da usanze borghesi nell’incontro tra simbologie antiche e pagane con altre più vicine e occidentali. La festa spesso, purtroppo però, diventa alibi ad un’esacerbata spinta al consumismo che annebbia l’insieme di profondi simbolismi spirituali che si intrecciano nelle coscienze e si perpetuano di generazione in generazione nei millenni. Sogni, aspirazione al Trascendente e speranze che, speriamo, rimangano immutate nel cuore degli uomini.
 
Monica Lenti










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