lunedì 23 settembre 2024


31/10/2018 10:22:40 - Manduria - Cultura

Era un frate chierico nato nella nostra cittadina nel 1634

 

A compimento della ricerca pubblicata qualche anno addietro, in occasione della festività di Ognissanti [1], sulle biografie di religiosi francescani nati a Casalnuovo (Manduria) e vissuti in concetto di santità, mi soffermerò oggi sul profilo biografico di un altro frate di origini mandurine che, per quanto mi risulta, era rimasto finora sconosciuto in ambito locale. [2].

Il medaglione è contenuto nella “Cronica de' minori osservanti riformati della provincia di S. Nicolò”, la ponderosa raccolta, scritta dal padre Bonaventura da Lama e stampata in due parti“in Lecce, dalla stamperia di Oronzio Chiriatti” nel 1723-1724, che raccoglie notizie sulla vita e sulle opere di religiosi di santa vita appartenuti all’ordine dei minori osservanti riformati della provincia francescana di S. Nicolò (in origine comprendente, prima della scissione, la provincia monastica di Bari, che ne ha mantenuto il nome, e quella di Lecce, istituita successivamente ed intitolata a S.Giuseppe). [3].

Il personaggio descritto è fra’ Tommaso da Casalnuovo, frate chierico nato nella nostra cittadina nel 1634 (anno che ho ricavato per differenza tra la data di morte e l’età indicata nella “Cronica”, poiché il padre da Lama non riporta la data di nascita). Non si conosce il nome che egli ebbe al secolo, prima della professione dei voti religiosi, in quanto non specificato nel testo.

Il padre da Lama ci informa che fu compagno dell’altro frate mandurino Antonio Monaco, il cosiddetto Taumaturgo della Provincia dei cui prodigi sarebbe stato testimone oculare.

L’autore così introduce la notizia biografica: “Assegnato giovanotto allo studio della Scolastica, studiava anche la Mistica, e conosciuta la buona indole dal Venerab. Frat’Antonio da Casalnuovo lo portava sempre nel questoar [questuare, nda] per compagno e la maggior parte delle grazie, e miracoli compartiti da quel Servo di Dio furon veduti da questo Padre e come testimonio di vista ne scrisse l’autentica”, aggiungendo che “consagrato Sacerdote, e dichiarato Predicatore e Lettore, li furono assegnati alcuni studenti, e compìto il corso di sette anni, e fatto Diffinitore di anni trentasette, si diede alla santa predicazione, vedendosi ogni anno in diverse Terre, Ville e Città esercitar il suo nobile talento.”.

Prosegue il racconto della vita, della quale sono riportate diffuse descrizioni di carattere generale, ma anche episodi particolari, sempre in chiave “panegiristica” per esaltare e lodare la figura del religioso.

Il frate, a quanto riferisce il cronista, ebbe particolare devozione per la Ss.ma Trinità e, da buon nostro concittadino, anche per l’Immacolata, in onore della quale, racconta il padre da Lama, digiunava “…tre giorni la settimana in pane ed acqua, [e] le vigilie delle Sette Festività di Maria”.

 

Vengono anche descritti alcuni fatti prodigiosi di cui si sarebbe reso protagonista quando dimorava nel convento di Taviano, in provincia di Lecce. Narra l’autore: “Stando vicino a morte il figlio di Pietro e Paolo de Lentinis Notajo della terra di Taviano, colle sue preghiere alla Santissima Trinità ottenne la salute.

   Il medesimo sortì alla moglie del suddetto che, sgravatasi di due figliole, la prima la mandò felicemente alla luce, la seconda non potendola partorire, raccomandatasi alle preghiere del Servo di Dio[…] doppo nove hore uscì morta.

  Assalita questa, dopo qualche tempo da dolori colici, di gran tormento al corpo umano, inghiottendo tre cartoline, dov’erano scritte queste parole: In Conceptione tua Virgo Immaculata fuisti, si vide in un punto libera dal travaglio.[…].”.

Nonostante le perplessità, del tutto legittime, che l’ingestione per finalità devozionali delle cosiddette “cartoline” potrà oggi suscitare nel lettore, occorre dire che, all’epoca, la pratica era molto frequente.

Essa diede anche vita alla circolazione ed al commercio dei cosiddetti “santini commestibili” o “bocconcini eduli”: immaginette religiose di piccolo formato (a volte poco più di un francobollo postale), spesso benedette, stampate su carta leggerissima e destinate, appunto, ad essere ingerite dal devoto che cercava un rimedio per la malattia da cui era afflitto, o applicate sulle parti del corpo ritenute colpite dal male.

Le immaginette, in voga fino alla prima metà del secolo scorso, riproducevano solitamente i Santi a cui la pietà popolare attribuiva, da sempre, funzioni taumaturgiche. Spesso nell’uso di questi santini si teneva conto anche di una “specializzazione” per patologie specifiche, e così –per fare un esempio– venivano riprodotti sull’immaginetta Santa Lucia per la cura della vista, Sant’Apollonia per il mal di denti, San Biagio per le malattie della gola e così via dicendo.

Orbene, la guarigione prodigiosa che sarebbe intervenuta, a detta del cronista francescano, grazie alle preghiere dell’umile frate mandurino, sarebbe stata favorita proprio da questa pratica devozionale e, nel caso specifico, da un uso singolarissimo (l’ingestione, appunto) di quella che, a mio avviso, altro non era che una delle pagelline rilasciate ai devoti iscritti al digiuno casalnovetano dell’Immacolata, riconoscibile, credo, anche per l’iscrizione impressa sulla stessa e di cui ho già detto prima.

Episodio molto simile è pure quello di un “giovane di Casarano” a cui per una ferita del braccio essendo “offesa l’arteria, e crescendo l’enfiagione [gonfiore, nda] consultarono i cerusici [chirurghi] e i fisici [medici] applicarsi il ferro, scoverta già la cancrena”.  Preso dalla disperazione, allo scopo di scongiurare l’amputazione del braccio, il giovane “fece ricorso alle sante orazioni del Padre, e questi mandatele tre pezzette ad onore della Santissima Triade, che le cingessero nella parte offesa” rese possibile la guarigione, il tutto “con stupore grande de’ medici, dicendo che, per miracolo, e non per virtù umana poteva guarire.”.

Ovviamente, mi astengo dal commentare questa forma di devozione popolare e non mi soffermo nel valutare alcuni aspetti, a volte fantastici, della descrizione dell’autore: ciascun lettore, a seconda delle proprie convinzioni religiose,  sarà libero di farsene un’idea personale.

Occorrerà però considerare che l’intento del cronista era quello di esaltare la figura di un religioso, che indubbiamente era stato di retta e santa vita, con considerazioni di carattere encomiastico che dovevano, attraverso la descrizione spesso esagerata dei fatti, sottoporre all’attenzione degli altri correligiosi e, in genere, dei fedeli un modello di santità imitabile.

Questo episodio, insieme ad altri fatti narrati, contribuì ad accrescere la fama di taumaturgo di fra’ Tommaso al punto che, riferisce il padre da Lama accorrevano a lui “…tutti gl’infermi delli convicini Casali, dicendo che ‘l loro medico era il Padre Tomaso, ed esortandoli alla devozione della Santissima Trinità, ad inghiottire tre cartoline ov’erano scritti i Santissimi Nomi, o pure quello della Vergine Immacolata, ottenevano da qualunque infermità la salute.”.   

Alla fine, assecondando i gusti narrativi del tempo, la notizia della morte del frate mandurino vien data nel modo seguente: “Così visse questo esemplarissimo religioso fino alla decrepita età, non impedito dalla gravezza degli anni a non fare i soliti digiuni, le vigilie, le orazioni vocali e mentali, o esentarsi dal choro, o dalla disciplina che usa la Religione, ma quel che faceva da giovane, lo pratticava anche nella vecchiaja, con grand’edificazione de’ frati”, aggiungendo che “conoscendosi gionto al fine della sua vita, munito di tutti li Sagramenti” passava ad altra vita alla fine di Agosto 1722, all’età di 88 anni (70 dei quali trascorsi come religioso) “replicando sempre queste parole: Sancta Trinitas unus Deus miserere mei.”.

La fama di santità del religioso si protrasse anche dopo la morte, al punto che, come racconta sempre il padre da Lama, “…spopolò la terra di Ottaviano [Taviano, nda], di Racle [Racale], ma tutte le terre vicine Parabita, Matino, Casarano con l’altri casali, onde li tagliaron più habiti, e Iddio Benedetto si degnò con quel poco di panno dispensar le sue grazie […]”.

Ritornano ancora, nel racconto, pratiche devozionali discutibili che erano espressione della religiosità popolare del tempo (e che, in caso di eccesso, potevano rasentare la superstizione): la conservazione a mo’ di reliquia (ex habitu o ex indumentis) di brandelli di stoffa, dell’abito del personaggio venerato, con finalità taumaturgiche e devozionali.  

Ma questo moto spontaneo e, probabilmente, incontrollato di tanti devoti viene anche a dimostrare quanto fossero radicati, nel sentimento popolare e nell’animo dei fedeli, i concetti di probità e di rettitudine associati alla persona dell’umile frate. Ciò conferma il rilievo attribuito alla sua figura che mi è parso doveroso ricordare, con l’approssimarsi della festività liturgica del 1° Novembre in cui si celebrerà la memoria di tutti i Santi, canonizzati e non.

 

  Giuseppe Pio Capogrosso

 

 

  1. Giuseppe Pio Capogrosso, “Il leggendario francescano e le biografie di tre frati manduriani di santa vita – Le opere e la vita di fra’ Antonio Monaco, frà Bernardo da Casalnuovo e fra’ Vito da Casalnuovo”, pubblicato su Manduria Oggi” del 28.10.2015 e ripubblicato sul “Nuovo Monitore Napoletano” il 31.10.2017 con il titolo “Il leggendario francescano di Manduria”, al seguente link: http://www.nuovomonitorenapoletano.it/index.php?option=com_content&view=article&id=2270:il-leggendario-francescano-di-manduria&catid=38:storia-miscellanea&Itemid=28
  2. Il nome di fra’ Tommaso, infatti, non compare nello scritto di G.B. Arnò “Manduria e Manduriani”, nel quale invece sono stati riportati quelli di fra’ Antonio Monaco, fra’ Bernardo e fra’ Vito, con brevissime notizie biografiche. V. Gian Batista Arnò, “Manduria e Manduriani”, Scuola Tipografica Antoniana – Oria 1954.
  3. Bonaventura da Lama, “Cronica de' minori osservanti riformati della provincia di S. Nicolò di padre Bonaventura da Lama stampata in due parti in Lecce, dalla stamperia di Oronzio Chiriatti” - 1723-1724, pag.286 e ss.
  4. L’immagine è tratta da: ORDINUM  RELIGIOSORUM In Ecclesia Militanti  CATALOGUS,  Eorumque Indumenta,  Iconibus expressa, AUCTUS, NEC NON MODERATUS  Posteriori hac Editione  ANNI MDCCVII. A' P. GENERALI CORONELLI. / – 1707. Biblioteca nazionale Marciana - Venezia - IT-VE0049 www.Internetculturale.it

 











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