domenica 22 settembre 2024


25/04/2022 09:45:23 - Manduria - Cultura

Le impressioni che Janet riporta del suo arrivo e della sua permanenza a Manduria, dall’arrivo in diligenza, proveniente da Oria

Si chiama Ross, Janet Ross (Janet Ann Duff Gordon da nubile, 1842-1927) e nella primavera del 1888 arriva in Puglia dalla Toscana in compagnia di Carlo Orsi e altri amici. Il viaggio che Janet, moglie del banchiere Henry Ross, intraprende in Italia può senza dubbio essere compreso in quel fenomeno conosciuto come ‘Grand Tour’, il tipico viaggio di istruzione e formazione dei giovani aristocratici europei (francesi, inglesi e tedeschi) in Italia, in cerca di storia, arte e cultura.

Proprio come una travel blogger del XXI secolo, Janet Ross condivide le proprie impressioni di viaggio in un unico grande blog cartaceo, ‘La Terra di Manfredi’. Un itinerario preannunciato in maniera esplicita dal titolo, che muove attraverso i luoghi d’eccellenza della vicenda umana e politica di Federico II e di suo figlio Manfredi. Fra le varie tappe, una in particolare evoca all’autrice una speciale emozione: Castel del Monte, dove è affascinata dalla leggenda popolare secondo la quale «la notte che precede il giorno dei morti [si vedono] cavalcare coperti d’armature e coi loro falchi sul polso, il grande Imperatore o il suo vago figliolo Manfredi».

Noi invece siamo piacevolmente colpiti dalle impressioni che Janet riporta del suo arrivo e della sua permanenza a Manduria, dall’arrivo in diligenza, proveniente da Oria, «percorrendo «una strada dritta e ben tenuta, fra estensioni fiorenti di grano e di cotone, macchiate qua e là, da alberi in fiore di mandorli e di peschi, e dai grigi alberi degli ulivi», all’accoglienza riservatale «dai signori Arnò, parenti di Sir James Lacaita in magnifici equipaggi tirati da cavalli bellissimi, quali si possono vedere a Roma od a Firenze» . Essi insistettero perché «occupassimo i loro ‘landaus’ aperti, per cui entrammo in Manduria in pompa magna, destando la curiosità degli abitanti che ci salutavano come se fossimo vecchi amici».

Un vecchio amico dell’autrice è sicuramente Sir James Lacaita, Senatore del Regno d’Italia, che Janet aveva già incontrato nella residenza di Leucaspide presso Massafra. A lui è dedicato il libro: «A Voi, caro amico, affettuosamente dedico queste pagine, nelle quali scrivo del vostro “bel paese”. Senza i vostri consigli ed i vostri benevoli incoraggiamenti non sarebbero state mai scritte».

L’autrice è un’attenta osservatrice dei paesaggi che attraversa, dimostrando una spontanea vivacità nei giudizi e nella trascrizione delle proprie impressioni . Positivo è il suo giudizio sul comportamento dei residenti che incontra: «Dal cocchiere di piazza fino al Duca, tutti fanno a gara, perché il “forestiere” si trovi quanto meglio possibile, non venga ingannato e porti via con sé una buona impressione della tanto calunniata Italia Meridionale».

Essa rimane affascinata dalla storia, dalle tradizioni, dal folklore e dalle superstizioni del popolo mandurino e, non ultimo, dal suo aspetto: «Manduria è una bella e pulita cittadina, (…) ed i suoi abitanti hanno tutti l’aria di essere persone perbene  (…) Sulla piazza vi è un bellissimo palazzo che apparteneva ai principi di Francavilla, con una balconata in ferro al primo piano magnificamente lavorata e un doppio scalone maestoso che porta a una gran sala coperta. Nei tempi passati Manduria ebbe importantissima parte nella storia». Prende così a narrare delle vicende storiche della città, da Archidamo fino alla ricostruzione nel XI secolo con il nome di Casal  Nuovo; delle antiche mura, del fonte descritto da Plinio, la cui acqua «è pura e buona da bere, ma piuttosto tiepida».  

Anche il livello culturale risulta «meraviglioso in tutta la Puglia (…) Non vi è città di qualche importanza che non abbia il suo circolo, i suoi eruditi e spesso anche il suo storico, che dedica degli anni a scrivere la storia del suo paese in due, tre e più volumi». È così anche per Manduria, dove è Giuseppe Gigli a portare il vessillo dello «scrittore di novelle e di bozzetti popolari».

Ospite di Eugenio Arnò, il quale le racconta il fenomeno del ‘tarantismo’ nelle sue due varianti (secco e umido), Janet ci partecipa una serie di luoghi da lei visitati, cogliendo gli elementi simbolo di ognuno di essi: il  «bellissimo rosone» e il campanile «tutto adorno di fregi»  della Chiesa Collegiata; gli affreschi antichissimi della cappella di San Pietro Mandurino; gli altari e il passaggio sotterraneo presenti  nell’attuale Cappella della Madonna della Misericordia. 

Da Giuseppe Gigli Janet Ross viene a conoscenza di racconti, fiabe e canti popolari, ed è sinceramente sorpresa nel constatare quanto il popolo ritenga appartenere al vero le storie riguardanti fate, streghe, orchi e sirene. Conclude la sua opera proprio con la trascrizione della fiaba riportata dal Gigli in ‘Superstizioni, pregiudizi e tradizioni in Terra D’Otranto’ dal titolo ‘La sposa del Re’ , una leggenda che narra della più bella fanciulla del paese, vittima di un imbroglio, accolta con benevolenza dal popolo delle sirene.

 ‘La Terra di Manfredi’ è riportata in ‘La Puglia nell’800’, a cura di Vittorio Zacchino.

Manduria non è solo nelle pagine dell’opera di Janet Ross. Altri ‘viaggiatori’ illustri hanno dedicato le loro attenzioni alla nostra città. Una rassegna antologica delle loro impressioni di viaggio si trova in Elio Dimitri, ‘Manduria e il suo territorio nelle pagine dei viaggiatori del passato’; nella Collana edita da Schena sui ‘Viaggiatori stranieri in Puglia’ (15 volumi); in Raffaele Semeraro ‘Viaggiatori in Puglia dall’antichità alla fine dell’Ottocento’.

Tutte le opere menzionate sono disponibili in biblioteca.

 

 











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