domenica 22 settembre 2024


08/08/2022 08:09:44 - Manduria - Cultura

La Manduria messapica ebbe i suoi Ginnasi che «il volgo ha inteso sempre col nome di ‘Cuponi’», accrescitivo della voce dialettale ‘cupo’ (= profondo), per indicare un luogo profondissimo: erano localizzati nella parte terminale della via XX Settembre, all’imbocco della via per Lecce

Nell’antica Grecia (IV sec.  a.C.), il Ginnasio (dal greco ‘γυμνάσιόν’ = «fare esercizi ginnici» - latino ‘gymnasium’) era, originariamente, il luogo dove i giovani si allenavano per le gare nazionali e si esercitavano nudi (in greco ‘γυμνόϛ’) nei giochi atletici: una palestra.

Organismo architettonico complesso, il Ginnasio comprendeva, in un primo tempo, oltre alla palestra, anche piste per la corsa, il lancio del giavellotto e del disco, sistemate all’aperto e spesso all’interno di boschi sacri. Successivamente, cominciò ad avere maggiore importanza, nell’impianto del ginnasio, la parte costruita. In questo periodo  nel ginnasio, oltre all’educazione fisica, si praticava anche l’istruzione musicale, filosofica e letteraria dei giovani, fino a diventare il centro della vita sociale e culturale greca, sovente luogo di raduni, di feste popolari e anche di rappresentazioni teatrali.

L’istituzione del Ginnasio fu ripresa nell’antica Roma, limitatamente però agli allenamenti durante le esercitazioni atletiche.

L’architetto e scrittore romano Vitruvio (80 a.C – dopo il 15 a.C. circa), nella sua opera ‘De Architectura’, delinea il ginnasio ideale: un grande cortile rettangolare scoperto (la palestra) lungo il cui perimetro è costruito un portico, avente su tre lati esedre e sale con sedili destinate agli atleti in riposo, agli insegnanti e agli spettatori, mentre sul quarto lato sono allocati gli spogliatoi, i bagni  (freddi, tiepidi, caldi), i locali per i massaggi e le unzioni degli atleti, i depositi degli attrezzi ginnici.

Anche la Manduria messapica ebbe i suoi Ginnasi che — come scrive il Tarentini  in ‘Cenni storici di Manduria-Casalnuovo’ — «il volgo ha inteso sempre col nome di ‘Cuponi’», accrescitivo della voce dialettale ‘cupo’ (= profondo), per indicare un luogo profondissimo. Localizzati nella parte terminale della via XX Settembre, all’imbocco della via per Lecce, «si sono sempre distinti due luoghi col nome di ‘Cupone’», denominati  ‘Cupone chiuso’ e ‘Cupone aperto’: il primo insisteva dalla parte dell’attuale via M. Gatti fino alla via De Ferraris, il secondo sull’altro lato della stessa via XX settembre, nei pressi dell’attuale ‘via Cupone’. Anticamente i due siti erano divisi da una muraglia. Il Tarentini ci informa inoltre che «Vitruvio di essi scrivendo lasciò scritto che ai suoi tempi lasciavano ancor vedere il peristilio quadrato ed ovale, avendo due stadii di circonferenze (nell’antica Roma lo stadio misurava 625 piedi, pari a 185 metri)» (p. 34).

 Lo storico Alessandro Lopiccoli, in ‘Compendio storico di Manduria’, giustifica la presenza dei Ginnasi con le «consuetudini di quei tempi inquieti e guerreschi, segnatamente in una messapica città poderosa che co’ Tarentini veniva di continuo alle prese e che, per ciò stesso, le faceva uopo munirsi di uomini svelti, animosi e robusti».  Tutte le attività che vi si praticavano, infatti, oltre a «isviluppare ed ingagliardire l’energia muscolare, la espansione del petto e la scioltezza delle articolazioni», avevano lo scopo di «indurarli alla fatica [i giovani], ed appararli alla resistenza ed agli assalti». L’autore, inoltre, fa derivare la parola ‘Cupone’ da ‘Canopo’, nome del quarto Ginnasio di Atene (pp. 85-86).

Resta da chiedersi, come mai, dato che «erano i ginnasi necessari alle grandi e belligere città», Manduria ne contasse addirittura due. Secondo il Tarentini  vi era la separazione — praticata anche in altre città — dei giovani di nobile condizione (cavalieri), che usufruivano del ‘Cupone’ chiuso, da quelli di condizione  plebea (fanti), ai quali era riservato il ‘Cupone’ aperto (p. 34).

 Se da una misurazione effettuata nel 1700 (Tarentini, p. 34) risulta un perimetro, per ciascun sito, di 1186 piedi italiani (un piede romano = 296,3 mm), attualmente del ‘Cupone’ chiuso non è rimasto nulla di visibile, perché assorbito dalle costruzioni di palazzi nobiliari, mentre una parte di quello aperto insiste in un avvallamento (‘giardino’) sottoposto alla strada nella misura di circa due metri e mezzo, proprio nei pressi della via che porta tale nome (e nelle vicinanze di ‘via Giardini’), alle spalle dell’attuale ‘Liceo artistico Calò’.

Altre fonti storiche riportano la zona denominata ‘lo Copone’: la visita pastorale di Mons. Bovio del 1° Ottobre 1565, il Catasto Onciario del 1756 (da cui si evince che in quel sito, appartenente al ‘Borgo Porta Piccola’, esisteva un vigneto ed un uliveto), il Catasto Murattiano del 1816 (in cui sono menzionate svariate piantagioni di ulivi, fra cui quella del Capitolo del Comune). La denominazione attuale è presente nel Catasto Fabbricati del 1890, dove è inoltre attestata la presenza nella strada di un palmento e di un trappeto (Brunetti, ‘Manduria-Casalnuovo Le strade, le piazze’, pp. 32-33).

Per approfondimenti, sono disponibili in biblioteca: sac. Leonardo Tarentini, ‘Cenni storici di Manduria antica – Casalnuovo Manduria restituita’; Pietro Brunetti, ‘Manduria-Casalnuovo Le strade, le piazze’; Cristina Caiulo, ‘Schede sull’architettura storica a Manduria’ in ‘QuaderniArcheo’, Periodico di cultura a cura dell’ArcheoClub di Manduria – N. 8, marzo 2007; Alessandro Lopiccoli, ‘Compendio storico di Manduria’; Giorgio Rigotti, alla voce ‘Palestra’, Grande Dizionario Enciclopedico UTET, vol. XIV, 1976.











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