lunedì 23 settembre 2024


04/05/2010 07:06:30 - Manduria - Cultura

Come nasce la passione per il cinema e il videomaking

 
Frequentando l’università si entra in contatto con gente brillante con la quale si hanno inesauribili argomenti di discussione; è un’esperienza molto formativa, più degli studi stessi, specialmente se il tuo interlocutore ed amico ha i tuoi stessi interessi.
Il giovane videomaker ostunese, nonché mio ex collega di facoltà, Gianfranco D’Attoma, autore di cortometraggi dal sapore studentesco come Cose a caso nella casa (che trovate su MySpace), rilascia questa piccola intervista a Manduriaoggi.it.
 
 
Ho trovato in rete alcuni cortometraggi firmati da te. Hai partecipato a qualche concorso?
«Ad essere onesto non sono un grande fan di quel tipo di manifestazioni, la maggior parte dei concorsi a mio avviso sono uno la falsa copia dell’altro… magari cambierà la classica sezione per gli “indigeni” della località/regione. L’unico concorso a cui ho partecipato (assieme alla mia crew video Allucinazione Team) è stata l’ultima edizione del “50 Ore Bologna Film Fest”, che ci ha visto arrivare alla serata della finale con il corto “The Last Shoot”…correva l’anno 2007. Ricordo molto volentieri quel week-end nel Bolognese; 50 ore per realizzare (dopo il sorteggio del genere) un prodotto completamente originale… storia, musiche, riprese montaggio & co. Il tutto da partorire entro quei 3.000 minuti. Due giorni o poco più passati per le vie di Bologna, incrociando di sfuggita le altre 51 troupe che lavoravano ai loro video in concorso. Un’ esperienza molto divertente che ricordo sempre con piacere».

Da dove nasce la tua passione per cinema e videomaking?
«Mi sono avvicinato a questo mondo dando carta bianca a quella che era la mia passione per la grafica digitale. Un bel giorno un amico mi chiese se potessi dargli una mano per un montaggio di un documentario; detto…fatto. Qualche tutorial veloce e tutto il resto prove e controprove…. Dopo qualche mese acquistai la mia fedele xl2 e giorno dopo giorno, clip dopo clip scoprivo nuovi step di montaggio e altri software da poter esplorare liberamente».
 
 
Trai ispirazione da qualcuno?
«Penso con tutto il rispetto che la risposta più calzante sia “caghiamo quel mangiamo”. Ogni giorno siamo bombardati da una quantità impressionante di stimoli di qualsiasi tipo; sogni, discorsi, incontri, canzoni, visioni e via dicendo… penso che qualcosa centri ;)».
 
Per te fare cinema è lavorare molto sul contenuto o molto sulla tecnica?
«Ok, questa è la domanda per etichettarmi? Tecnica… o almeno è quello che io preferisco.
Segui il mio ragionamento… “Arte” era qualcosa che potesse regalare emozioni al fruitore del prodotto stesso...emozioni che sono davvero difficili da provare dando uno sguardo a quella che dovrebbe essere l’elite della produzione Italiana (cinematografica e non).
Il concetto di arte in Italia, soprattutto negli ultimi anni, per me è morto, morto come il rock and roll…
Se qualcuno vuole fare poesia prende carta e penna, se qualcuno vuole fare teatro sale su di un palcoscenico, se qualcuno vuole fare video deve sapersi muovere con una macchina da presa in mano e rendere il flusso di immagine unico protagonista del video stesso».
 
Ipotizzando un cataclisma di portata globale, quali autori e film vorresti fossero salvati e quali no?
«Intendi una specie di arca di Noè di cinemaniaci? Risparmierei questa tortura ai posteri».
 
A quando un nuovo lavoro?
«
Ultimamente mi sto appassionando alle animazioni e alla motion graphic… non escluderei un nuovo lavoro di questo tipo nei prossimi mesi».
 
Francesco Pasanisi










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