lunedì 23 settembre 2024


02/11/2022 08:31:52 - Manduria - Attualità

Accanto a finalità pietistico-devozionali e liturgico-sacramentali, erano presenti in tutti i regolamenti confraternali attività legate al culto verso i Defunti. Nel caso dell’ArciConfraternita della Morte ed Orazione, era una finalità speciale costituzionalmente prevista: «dare sempre gratuita sepoltura ai cadaveri dei poveri e di fare opere espiatorie a suffragio delle anime purganti»

‘Nemini parco’ (= non risparmio nessuno) è la scritta che compariva anticamente sulla porta di ingresso dell’attuale chiesa di Santa Lucia, da sempre sede dell’Arciconfraternita della Morte ed Orazione. Naturalmente riferito alla Morte, l’inquietante monito era accompagnato dalla raffigurazione di uno scheletro armato di falce.

Storicamente, il momento di maggior sviluppo delle Confraternite è da individuare in un periodo che dalla seconda metà del Cinquecento arriva fino alla metà del Settecento. Ciò per una serie di motivi, primo fra tutti la volontà di rinnovamento spirituale e dottrinale espressa dal Concilio di Trento (1545-1563) ed attuata, in vario modo, dagli organismi religiosi, a partire dai vescovi, passando attraverso i nuovi e i vecchi ordini, fino alle associazioni confraternali, appunto.

Come nel resto d’Italia, anche per Casalnuovo il Cinquecento rappresentò il secolo della ripresa economica dopo anni di guerre e carestie: si ebbe un incremento demografico eccezionale, accompagnato da una ripresa delle attività economiche e da un risveglio culturale e religioso che condizionò notevolmente la diffusione del fenomeno confraternale. In ambito più strettamente religioso, nel 1591 fu istituita la diocesi di Oria, per separazione da quella di Brindisi. Si ebbe in questo periodo (e fino a tutto il XVII secolo) l’istituzione della maggior parte delle confraternite mandurine (nel presente studio non viene presa in esame la Confraternita di Uggiano Montefusco): l’Arciconfraternita del SS. Sacramento esisteva già; l’Arciconfraternita della Morte ed Orazione fu istituita nel 1550; la Confraternita dell’Immacolata nel 1586; la Confraternita del Carmine nel 1609; la Confraternita di San Giuseppe, la Confraternita di San Leonardo e la Confraternita della Vergine di Loreto (oggi dismessa) nel 1621; la Confraternita della SS. Croce (oggi dismessa) nel 1698.

Accanto a finalità pietistico-devozionali e liturgico-sacramentali, erano presenti in tutti i regolamenti confraternali attività legate al culto verso i Defunti. Nel caso dell’ArciConfraternita della Morte ed Orazione, era una finalità speciale costituzionalmente prevista: «dare sempre gratuita sepoltura ai cadaveri dei poveri e di fare opere espiatorie a suffragio delle anime purganti». Nel Regolamento si legge: «Era l’anno 1550. Un micidiale colera mieteva vittime a più non posso: i Cittadini non riuscivano a dare Cristiana sepoltura a tanta gente colpita dal terribile morbo. Riunitosi allora, le Autorità e le altre personalità del paese, si congregarono, con l’unico intendimento di prestarsi con i mezzi, mediante le proprie forze, al trasporto decente di tanta povera gente colpita dal precipitoso male; sostenendo quest’opera pia fino alla fine del micidiale flagello. Cessata l’epidemia, che aveva fatto tanta strage, deliberarono starsene sempre uniti con lo stesso fine cioè: continuare a esercitare questi atti di misericordia aiutando la povera gente, dandole gratuitamente sepoltura Cristiana».

Dall’esame di alcuni statuti confraternali, emerge che il culto verso i Defunti, si concretizzava  con messe, preghiere e suffragi (soprattutto nell’imminenza del 2 Novembre), nonché con l’accompagnamento dei confratelli defunti alla sepoltura.

Il Regolamento dell’ArciConfraternita della Morte ed Orazione prevedeva fra gli obblighi di ciascun confratello, oltre la partecipazione alla processione del primo Novembre (nel 1600, i confratelli introdussero una processione per solennizzare maggiormente la festa dei Defunti, da svolgersi entro il largo Osanna, secondo quanto stabilito dall’allora arciprete D. Stefano Dilorenzo), anche l’accompagnamento «quando ancora accade la morte di qualche fratello, per portarsi con tutto decoro [con l’abito confraternale], processionalmente alla sepoltura». Analogo obbligo era fatto ai confratelli dell’ArciConfraternita del SS. Sacramento e della Confraternita dell’Immacolata. Il Regolamento della Confraternita di San Leonardo (artt.10-11) prevedeva non soltanto la partecipazione dei confratelli all’intero funerale (con una penalità nel caso di assenza), ma, se il confratello defunto era in regola con il pagamento annuale, anche tutta una serie di diritti extra: «Allorquando accadrà la morte di un fratello, la Congregazione (…) vestita del sacco e preceduta dal Crocifisso della Congrega istessa rileverà il cadavere e conducendolo nella propria Chiesa assisterà ai funerali soliti a farsi, finiti i quali lo porterà al Cimitero»; inoltre «Ogni fratello defunto avendo soddisfatto l’ultima annata antecedente alla sua morte, ha diritto: 1° Alla cassa o baule foderato e bara mortuaria./ 2° All’accompagno di una delle due menzionate Eddomode: come concordemente si stabilì nell’anno 1879./ 3° Alla messa cantata presente corpo col rispettivo — ‘Libera me Domine’. /4° Nella prima riunione in Congregazione una 3^ parte di Rosario e ‘Libera me Domine’ cantato sul Tumulo. / 5° A tempo proprio una disciplina da farsi nella propria chiesa dai fratelli. / 6° La recita dell’intera corona fra lo spazio di un mese da tutt’i singoli fratelli. (…)».

Frequentemente le associazioni confraternali beneficiavano di lasciti e donazioni da parte dei fedeli, ‘ad pias causas’, a testimoniare l’importanza attribuita alla salvezza della propria anima o di quella dei propri familiari. Di particolare interesse è il Catalogo dei donatori (1775), conservato dalla Confraternita del Sacramento, in cui sono annotati i nomi dei donatari, «le circostanze delle donazioni (testamenti, in ‘ultimis constitutis’, ‘ad aures’ del confessore), la natura dei beni lasciati (nella maggior parte dei casi denaro, ma anche case, vigneti, uliveti), le modalità (con o senza l’obbligo di celebrazione di messe)». Il Tarentini, in ‘Manduria Sacra’ scrive dell’esistenza, all’interno della chiesa delle Scuole Pie, di un pozzo che sarebbe dovuto essere il sepolcro del nobile manduriano Giambattista Arnò, il quale «volendo aver tomba in questa chiesa, dovette cedere alla congregazione [del Carmine] una casa: la tomba fu praticata ed il possesso dichiarato, ma la legge sulla tumulazione volle ogni cadavere nel Camposanto comune».

La rilevanza che aveva il momento funebre nelle attività confraternali  è testimoniata infine dalla frequente costituzione di un Tesoro delle Messe, comune a molte Confraternite.  Di seguito, è preso in esame il caso dell’ArciConfraternita della Morte ed Orazione, dove era costituito un ‘Tesoro delle Messe e un Monte dell’Agonia e Sepoltura’. Dall’ ‘Istruzione per chi vorrà ascriversi nel Tesoro delle Messe’ risulta che «Ogni qualunque Fratello vorrà ascriversi tra il numero dei Fratelli della Venerabile ArchiConfraternita della Morte, ed Orazione della terra di Casalnovo, dovrà anticipatamente la domenica prima di sua professione farsi ascrivere nel Libro del Tesoro delle Messe, con soddisfare in mano al Cassiere pro tempore una mezza annata, che importa grani nove; servendo questo di stimolo a ciascheduno per seguitare senza alcuno interrompimento, e vedersi alla fine dopo la sua morte accumulato un tesoro solo per mezzo di un lieve dispendio sofferto in tempo di sua vita». Esisteva infatti un legato di settanta messe per tutti quei confratelli defunti che avessero terminato sei interi anni di pagamento (un grano e mezzo al mese) prima della morte; in caso contrario il numero delle messe diminuiva in relazione al numero degli anni pagati. L’età massima per poter accedere al Tesoro era di trenta anni, superata la quale il confratello doveva pagare «tanti anni di attrassi, quanti ne conta sopra i trenta».  Nella stessa Istruzione era previsto che nel caso in cui «il Monte di Dette Messe andasse a crescere sino a docati cento, allora oltre le Messe settanta, se ne farà celebrare dal Sig. Rettore un’altra nel tempo dell’agonia; e crescendo sino a docati cento cinquanta, allora si crescerà il numero delle Messe; e in vece di farne celebrare settanta, se ne faranno dire ottanta per ciascun Fratello, o Sorella, che si troverà in corrente al pagamento, oltre ancora alla messa dell’agonia ...». Tale Tesoro delle Messe è stato attivo fino al primo decennio del nostro secolo, come anche la celebrazione di alcuni anniversari e legati di confratelli defunti, di cui esiste un elenco, conservato nell’archivio dell’Arciconfraternita (‘Tabella di anniversari e legati da celebrarsi nella Confraternita della Morte’).

Oltre alla Confraternita dell’Immacolata e alla Confraternita di San Leonardo, anche la Confraternita del Carmine aveva istituito, fin dal 1816, un Tesoro delle Messe, e il Tarentini scrive (nel 1899) che esso era oltremodo cospicuo in virtù dei suoi circa 500 iscritti, giustificando questa enorme affluenza «col fatto che è l’unica congregazione laicale che da qualche anno possegga nel nuovo cimitero tomba propria a cui han diritto tutti gli ascritti a quel tesoro».

 

Approfondimenti e bibliografia in Anna Stella Mancino, ‘Breve profilo storico-normativo delle associazioni confraternali, in ‘QuaderniArcheo’ – Periodico di cultura a cura di ArcheoClub di Manduria – N. 8, marzo 2007. DISPONIBILE IN BIBLIOTECA.











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