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08/06/2010 05:20:58 - Manduria - Cultura

Questo estroso monumento è poco presente nella nostra cultura e bistrattato, quindi, da tale mancanza

 
La storia di questo affascinante e suggestivo capolavoro ha inizio ben due secoli fa.
Il Calvario fu realizzato originariamente nel 1839 durante il periodo quaresimale di quell’anno per volere di cinque sacerdoti giunti nella nostra fiorente Manduria per predicare la parola di Dio.
Come loro consuetudine, terminata la missione evangelica, questi frati Passionisti innalzarono un cumulo di pietre e terra cui vi apposero 5 croci (una per ognuno di loro) in memoria della Passione di Cristo; questo altare, situato nel medesimo luogo ove è ubicato attualmente, non fu ritenuto dai nostri concittadini degno dell’opulenza cui si fregiava la nostra cittadina e Giuseppe Renato Greco, uomo laico, mendico, ma,dati i risultati, genio nel suo essere, decise di dargli nuova veste.
Attinse fondi dalle oblazioni dei tanti ferventi fedeli grazie alle quali lo allargo, lo modificò, lo arricchì mantenendone, comunque, la destinazione originaria attraverso una perfetta commistione tra sacro e profano.
Decise, infatti, di bussare ad ogni casa, ad ogni bottega, ad ogni portone per reperire vecchie stoviglie, cocci di ceramica, maiolica, vetri e specchi, tegole e qualunque altro tipo di materiale colorato; una volta adoperatolo tutto quanto, andò per spiagge a raccogliere le più belle conchiglie, gusci, ciottoli ed, infine, vi ci appose delle pianticelle e vi scavò due piccole vasche in cui ci inserì addirittura anguille e tartarughe d’acqua!
Ci lavorò con fervente dedizione e preghiera cosicché l’originario monumento, semplice e misero,come tradizione francescana predicava, sbocciò in uno splendido capolavoro lavorato a mosaico che dilapidava bellezza e lucentezza e sperperava fede e devozione.
Il Calvario da oltre 170 anni dalla sua edificazione, e nonostante, dunque, la sua veneranda età, assurge tutt’ora alla sua funzione, ma la nostra , forse, è a mancare.
Cartacce, lattine, fazzoletti e ogni bene degno di un più onorevole cestino ne intacca la meraviglia.
È raccapricciante ammirare il palazzo di Caifa in dolce compagnia d’uno stecco di gelato o, ancor meglio, il tempio di Gerusalemme reso sacro da nutrienti gusci di noccioline, per non parlar poi degli splendidi affreschi che stanno pian piano scomparendo. Non curanza e negligenza stanno facendo di questo altare sacro un eretico punto presso cui darsi semplicemente ritrovo alla sera senza nemmeno conoscerne la funzione e, men che meno, la storia.
Già all’epoca, Giuseppe Renato Greco, per proteggere la sua meraviglia dall’incuria dei ragazzi, lo recintò d’un muro e relativa cancellata e lo custodì fieramente sino alla sua morte.
È assolutamente lodevole l’opera di associazioni culturali quali “ProfiloGreco”, “ArcheoClub” e la più recente “L’Albero Fiorito” che, rimboccatesi le maniche, han deciso di ridare dignità artistica a questo estroso monumento forse poco presente nella nostra cultura e bistrattato, quindi, da tale mancanza.
Qualche estate fa or sono, l’associazione culturale “ProfiloGreco” ha aperto i suoi cancelli e, illuminatolo con la dovuta perizia, ha permesso ai molti visitatori di poterlo ammirare da vicino, di passeggiarci all’interno, riflettendosi tra gli innumerevoli specchi e cocci rilucenti, memori d’antica suggestione.
Nello scorso maggio, l’associazione “L’Albero Fiorito”, invece, ha dedicato la seconda edizione di “d’oro, d’arte e di fede” proprio al Calvario; iniziativa subito sposata dal prof. Salvatore Montesardo, preside del liceo artistico Lisippo di Manduria, che ha consentito ai suoi ragazzi di realizzare ed esporre le loro opere uniche e particolarissime per l’originale fattura. La sera del 9 maggio, infine, si è tenuta una conferenza a cura dell’avvocato Elio Dimitri, noto storico manduriano che ha voluto rendere omaggio al Calvario per il suo unico ed inconfondibile valore artistico, punto prospettico per ogni tipo di approccio, da quello artistico a quello religioso passando per quello culturale.
Associazioni, gruppi culturali e anche privati cittadini hanno numerose volte dimostrato tutta la loro buona volontà nel preservare numerose bellezze artistiche di cui la nostra città è ricca, ma i loro tentativi appaiono come vanificati dinanzi alla generale incuria dilagante; l’inesorabile scorrere del tempo reso ancor più gravoso dalla negligenza fann correre il rischio ai questi “pezzi di storia” di svanire pian piano (alcuni, come proprio il Calvario, esigerebbero un restauro repentino, per evitare danni ulteriori); non possiamo certo arrestare le lancette, ma possiamo quantomeno adoperarci per “ripulirli” e renderli degni d’esser ammirati e quale occasione migliore se non l’arrivo della stagione turistica?
 
Silvia De Maglie










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