lunedì 23 settembre 2024


14/08/2010 07:10:14 - Manduria - Cultura

Provaci ancora Minelli: genialità o provocazione?

La provocazione o la trovata geniale, collezione estate 2010, è firmata Antonio Minelli, il regista attore, ligure di origini, pugliese d’adozione, con all’attivo notevoli successi nel campo delle rievocazioni storiche, e non
solo, in casa nostra come su tutto il territorio nazionale. Portare il teatro in casa, formato famiglia, 10 appuntamenti, destinati ad aumentare, 7 spettatori in tutto, testa più, testa meno, poco importa, protagonisti sin dai preliminari organizzativi dell’evento, un tour live nella zona di Bari, astenersi perditempo, messaggio sottotitolato e trasversale! Altrimenti che provocazione sarebbe?
La singolare iniziativa del regista, peraltro non nuovo a questo genere di sfide-provocazioni, dopo la presentazione ufficiale, nel corso di una conferenza stampa di un’infuocata giornata di luglio, appare sul sito istituzionale di Antonio Minelli, alla voce “Si va in scena, puntini, puntini.....si prega compilare, puntini, puntini.
Ed è subito successo: adesioni a gogò, per un evento unico nel suo genere, destinatari i sofisti dell’arte antica, in poltrona, in primissima fila, è il caso di dirlo, nel salotto di casa propria, dove il teatro è servito su un piatto d’argento, senza sforzo alcuno, nel solco di una tradizione di mamma Rai, che fa dello spettatore di tutto di più.
Ma mai come in questo caso, il principio incontra e si confonde con la realtà! Il criterio di scelta delle famiglie non certamente il fattore c, dipende dai punti di vista, ma la profondità, l’attendibilità, la sensibilità nell’avvicinarsi al teatro, nella sua forma più antica, svincolata da compromessi imprenditoriali, di sponsorizzazione, di do ut des nei programmi politici.
Unico sforzo dei padroni di casa: trovare gli arredi di scena; poca roba in verità, una candela, un libro, un tavolo, l’angolo più intimo della casa, appena appena illuminato, quasi al buio, ma, soprattutto, la voglia del godimento quasi orgasmico, di una performance di alto tono, live, sul palcoscenico del talamo familiare.
Il resto lo porta “il Minelli”: una pipa, la musica di sottofondo appropriata, un testo aperto e il Pirandello pensiero, nella famosissima novella, “L’uomo dal fiore in bocca”, atto unico, di appena 15 minuti, gratuitamente offerto e consegnato, chiavi in mano, ad appassionati di introspezione, tutt’uno con la scena, sin da subito.
Una richiesta: “è severamente vietato incontrare l’artista prima”, il quale, senza provare in precedenza e senza conoscere i propri ospiti, si espone al rischio compreso a 360°: sbadigli, risatine, idiosincrasie da lapsus
freudiano, metafora di stati d’animo capaci solo di mettere in crisi chi sta recitando, sulla strada del ritorno, a mani vuote nel vero senso della parola, più povero che mai e magari con qualche dubbio in tasca sulla credibilità della propria interpretazione.
Scopo della singolare performance, dimostrare che non è tutto oro ciò che luccica, che non è tutta arte nell’icona dei media, che esiste un preciso confine tra “arte appunto, e spettacolo, intrattenimento, talento o approssimazione, tra ricerca di uno stile e superficialità”.
Vi pare poco? Risvegliare la coscienza critica degli spettatori, invitarli a saper scegliere e sperimentare la cultura, diffondere l’amore del teatro, divenuto nel frattempo, la Cenerentola del mondo della comunicazione. Dominio incontrastato della scena, il silenzio, le parole del testo di Pirandello un modo per dargli forma e consistenza, nella penombra, con la complicità di una tenda che dà l’impressione del gioco delle ombre cinesi . Et voilà...,  il dramma di un uomo affetto da epitelioma da personale  diviene universale, raccontato con leggerezza, senza sprofondare nell'incubo del senso di colpa per lo stare bene, filtrato da una tecnica recitativa in cui il togliere è meglio dell’aggiungere, affinché emerga il cinismo del personaggio pirandelliano, che, lascia a chi lo ascolta, il potere del quando  consegnarlo alla morte.
Minelli è lì, nell’alcova domestica, in penombra:indica, si muove,  racconta, arriva nel buio, se ne va nel buio, si sottopone al giudizio di chi lo vede, ne penetra lo sguardo, si lascia fasciare dallo sguardo dell’interlocutore, pone a nudo la sua arte, che la si capisca o meno.
Alla fine, la risonanza con lo spettatore, sollecitato a divenire protagonista della revisione critica, mecenate di sé stesso, parte in causa di un contratto senza pagamento: “arte e solo arte, arte pura”.
L’ingresso è libero a Taranto, nella casa dei coniugi Greco, a Lama, sul litorale tarantino, docente di Lingue lei, di Educazione Fisica lui, famiglia numerosa visti i tempi che corrono, villetta a schiera a tre piani, ampio giardino, con gatti del vicinato, ultima tappa in esclusiva per la provincia di Taranto del Minelli live tour, richiesta inoltrata sul sito,  con la motivazione: “ho quante sedie nel mio salone vi occorrono, eccetera......”.
Il colpo di fulmine fa il resto!
Una telefonata, le indicazioni sull’ubicazione dell’appartamento, la preghiera della massima serietà e puntualità, l’amore per il teatro scolpisce il patto.  
Intervistato alla fine della rappresentazione, il regista dichiara rispetto alle domande poste.
«Sogno nel cassetto? Beh, tanta sperimentazione ancora, magari da applicare a questo progetto in evoluzione per il prossimo anno, una tournèe per accontentare le tante richieste venute dal nord Italia, e la speranza di un maggiore rispetto per quest’arte da parte delle istituzioni, disattente, refrattarie ad investire in cultura, inclini a fare del teatro merce di scambio nel corso di campagne elettorali o pseudo ritenute tali, all’indomani delle loro legislature. Se nel frattempo si cominciasse a vedere un po' più di talento in giro non sarebbe male».
Qualche stoccata da navigato lupo di mare, formatosi tra avanguardie e palcoscenico più che legittima... I salmi, è noto, finiscono in gloria, attorno ad un tavolo apparecchiato dei profumi e dei colori della nostra terra, si annega nell’allegria di un libiam libiam, l’ultimo rivolo di una serata unica, che regala ai presenti, tanta contentezza, un pizzico di orgoglio, forse tristezza, la gioia di vedere mamma felice, prima che la casa si svuoti, vedesi università che richiama al dovere.
Alla nostra testata, unica ammessa all’evento, non resta che ringraziare i nostri ospiti ed  il regista, per averci aperto le porte di casa e del palcoscenico sui generis, per il piacere, sempre più raro, di scrivere di cultura.

Mimmo Palummieri










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