lunedì 23 settembre 2024


31/01/2009 19:52:50 - Manduria - Cultura

Venuta alla luce una cisterna a campana con reperti che spaziano dall’età ellenistica a quella medievale

 
Altri rinvenimenti archeologici nella zona storica di Manduria. Sono venuti alla luce durante gli scavi per realizzare la fogna in piazza Commestibili, all’incrocio con via Senatore Lacaita.
A commissionare i lavori è stata l’Amministrazione Comunale di Manduria, mentre a guidarli è la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia, in particolare l’ispettore di zona, dott Arcangelo Alessio e il suo staff. Lo scavo archeologico preventivo viene realizzato dalla ditta Tarentini di Manduria, mentre la documentazione di scavo è curata dallo Studio di Consulenza Archeologica Dàmatra di Manduria.
Di pari passo con l’inizio dei lavori è incominciata anche l’assistenza archeologica. Sono stati sin da subito, intercettati alcuni tagli sul banco roccioso, posti al di sotto del basolato e degli strati di pavimentazione urbana in tufina ad esso precedente.
«I tagli riscontrati sul banco sono di forma circolare, di media grandezza e di profondità variabile. Questi sono pertinenti a vasche di decantazione e di raccolta delle acque meteoriche» spiega il dott. Gianfranco Dimitri, dello Studio di Consulenza Archeologica Dàmatra. «Tra queste, spicca una “cisterna a campana”, detta così per la sua forma, usata sempre per la raccolta delle acque piovane. Di tipologia notoriamente profonda, quella venuta alla luce a Manduria, dopo tre giorni di scavo, nonostante si sia giunti a due metri di profondità, non cessa di “allargarsi” e di scendere nel banco roccioso. Purtroppo la struttura, nella sua parte superiore, è stata parzialmente danneggiata dal troncone principale dell’impianto AQP. Ciò, però, non compromette lo scavo nè mette in pericolo la sicurezza degli operai che nella cisterna operano. Dai reperti rinvenuti, soprattutto all’interno della cisterna, il quadro cronologico che si presenta va dall’età ellenistica (si sono recuperati frammenti di ceramica di Gnathia sovradipinta) e, dopo uno iato di alcuni secoli, si giunge all’età medievale (frammenti di ceramica a tempera e invetriata). La prima fase, dunque è pertinente alla Manduria messapica; la seconda al borgo medievale - Casalnuovo - che sorge intorno alla Chiesa Matrice, il cui impianto originario fu eretto intorno all’anno 1000 e da cui il nostro scavo dista una cinquantina di metri in linea d’aria»
Doverose alcune considerazioni finali.
«In una città come la nostra, dal ricco patrimonio storico artistico, la distruzione di un bene archeologico è vista, nell’opinio communis, come un male di poco conto, proprio perchè di testimonianze ce ne sono tante e quindi, una in più o una in meno, non fa differenza» sostiene il dott. Dimitri. «Il recupero dei dati, invece, anche frammentario, come può essere quello dello scavo d’emergenza in funzione di opere pubbliche o private, permette sempre e comunque il recupero della nostra storia e del nostro passato. Forse non tutti si rendono conto che questi sono i primi scavi scientifici programmati e su larga scala che siano mai stati realizzati a Manduria. Altri precedenti risalgono ormai alla metà dell’ultimo secolo dello scorso millennio e sono i famosissimi scavi Degrassi che, peraltro, vennero effettuati fuori dal contesto urbano moderno. Prima di adesso, quindi, non si era mai operato con questi intenti, perchè la situazione economica penosa in cui da decenni versano gli organi di tutela del nostro patrimonio storico artistico lo aveva sempre impedito. Ora, invece è possibile, grazie alle nuove leggi sull’Archeologia Preventiva. Da qui un plauso all’Amministrazione Comunale che non si è tirata indietro. Negli anni scorsi tutte le opere pubbliche poste sotto il livello stradale hanno quasi sempre combinato scempi indicibili del nostro patrimonio archeologico. L’impianto dell’AQP all'interno di una cisterna ne è la riprova.
Ieri sono venute a trovarci le scolaresche (fra queste anche la IVª E del II Circolo Didattico). Questo è un fatto importante perchè dimostra che si può aver fiducia nelle generazioni future, nella speranza che esse sappiamo fare meglio di noi»
Nella galleria alcune foto di reperti e visitatori.










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