- giovedì 30 gennaio 2025
Nuova richiesta di dimissioni rivolta al sindaco Pecoraro
Riceviamo, e pubblichiamo, un comunicato del gruppo Demos: ecco il testo.
«L’accozzaglia politico amministrativa al governo di Manduria ha scritto il proprio epitaffio, sia con il caso ‘Primitivo per Sinner’ e sia con la storia incresciosa dei due assessori che avevano tentato di scroccare due pasti. Sono fatti gravissimi e dai probabili risvolti penali, da cui sarà improbabile che l’Amministrazione Pecoraro possa uscirne indenne.
La maggioranza Pecoraro è, da molto tempo, insieme per forza. I pesi e contrappesi interni hanno creato un blocco che produce quello che i manduriani vedono: niente di buono, impastato con arroganza e grossi limiti di elementare erudizione. Nonostante questo, gli equilibri delle forze in Consiglio comunale permettono al sindaco Pecoraro di andare avanti, grazie agli ingressi in maggioranza di figure (a cui sono stati affidati anche compiti prestigiosi!) che avevano vomitato veleno in campagna elettorale nei confronti dell’attuale sindaco. Per non parlare di dirigenti aggiogati al potere cittadino oltre il buon senso (Gli organi di giustizia continuano a lavorare sul caso ‘Comedy Film Festival’. possibile che nessun dirigente si è accorto che quel rendiconto era pieno di stranezze?). Su tutto questo , l’ineffabile sindaco Pecoraro che, da machiavellico costruttore di tale sistema, è diventato prigioniero di esso. Già, perché se chiede le dimissioni alla assessore Rossetti, se ne va a casa lui, e se chiede le dimissioni all’assessore Baldari, il sindaco Pecoraro se ne va a casa due volte. Non parliamo del vice sindaco Mariggiò: il ‘Comedy Film Festival’ è davvero imbarazzante, sotto tutti i punti di vista. Ma il vicesindaco Mariggiò resiste in Giunta, incollato alla poltrona come una cozza patedda allo scoglio. Pazzesco! Allora come definire l'attuale amministrazione Pecoraro, politica o tecnica? La domanda è ormai d'obbligo alla luce dei fatti amministrativi adottati , i quali non hanno niente di politico e tanto meno di tecnico. Eppure, in Giunta, vi sono professionisti e dirigenti pubblici. Il sindaco Pecoraro è stato anche un Revisore dei Conti.
Non ci si aspetterebbe, quindi, dalla sua amministrazione atti ai limiti della legalità e dell’abuso amministrativo. Sicuramenti non degni e immorali.
Ci chiediamo, cogliendo voci ambientali, come può il sindaco Pecoraro ipotizzare di candidarsi al prossimo consiglio regionale, sapendo che sarebbe costretto a lasciare il mandato di sindaco circa un anno prima della scadenza.
Oltre le norme scritte, in politica, vi sono altre norme non scritte che entrano nella sfera comportamentale, di correttezza, coerenza, serietà e sensibilità politica-istituzionale , che verrebbero meno attraverso la scelta di lasciare il mandato ricevuto dagli elettori. Abbandonare la propria comunità per tentare di avanzare nella propria e ambiziosa carriera politica è immorale.
Che cosa Le è successo, Sindaco? Tutta quella competenza accumulata negli anni che fine ha fatto? Si è trasformata in paura di essere mandato a casa dai consiglieri comunali che non avrebbero più Baldari, o la Rossetti, o Mariggiò, come assessori di riferimento? Ma questi consiglieri stanno con Lei e sono stati eletti per favorire il destino di Manduria, o ristagnano in Consiglio Comunale solo per essere le manine che si alzano per garantire lunga vita al proprio assessore di riferimento? Se ne faccia una ragione, sindaco Pecoraro: il sistema che ha creato in questi quattro anni di amministrazione ha fallito e si è rivoltato contro di Lei. Un sistema che doveva, nelle sue illusioni, premiarla per ulteriori e radiosi orizzonti politici, e che invece la porterà verso una fine inesorabile . Se le è rimasto un residuo di dignità, si dimetta in modo irrevocabile. Rinunci anche a quelle settimane che la legge dona per eventuali ripensamenti. Liberi la città dalla sua incombenza e dall’imbarazzo di chi Lei ha voluto vicino a sé e che ora La precipita nel ridicolo, se non peggio. È finita, sindaco. Lo sa anche Lei. Non si governa una città grazie ai rancori contrapposti. Basta così.
Le dimissioni per ineleggibilità non giustificheranno il fallimento politico amministrativo di questo suo mandato. Se ha un residuo di orgoglio si dimetta ora, liberi la città e prenda la sua strada per scalare la politica, se ci riesce».
Gruppo Demos