- giovedì 30 gennaio 2025
Sottovalutata, poco conosciuta e quindi dimenticata, la dipendenza da videogame esiste ed è molto pericolosa. Se ne è parlato in un recente convegno sul gioco pubblico e legale
In inglese suona come “gaming disorder” ma per semplicità la chiameremo dipendenza da videogiochi. Si tratta di una nuova patologia, ufficialmente riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità da gennaio 2022 e inserita nell’ICD, l’International Classification of Diseases.
“La decisione è stata utilizzata dalla Cina per introdurre il limite di utilizzo di videogiochi ai minorenni: tre ore settimanali – ha spiegato il professor Giuseppe Riva ordinario di Psicologia generale, Università Cattolica del Sacro Cuore in questo articolo - e trova la sua giustificazione nei nuovi meccanismi utilizzati dalle società di videogiochi per spingere l’utenza ad utilizzare sempre di più i propri prodotti, tra cui il looting, ovvero un premio offerto ai giocatori come ricompensa o a pagamento che migliora le prestazioni nel videogioco”. Quello che innesca il processo della dipendenza è l’aumento del livello di dopamina, un neurotrasmettitore che svolge un ruolo importantissimo nel generare il livello di piacere attribuito a un’esperienza. Più è alto il livello di dopamina, maggiore è il desiderio di tornare a fare quella attività.
E di questo disturbo si è parlato anche in occasione del convegno “Tutti in gioco – Strategie, Responsabilità, Politiche nella prevenzione e nel contrasto al GAP a 10 anni dalla L.r. 8/13”, organizzato dalla Regione Lombardia. Obiettivo dell’incontro era quello di accendere un riflettore sulla delicata interazione tra il mondo dei videogiochi e quello del gioco d’azzardo, concentrandosi in particolare sulle trasformazioni che stanno modificando l’esperienza ludica attraverso meccanismi di scommesse e spese per ottenere vantaggi. Come si legge su Gamingreport.it, particolare attenzione è stata rivolta agli eSports, un fenomeno in ascesa che intreccia sempre più frequentemente il suo cammino con quello del betting. Oggi infatti quasi tutti i principali operatori regolamentati dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli offrono sezioni dedicate alle scommesse sugli eventi di eSports, disponibili sia in modalità pre-match sia live. Un elemento che rende gli eventi sicuramente più avvincenti e interattivi, ma che cela anche il rischio di attrarre i giovani verso il gioco d’azzardo.
Altro tema da non sottovalutare è quello delle loot box, scatole premio virtuali presenti nei videogiochi, il cui contenuto è determinato da un generatore casuale. Il procedimento, di cui parlavamo anche in apertura, consiste nel ricompensare il giocatore con oggetti utili per proseguire nel gioco, come armi o strumenti essenziali.
Gli esperti del convegno hanno messo in guardia sul rischio che questi meccanismi sviluppino una dipendenza simile a quella delle slot machine, al punto che alcune regolamentazioni iniziano a considerarle una forma di gioco d’azzardo. Quello che è certo è che non bisogna sottovalutare le dinamiche di dipendenza che si innescano in particolari attività. E per non sottovalutarle occorre conoscerle. E non lasciare i nostri giovani da soli.