Vico (PD): «Un dramma condiviso che dimentica dignità e umanità»
«Muri insalubri dove l’umidità scava anche quando la calicola di questi giorni non da tregua. Tre metri quadri che non lasciano spazio neanche ai pensieri. Un pasto caldo e una doccia calda solo al mattino. E la sera solo piatti e docce fredde, sia che sia agosto o dicembre. E se non c’è gasolio inutile anche solo sognare il ristoro di un po’ di aria condizionata. Al bagno senza carta igienica o sapone.
Il carcere delle guardie penitenziarie del “Carmelo Magli” di Taranto è uguale al carcere dei suoi ospiti: 660 detenuti e 325 uomini e donne in divisa che insieme condividono il dramma di una condizione che non offre scampo sia a chi ha commesso un reato e lì dovrebbe rieducarsi o a chi ha scelto il carcere come lavoro e missione.
Sono alcuni dei passaggi chiave della conferenza stampa tenuta questa mattina dall’on. Ludovico Vico (PD) all’interno del carcere di Taranto che ha visitato per circa tre ore incontrando operatori e detenuti.
Qui dentro – ha detto Vico – si corre il rischio di perdere il senso della giustizia, malgrado l’impegno e la volontà, quasi eroiche, delle guardie e della struttura dirigenziale che, malgrado i tagli, gli straordinari cancellati e le indennità di missione ferme al 2010, cercano di non perdere di vista mai la dignità e il decoro di luoghi che malgrado siano nati per scontare una pena non possono dimenticare l’umanità che va riconosciuta a chi lavora o a chi è qui perché ha commesso un reato.
Il sovraffollamento è il problema più evidente. In un carcere che potrebbe ospitare al massimo 400 persone, oggi ve ne sono oltre 600 – dice ancora Vico – e sfido chiunque anche a parlar solo di normalità in un luogo dove quattro letti in una cella non ricordano affatto né un Grand Hotel o una pensioncina di infimo livello.
Un sovraffollamento che i detenuti pagano stando stipati come sardine e lavandosi il meno possibile perché la struttura carceraria non riceve neanche più i fondi per detersivi o prodotti per l’igiene personale – afferma il parlamentare del PD che questa mattina ha tenuto una conferenza stampa con i rappresentanti dei sindacati di categoria di CGIL, CISL, UIL e Sinap – ma che le guardie carcerarie non subiscono meno.
Una visita di monitoraggio che ha confermato le paure e le preoccupazioni del Gruppo PD alla Camera che proprio in Parlamento ha presentato una mozione per intervenire sulla riforma carceraria.
Condividiamo l’appello fatto dal Presidente della Repubblica Napolitano – ha sottolineato Vico – e siamo sempre più convinti che in quei tagli operati dal Governo non sia mai stata presa in considerazione, neanche lontanamente, la brutalità o la violenza anche solo psicologica che cade sulle spalle di chi ogni giorno è costretto a confrontarsi con tanta desolazione.
Vico ha visitato il carcere di Taranto accompagnato dalle guardie carcerarie e con loro ha condiviso storie ai margini che pure avrebbero bisogno di un sostegno maggiore.
Ma il Governo non fornisce più i farmaci e ha tagliato di oltre la metà l’assistenza psicologica nei confronti dei detenuti provenienti da esperienze particolarmente drammatiche e riconosce solo quattro educatori ad una platea di disperazione così ampia – chiarisce il parlamentare tarantino – malgrado qui non molto tempo fa si sia registrato un altro terribile episodio di suicidio in cella.
Intanto il carcere di Taranto cade a pezzi in ogni suo angolo senza che venga fatta nessuna opera di manutenzione ordinaria.
Dalle celle, al refettorio, dalla stanza del direttore ai locali della Caserma delle guardie penitenziarie tutto è corroso dall’incuria e dall’abbandono – dichiara l’onorevole Vico – si è autorizzati a chiedere aiuto solo in caso di crollo. Una situazione indicibile che rende pallido e inutile il Piano Carceri di questo Governo che si occupa delle opere mastodontiche ma dimentica di chiudere le crepe o impermeabilizzare un tetto. Così a crollare non sono soltanto i muri ma il senso dello Stato e la fiducia nei confronti di una sistema che dovrebbe essere garanzia di recupero, reintegrazione e lavoro degno».
L’ufficio Stampa