L’atto è dovuto. Oggi eseguita l’autopsia
È indagato per omicidio colposo il carabiniere che martedì notte ha sparato, uccidendolo, contro William Perrone, di 19 anni, il quale, stringendo in pugno una pistola giocattolo e con il volto coperto con una mascherina, nell'intento di fare uno scherzo ad una coppia di amici che era solita appartarsi nella zona, nella località Selva San Vito, sulla provinciale 15 per Castellaneta, alla periferia di Laterza, si era parato innanzi alla vettura di servizio dei militari.
L'autopsia. Oggi pomeriggio i medici Francesco Introna e Marcello Chironi hanno eseguito l’autopsia sul corpo del 19enne, nell’ospedale di Castellaneta. I due colpi hanno raggiunto al petto e alla gola il ragazzo che è morto sul colpo. William - secondo quanto stanno raccontando gli amici in queste ore agli investigatori - aveva ideato il finto agguato: si è quindi infilato una tuta da meccanico e ha indossato una mascherina da lavoro. In testa si è infilato una specie di turbante. Ha quindi impugnato una pistola giocattolo, alla quale però aveva tolto il tappo rosso. Con gli amici ha collocato sulla strada, per far fermare l'auto sulla quale era la coppia di amici, alcuni sassi. E sono stati proprio i massi ad insospettire la pattuglia di carabinieri in perlustrazione nella zona. William ha sentito il rumore dell’auto ed è balzato all’improvviso dal muretto a secco dietro il quale si era nascosto, parandosi davanti la vettura. L’appuntato che era accanto al conducente dell'auto di servizio ha visto la pistola, il volto coperto e ha fatto fuoco dalla sua auto. I proiettili hanno frantumato il finestrino dell'auto e hanno raggiunto il ragazzo.
«L'ipotesi di reato formulata dagli inquirenti è quella di omicidio colposo in relazione all'art.59 del codice penale, che fa riferimento a una circostanza erroneamente supposta: la presenza della pistola che ovviamente chi era lì in quel momento ha ritenuto fosse vera e invece poi si è scoperto essere un'arma giocattolo». Lo precisa il colonnello Antonio Servedio, comandante del Reparto operativo dei carabinieri di Taranto, sottolineando che il reato per il quale la procura ha iscritto il militare nel registro degli indagati tiene conto dell'errore nel quale egli è caduto facendo il suo lavoro. L'iscrizione - ha rilevato Servedio - «è un atto dovuto per l'espletamento dell'autopsia». «La posizione del militare - aggiunge l'ufficiale - è di gran lunga ridimensionata da questa ipotesi che è una scriminante putativa assimilabile ad una causa di giustificazione reale. L'errore, dice la legge, deve essere sempre valutato a favore dell'agente a meno che non ci sia colpa, ma non è questo il caso».