martedì 26 novembre 2024


01/09/2011 11:55:37 - Provincia di Taranto - Attualità

L’intervento del presidente provinciale di Confcommercio

 
L’ipotesi di aumento dell’Iva riprende pericolosamente quota, al di là di ogni ragionevolezza. E’ fuor di dubbio che una maggiorazione dell’aliquota inciderebbe negativamente sui consumi e che avrebbe un impatto negativo sul PIL che –spiega l’Ufficio Studi di Confcommercio- in assenza di una compensazione Irpef, potrebbe ridursi di un punto percentuale.
«E’ facilmente comprensibile come – commenta Leonardo Giangrande, presidente di Confcommercio Taranto, «da tale aumento non possa che scaturire un effetto penalizzante non solo per i consumatori, ma anche per le imprese e dunque per l’intera economia. Il 70% del gettito Iva viene infatti dai consumi delle famiglie, per cui un inasprimento delle aliquote genererebbe un effetto depressivo per l’economia ed in particolare per le regioni meridionali, già oggi le più colpite dalla crisi economica del Paese».
Osservando l’andamento dei consumi nelle regioni italiane negli ultimi anni, si evidenzia  come la tendenza al ridimensionamento della quota consumi Italia effettuati dalle famiglie del Sud si sia consolidata negli anni recenti, passando da 27,2% nel 2007 a 26,6% nel 2011. Il fenomeno è dovuto a vari fattori tra cui in prima istanza il minor reddito disponibile pro-capite nel Mezzogiorno, pari a  poco più del 65% di quello del Nord. Per quanto concerne l’andamento dei consumi reali pro-capite della  Puglia, si rileva come la crescita sia stata nulla: da 107,2 nel 2007 a 102,3 nel 2011 (posti pari a 100 i consumi per abitante). Un dato che purtroppo trova ampio riscontro nella provincia di Taranto, un territorio che nel 2010 ha visto crescere di oltre il 64% i beneficiari degli ammortizzatori sociali.
«Quale capacità di consumo può esprimere – osserva Giangrande- una provincia dove nel 2010 sono stati 41.880 i beneficiari degli ammortizzatori e dove secondo i dati Inps i disoccupati nel 2010 sono stati ben 72.000 a fronte di 110.000 occupati? Ed infatti nel 2010 la provincia jonica si è posizionata al terzultimo posto su 103 province nella graduatoria nazionale dei consumi reali pro- capite con appena 8,6 mila euro contro i 17,6 della prima provincia. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: 1218 attività del commercio, servizi e turismo cessate nel 2010 per  un saldo di -578 unità.
Molti di noi già ora non sanno come faranno ad affrontare i rincari ed i nuovi provvedimenti previsti dalla manovra finanziaria, sarebbe perciò folle se a ciò si aggiungesse l’aumento dell’Iva. Per quanto concerne poi la questione della liberalizzazione del commercio (aperture domenicali e festive, orari, avvio nuove attività) la ‘cura d’urto’  alla mancata crescita del Pil, studiata  in queste ore dai tecnici del Ministro del Turismo, ribadiamo che siamo nettamente contrari essendo consapevoli che se non aumenta il reddito delle famiglie, non cresce la capacità di spesa e quindi i consumi non lievitano. Se bastasse dilatare  l’orario di apertura dei negozi per favorire la ripresa economica, saremmo i primi a favorire il cambiamento. Purtroppo, sappiamo bene che non è questa la soluzione ad una crisi strutturale del Paese che deve partire da una riduzione dei costi della macchina amministrativa e che non può, con tanta faciloneria, chiedere ai contribuenti di lavorare di più, pagare di più e guadagnare sempre meno».  










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