L’intervento dell’Ascom-Confcommercio della provincia di Taranto
Probabilmente supera la stessa realtà l’attesa per l’arrivo della stagione delle grandi piogge, di danaro, che ricadranno sulle aride terre dell’economia jonica. Due miliardi e mezzo circa di euro (tra San Raffaele, Eni, Cementir, Distripark) sono davvero tanti, soprattutto quando si lotta per la sopravvivenza. E’ comprensibile che si guardi con fiduciosa speranza alla nuova stagione di grandi investimenti ed alle possibili prospettive economiche ed occupazionali che persino, in mancanza d’altro, la pratica del subappalto potrebbe garantire. Ridurre però il livello di confronto all’ unico tema del ‘chi siede alla tavola dei commensali’, è come riproporre un film già troppe volte visto in questa città. E’ incredibile come pochissimi avanzino dubbi e sollecitino un civile e democratico confronto in merito ai progetti ed alle possibili –ma, ce ne sono?- prospettive di sviluppo che la realizzazione di alcune opere potrebbe rappresentare per il futuro di Taranto.
Sorprende constatare come a fronte di scenari che hanno messo in crisi quelle che apparivano le certezze dell’economia del territorio, basate purtroppo su l’occupazione invasiva di spazi urbani ed extraurbani e la incompatibilità eco-ambientale, si continui a ragionare come quando sulla piana di Taranto arrivò la grande industria. Il passaggio generazionale, e la riflessione su gli errori del passato, non sono evidentemente valsi a far nascere una nuova classe di imprenditori, capaci di stare sul mercato e di puntare su l’innovazione e la ristrutturazione delle filiere produttive e dei sistemi di sviluppo locale.
Il Comune di Taranto nelle settimane scorse ha partecipato ad un tavolo tecnico di livello ministeriale per la realizzazione di una piattaforma territoriale “Rete dei territori” coordinata dal Ministero delle Infrastrutture e Trasporti. La piattaforma dovrà condividere strategie per il rilancio dell’area pugliese nello scacchiere internazionale. Il Comune capoluogo ha presentato la strategia tarantina di Area Vasta, basata su una politica di coesione e di condivisione che propone un modello di sviluppo urbano sostenibile del territorio.
Di qui una riflessione: la pianificazione di Area Vasta attribuisce grande importanza al partenariato istituzionale ed economico-sociale, quale presupposto per la costruzione di modello di sviluppo che sia in grado di generare processi endogeni di crescita, di stabilizzare i flussi di investimenti esterni. Il modello al quale Taranto guarda è finalizzato a favorire la riqualificazione ambientale, l’ammodernamento infrastrutturale, la rigenerazione urbana, i distretti produttivi a sostegno cioè delle naturali vocazioni territoriali (logistica, turismo, commercio, agroalimentare, pesca e miticoltura). Tutto ciò impone di ripensare le politiche industriali in un’ottica di sviluppo delle piccole e medie imprese diffuse, nello spirito della Direttiva ‘Small Business Act’, sposata in pieno da R.E.T.E. Imprese Italia (l’Associazione costituita tra Confcommercio, Confesercenti, Confartigianato, e Casartigiani). Un’ ottica che va a sostenere nuove politiche di sviluppo basate sul riequilibrio territoriale, su l’abbattimento di quei fattori (l’inquinamento, le pregiudiziali paesaggistico-ambientali, l’utilizzo improprio del territorio, i vincoli, le servitù etc.) che possono generare un deficit di idoneità ad esempio per le attività del turismo o dell’agricoltura.
A distanza di pochi mesi abbiamo assistito al dramma degli allevatori prima e dei mitilicoltori dopo, senza che in entrambi i casi vi fosse una soluzione a portata di mano che non fosse quella di accettare un ridimensionamento della produzione, sacrificata sull’altare di quel dio-industria che ancora oggi continua la sua folle corsa al raddoppio, malgrado che il numero degli occupati in questo settore sia ormai in netto calo.
Prima domanda: come si concilia la strategia di sviluppo territoriale degli Enti locali con una parte degli investimenti che in alcuni settori si stanno per compiere, e che inevitabilmente metteranno una nuova ipoteca sul nostro territorio?
Seconda domanda: il partenariato economico-sociale è stato coinvolto in scelte che potrebbero influire sulle prospettive di sviluppo futuro del territorio, sulla salute pubblica, e sui settori dell’economia pulita?
Terza domanda: gli Enti locali hanno valutato che stanno escludendo dal confronto una parte considerevole del mondo imprenditoriale?».
Ascom-Confcommercio