Ma Sabrina resta ancora in carcere
Il gup del tribunale Pompeo Carriere ha revocato il primo arresto di Sabrina Misseri per l’omicidio di Sarah. È quello scaturito dalla chiamata in correità del padre Michele, e che si era tradotta nell’ordinanza firmata dal gip Martino Rosati il 21 ottobre dell’anno scorso.
Quell’ordinanza era «datata» nel tempo e superata dalle emergenze investigative, che avevano indotto la procura della Repubblica a effettuare una ricostruzione ex novo dell’omicidio di Sarah Scazzi.
Ed era talmente superata nel tempo, che la nuova prospettazione accusatoria aveva «cancellato» la presenza di Misseri sulla scena del delitto, proponendo - in una edizione riveduta e corretta - la presunta responsabilità di Cosima Serrano, madre di Sabrina, nell’aggressione fatale alla povera Sarah. Il dottor Carriere ha peraltro preso atto della richiesta formulata in udienza preliminare dal pubblico ministero Mariano Buccoliero e dal procuratore aggiunto Pietro Argentino, che avevano appunto presentato istanza di revoca di quella misura.
Nel provvedimento è sottolineato che il «gup ordina la liberazione solo formale dell’imputata, restando la medesima detenuta ad altro titolo». Il riferimento, ovviamente, è all’ordinanza di custodia in carcere più recente, cioè quella del maggio scorso, in cui Sabrina è stata destinataria della misura restrittiva insieme con la madre. «Vista la complessità delle motivazioni da redigere», ha osservato il giudice dell’udienza preliminare, «ed i tempi ristretti imposti dal procedimento, riserva il deposito della motivazione entro il termine di giorni cinque dalla data odierna (16 novembre scorso, ndr)». Molto probabilmente, la motivazione del provvedimento sarà depositata lunedì prossimo, data in cui è prevista la definizione dell’udienza preliminare, con la decisione che sarà adottata su tutti gli imputati coinvolti nel procedimento a vario titolo.
Con la revoca della prima misura cautelare a carico di Sabrina, in ogni caso, il dottor Carriere ha risolto quella presunta «interferenza» fra la pendenza di una prima procedura incidentale de libertate e la seconda iniziativa cautelare relativa allo stesso fatto, rilevata dalla Corte di Cassazione nel settembre scorso. Il principio del "ne bis in idem" (in pratica «nessuno può essere oggetto di provvedimenti reiterati per lo stesso fatto») è così salvaguardato, con buona pace dei supremi giudici che avevano evidenziato nella stessa sentenza che «la regola permea l’intero sistema giuridico».