mercoledì 25 settembre 2024


20/11/2011 10:33:38 - Provincia di Taranto - Attualità

«Quei 60 milioni di euro devono restare a Taranto. Pronto a discutere per un modello equo e corretto di nuova sanità»

           
«Sono stato fra i primi a manifestare le mie perplessità sulla fattibilità del progetto del polo “San Raffaele” a Taranto e sulla sua valenza dal punto di vista della ricerca. I fatti mi hanno dato ragione. Ringrazio il governatore Vendola per aver bloccato un progetto che non era conveniente e che non sarebbe stato neppure produttivo».
Il consigliere provinciale del Pd, Giuseppe Turco, esprime la propria soddisfazione per lo stop imposto da Vendola all’iter della realizzazione del “San Raffaele” a Taranto.
«Non poteva essere questo il modello vincente per la sanità jonica» prosegue il medico torricellese. «Si sarebbe creata un’altra cattedrale nel deserto. Si è parlato, infatti, di ricerca: ma con quali risorse il “San Raffaele” avrebbe potuto avviare la ricerca in campo sanitario? Purtroppo, in Italia vi sono tanti poli d’eccellenza che riescono a proseguire la ricerca solo grazie ai finanziamenti che arrivano attraverso Telethon. Ma vi erano anche tante altre ragioni alla base del mio dissenso verso questo progetto. Innanzitutto non mi convincevano i committenti. E, anche in questo, i fatti mi hanno dato ragione. Inoltre avevo seri dubbi che quei finanziamenti regionali provenienti dai Fondi Europei Infrastrutturali potessero essere stornati per il “San Raffaele”. Per non parlare poi dell’area in cui sarebbe dovuto sorgere e delle varianti urbanistiche che avrebbe richiesto questo progetto… Plaudo, quindi, alla decisione di Vendola di voltare pagina».
Accantonato questo progetto, c’è però da ripensare un modello per la sanità jonica, scossa, peraltro, dai tagli già apportati con la delibera del 31 ottobre scorso del commissario straordinario della Asl.
«Innanzitutto, quei 60 milioni di euro devono restare a Taranto» è il punto di partenza del discorso del dott. Turco su una nuova ipotesi di modello sanitario. «Perché Taranto ora non può ricevere la beffa di perdere sia quei servizi che avrebbe apportato il “San Raffaele”, sia i finanziamenti stanziati. A mio avviso si può puntare a creare eccellenze nelle strutture che già operano. Bisogna però, in primis, migliorare, laddove è necessario e doveroso, gli standard alberghieri di alcune strutture. Poi si deve investire sulle tante risorse professionali che esistono per creare poli di eccellenza. Non per forza il riordino deve prevedere “sangue e lacrime”. Si possono recuperare risorse, da spendere meglio. Come? Potenziando l’assistenza domiciliare. I ricoveri alle RSA, ad esempio, costano tanto sia al sistema sanitario, sia allo stesso degente. Il mio riferimento è alla riabilitazione: perché non puntare sull’assistenza domiciliare? Se c’è la volontà di lavorare su un nuovo modello di sanità, serio, efficiente e all’insegna dell’equità, io sono disposto a farmi promotore di una seduta monotematica del Consiglio Provinciale per aprire un tavolo di confronto».










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