venerdì 20 settembre 2024


03/12/2011 12:18:03 - Avetrana - Attualità

I giudici: «La versione del sogno non regge», sì definitivo all’accusa di sequestro

 
Sabrina Misseri e Cosima Serrano rimangono in carcere. Il tribunale del Riesame si è espresso questa mattina sull'annullamento con rinvio operato dalla Corte di Cassazione in merito ai gravi indizi di colpevolezza per l'omicidio di Sarah Scazzi, rilevati dalla ordinanza di custodia cautelare di maggio scorso.
 
I giudici del Riesame hanno sciolto la riserva solo questa mattina, dopo quasi dieci giorni di camera di consiglio. La battaglia tra accusa e difesa si giocava sugli elementi che proverebbero l'omicidio: secondo la Procura, Sarah sarebbe stata uccisa in casa da due persone, mentre secondo gli avvocati della difesa, non c'è alcuna prova che la quindicenne sia mai entrata in casa quel giorno. Le due donne, dunque, attenderanno in carcere l'avvio del processo, il 10 gennaio prossimo.
 
Sequestro. Il Tribunale ha accolto anche il ricorso della procura che avevano chiesto l'arresto delle due donne anche per il reato di sequestro di persona, che il gip non aveva invece accolto nel maggio scorso. Madre e figlia sono accusate inoltre di concorso in omicidio e soppressione del cadavere di Sarah Scazzi. «Gli elementi istruttori» raccolti sul presunto sequestro di persona di Sarah «consentono di ritenere» che il fatto si sia verificato «con probabilità sostanzialmente coincidente con la certezza», e che quindi non si tratti di un sogno come ha raccontato, ritrattando la prima versione, il fioraio Giovanni Buccolieri. Lo scrivono nell'ordinanza i giudici del Tribunale del Riesame di Taranto.
 
Vittima costretta. «Per il contenuto e il tono (a giudicare dai gesti e dal contegno tenuto dalla Serrano) l'ordine rivolto da quest'ultima indagata alla nipote - spiegano i giudici riferendosi all'intimazione di Cosima a Sarah in strada di salire in auto - risulta senz'altro idoneo ad incidere sulla libertà della vittima di determinarsi e agire secondo la propria autonoma e indipendente volontà». In definitiva «il comportamento, così duro e deciso, della Serrano era in astratto, ed è stato in concreto, idoneo ad esercitare una costrizione sulla vittima, sopprimendo la sua libertà di autodeterminazione».










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