La cronaca della soppressione del cadavere di Sarah è ancora tutta da scrivere
Chi ha gettato il corpo di Sarah Scazzi nel pozzo di contrada Mosca? La domanda torna di strettissima attualità, malgrado l’ormai imminente avvio del processo (l’inizio è fissato per il prossimo 10 gennaio), visto che la Corte di Cassazione, a ridosso della fine dell’anno, ha depositato la sentenza con la quale spiega, in 16 pagine, perché nei confronti di Mimino Cosma e Carmine Misseri, arrestati il 23 febbraio del 2011 dai carabinieri con l’accusa di concorso nella soppressione del cadavere di Sarah Scazzi e scarcerati il 10 marzo successivo dal tribunale del riesame per assenza di esigenze cautelari, non ci sono gravi indizi di colpevolezza.
Un giudizio forte, considerando che la prima sezione penale della Cassazione era chiamato a valutare il ricorso presentato dai pubblici ministeri che chiedevano l’annullamento della scarcerazione di Cosma e Misseri, ricorso invece dichiarato addirittura inammissibile. In pratica, i giudici della Suprema Corte hanno accolto la tesi degli avvocati Raffaele Missere, legale di Cosma, e Lorenzo Bullo, difensore di Misseri, sostenendo che non risulta affatto provata la presenza dei due indagati, che sono rispettivamente il nipote e il fratello di Michele Misseri, sul luogo dove fu nascosto il corpo di Sarah. La decisione del riesame, annullata dalla Cassazione, d’altronde prestava il fianco ad alcuni rilievi, partendo da Michele Misseri che ha sempre detto di aver sepolto da solo il cadavere della nipote.