Anno nuovo, tragedie vecchie.....
Occhi puntati dei mezzi di informazione sull’aula Alessandrini al primo piano
della Corte di Assise del Tribunale di Taranto per la prima udienza del processo Scazzi, prevista per la costituzione della parti. Nove gli imputati in tutto, 250 testimoni da sentire e poi tutto da resettare in un processo con un forte carico indiziario, e con poche prove certe.
Imputate del delitto Cosima Serrano e Sabrina Misseri, che hanno negato ogni ripresa di primi piani alle cinquanta testate giornalistiche accreditate nel dibattimento delle loro persone, accusate di concorso in omicidio e soppressione di cadavere, nonchè sequestro di persona, mentre Michele Misseri, che, tra l’altro non rientra nell’elenco dei testimoni da interrogare, forse perchè sin troppo generoso nelle dichiarazioni, viene accusato della sola soppressione di cadavere e di autocalunnia a causa del costante dichiarare ai mezzi di informazione la sua esclusiva ed assoluta responsabilità nella morte della nipote avvenuta il 26 agosto 2010.
Spetta sempre a lui il tapiro d’oro per la dichiarazione di inizio anno: “Se mia moglie e la figlia vengono riconosciute colpevoli, mi ammazzo...”.
Questo dichiarato dal contadino nelle ore preliminari del processo nel corso del quale risulta notevolmente calata l’attenzione dei magistrati sulle tante e copiose dichiarazioni dell’uomo, che in data 12 novembre 2010, nell’incidente probatorio di undici ore, ha accusato la figlia dell’assoluta responsabilità dell’omicidio della nipote, per la perniciosa ed invadente e mal sopportata gelosia della cugina verso il bell’Ivano, motivo del forte risentimento dell’estetista, degenerato in furia omicida.
Imponente l’apparato organizzativo da parte del Tribunale per consentire ai mezzi di informazione di tenere costantemente aggiornata l’opinione pubblica sull’andamento del processo, per quanto resti saldo il divieto degli avvocati delle due imputate di negare qualsiasi ripresa in assenza di un legittima rilevanza sociale del processo.
Si resetta tutto a favore della difesa che per la prima volta vede faccia a faccia le due sorelle, Cosima e Concetta, che in comune hanno ormai l’iniziale del nome, e che si ritrovano in tribunale per le rispettive verità.
Sarà proprio Concetta, in qualità di parte civile e di parte dell’accusa, ad aprire i dibattimenti per porre una pietra miliare del processo: l’ora in cui la figlia Sarah sarebbe uscita di casa quel giorno.
Intanto, tra le tante richieste giunte ai magistrati, quella della difesa di Sabrina e Cosima, e cioè una nuova autopsia sul corpo della povera quindicenne, che secondo gli avvocati Coppi e Marseglia presenterebbe punti d’ombra a sostegno della loro difesa. Canovaccio, l’incidente probatorio di novembre 2010, in cui Michele Misseri riversa la colpevolezza della morte di Sarah a Sabrina, ribaltando le dichiarazioni della notte tra il 5 ed il 6 ottobre in cui invece si era accusato della morte della nipote per un impeto di rabbia dovuto dal trattore che non partiva, dopo che la ragazza si era inoltrata nel garage dove tutto l’accaduto è ancora da chiarire, persino per qual che riguarda l’arma del delitto e il movente, ballerino tra il calore rabbioso e quello sessuale dettato dalle continue avances dello zio verso la nipote ormai donna. Resta però nel dimenticatoio, almeno in questa fase, ricoprendo il ruolo del jolly per chi lo tirerà in ballo in fase processuale.
Insomma l’atmosfera è quella dei grandi processi del millennio scorso, tranne che per il bianco in nero, alla Bebawi che ricostruirono le fasi di una società che cambiava. Lo scoop: il costituirsi del Comune di Avetrana nel processo per il danno di immagine che la vicenda avrebbe provocato alla piccola cittadina, rappresentato da un avvocato e dallo stesso sindaco De Marco presente in aula. Tutto da vedere per un processo che ha tutte le caratteristiche per essere il caso e il processo del secolo.
Mimmo Palummieri