domenica 24 novembre 2024


11/01/2012 10:07:19 - Avetrana - Attualitą

Presente il sindaco di Avetrana: il Comune ha chiesto il risarcimento per i danni all’immagine

 
Alea iacta est.
Sì il dado è tratto per la ressa dei giornalisti accreditati per la prima udienza, e le successive, del processo del secolo, quello di sarah Scazzi inaugurato ieri, 10 gennaio presso l’aula Alessandrini, posta al primo piano del Palazzo di giustizia di Taranto. Un’udienza preliminare per la costituzione delle parti, quella civile della famiglia Scazzi rappresentata dagli avvocati Biscotti e Gentile, vs il pool dei colleghi assoldati da Cosima e Sabrina Misseri, per la loro difesa, insieme alla task force di difensori dei nove imputati in tutto chiamati all’appello dalla Presidente di Corte, giudice Cesarina Trunfio, la quale, sin dalle prime battute, dopo la costituzione delle parti deve ritirarsi in camera di consiglio per dirimere una spinosa questione sollevata dai legali delle difese: rinunciare alla presenza delle telecamere, grave precedente per tutti i processi, soprattutto questo che ha già riservato non pochi pregiudizi verso le due imputate, “una presenza perniciosa”, ha detto l’avv. Marseglia per Sabrina Misseri, voce solista di una stessa richiesta ribadita dai legali degli altri imputati, all’interno di un coro di rimessi alla decisione della Corte.
Tra l’altro le due donne avevano già fatto sapere che avrebbero rinunciato ai primi piani e ad inquadrature persistenti sulle loro persone. Presente tutta la famiglia Scazzi, soprattutto la tesa mamma Concetta che finalmente si trova faccia a faccia con la sorella impietrita dietro la gabbia di ferro che la separa, oltre da quello che fu il suo sangue, anche dal marito, ignorato dalle due donne che tenta disperatamente di sottrarle alla detenzione a vita se venissero riconosciute colpevoli, dichiarando di suicidarsi se i giudici non daranno peso alla sua accusa di assoluta colpevolezza nella morte della nipote, nonostante l’incidente probatorio dell’11 novembre 2010 resti la pietra miliare di questo processo per l’accusa rivolta alla figlia in quella circostanza.
Dopo due ore di camera di consiglio, la presidente dice sì alle telecamere della trasmissione di servizio “Un giorno in pretura”, incaricata di diffondere le immagini alle altre emittenti, poichè abituata alle riprese di questo tipo, a condizione che le telecamere di tutte le emittenti restino spente quando le condizioni, i testimoni e le resa di immagini forti atti a turbare la sensibilità di tutti, lo rendessero necessario, ma dice no ai fotografi per il grave intralcio all’operato dell’aula per l’oggettiva mobilità richiesta dai fotografi rispetto alla telecamere.
In un angolo della sua gabbia c'è Sabrina, la bisbetica domata, in nero, con i capelli lunghi, nera nell’abbigliamento, con gli occhiali pesanti, in lacrime con un fazzoletto bianco accanto alla madre, inespressiva, fredda, una sfinge senza emozioni, che assiste al dibattimento evitando gli sguardi del marito, ignorato dai teste perchè inattendibile, e quelli della sorella, a cui spetterà il compito di fissare definitivamente l’ora in cui la figlia si indirizzò verso la casa della nipote per l’uscita al mare.
Sarebbe stata sempre Sabrina a chiedere ai secondini di uscire dall’aula più volte, sottraendosi a quell’ondata di sguardi che la cercano dopo un anno di assenza dalle telecamere.
Appare dimagrita di dieci chili, silenziosa, in lacrime, cercando l’annichilimento, come se fosse in gabbia, in attesa del supplizio.
Si è costituito parte civile il Comune di Avetrana, rappresentato dal sindaco, avv. De Marco, che ritiene di essere stato sin troppo danneggiato dall’affaire Misseri e pertanto chiede il risarcimento per danno di immagine, richiesta accettata dal Pubblico Ministero in quanto esistono gli elementi, quanto ricusata dagli avvocati difesa che non vedono alcun nesso di causalità ed effetto nella vicenda per le spese sostenute assolutamente in libertà dal sindaco e la sua giunta e la rifiutano per gli stessi motivi sostenuti dal PM.
Viene chiesta inoltre la cancellazione dei reati sulla persona di alcuni familiari del fioraio di Avetrana, tra cui la suocera, il cognato e altri, poichè tirati in ballo indebitamente, e completamente estranei al processo.
Ribadito il movente, l’ossessione per Ivano, mentre il resto è da resettare, mentre già all’orizzonte si profila lo sdoppiamento della pubblica opinione tra innocentisti e colpevolisti, come nella migliore tradizione dei grandi processi.
 
Mimmo Palummieri










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