La famiglia Scazzi chiede ai Misseri un risarcimento stratosferico di 33 milioni di euro
Finalmente un po’ di stretching nel caso Scazzi. Dopo quasi due anni di bulimia di notizie, si arriva al sodo nell’aula Alessandrini del Tribunale di Taranto per la sesta udienza dell’omicidio della quindicenne di Avetrana.
Testimoni attesissime le due sorelle Spagnoletti, Mariangela e la sorella, oggi tredicenne, che senza alcun tentennamento e con la lucidità che hanno sempre dimostrato sin dall’inizio, confermano che il giorno del delitto Sabrina le attendeva per strada già allarmata per l’abbondante ritardo di Sarah.
Mariangela ha sempre smentito le dichiarazioni di Sabrina. che invece aveva tentato di convincere l’amica che l’attendeva in veranda per andare al mare. L’ex amica dell’estetista presunta omicida smentisce queste dichiarazioni ribadendo che il cancello della veranda era chiuso, mentre vedeva armeggiare lo zio Michele davanti al portone del garage di via Deledda con la il retro della macchina rivolto all’ingresso del garage.
«Sabrina era già sicura che qualcuno avesse preso Sarah e mi aspettava per strada sperando che io l’avessi incontrata»: queste le fulminanti dichiarazioni delle due Spagnoletti, che contestano Sabrina e rincarano la dose quando confermano che Sabrina era ossessionata da Ivano tanto da mal sopportare l’attenzione di quest’ultimo verso Sarah, nonostante da sfondo ci sia la testimonianza di Ivano che davanti ai giudici ha smentito qualsiasi coinvolgimento emotivo per la piccola, quanto invece ha confermato l’amore di Sabrina nei suoi confronti.
Chiamato a testimoniare un altro amico della comitiva, Alessio Pisello, che getta benzina sul fuoco quando dice che fu Sabrina ad indicargli l’abbigliamento di Sarah quel giorno nonostante non l’avesse mai incontrata, un pantaloncino ed una maglietta fucsia, descritte secondo Sabrina dalla zia Concetta, la quale smentisce perchè non vide materialmente uscire di casa la figlia e dunque smentisce di conoscere gli indumenti indossati dalla ragazza per andare al mare e di conseguenza di averne parlato alla nipote.
Chiesto il sequestro conservativo delle proprietà Misseri da parte della famiglia di Sarah in vista di un risarcimento stratosferico di 33 milioni di euro per prevenire alienazioni improvvise del villino e di diversi terreni, per quanto sulle proprietà di casa Misseri penda un altro sequestro conservativo firmato Daniele Galoppa, causa mancato pagamento della parcella da parte di Michele Misseri mentre era assistito dall’avvocato di Grottaglie.
Insomma le tenebre si dipanano nel processo che resta ancora indiziario e fortemente indiziario. Speriamo solo che la malagiustizia non finisca per affossare ulteriormente la memoria di Sarah.
Mimmo Palummieri