Bonelli (Verdi): stop impianto
E Vendola convoca tavolo
Politici, sindacalisti e magistrati riflettono dopo la perizia, disposta dal gip Patrizia Todisco su richiesta della Procura, che ha certificato la relazione tra le emissioni dello stabilimento siderurgico Ilva e le malattie, in centinaia di casi mortali, della popolazione tarantina.
Ieri mattina il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola ha convocato il tavolo sull'Ilva a cui hanno partecipato gli assessori regionali all'Ambiente e alla Salute, i capigruppo della maggioranza, i tecnici dell'Ares, dell'Arpa e dell'Avvocatura regionale. E lunedì altro vertice d’urgenza con tutti i capigruppo, gli assessori e il presidente del Consiglio regionale, Onofrio Introna. «Sulla base delle valutazioni emerse durante l'incontro - è scritto in una nota - l'assessorato all'Ambiente invierà copia della seconda perizia al ministero dell'Ambiente, confermando e ribadendo la richiesta di riesame dell'Aia, l'autorizzazione integrata ambientale rilasciata l’estate scorsa all’Ilva, già avanzata all'indomani della pubblicazione della perizia chimica».
Il sindaco di Taranto Ezio Stefàno ha invece riunito Cgil, Cisl e Uil, concordando una strategia comune che da un lato punta a tutelare i 15mila posti di lavoro garantiti dall’Ilva e dall’altro chiede al governo di intervenire con forza, e soprattutto risorse, sul fronte delle bonifiche e della tutela dell’ambiente.
A due mesi dalle elezioni comunali, però, la vicenda inevitabilmente si colora di motivazioni politiche. «I risultati della perizia medico-epidemiologica richiesta dal gip del Tribunale di Taranto sono drammatici - dice ad esempio il segretario nazionale dei Verdi Angelo Bonelli a cui un cartello di associazioni ambientaliste ha ufficialmente proposto la candidatura a sindaco di Taranto - e confermano quello che noi sosteniamo da anni: ossia che i veleni dell'Ilva sono causa di morte e malattie». Bonelli chiede al ministro dell'Ambiente, Corrado Clini, «di revocare immediatamente l'Aia concessa all'Ilva secondo quanto previsto dalle norme contenute nel Dlgs n. 59 del 2005. La perizia ha reso evidente che l'impianto di Taranto è assolutamente incompatibile con la salute dei cittadini: stiamo assistendo ad una strage di vite umane senza precedenti che va immediatamente fermata attraverso chiusura programmata dell'Ilva. A Taranto bisogna aprire il più grande processo della storia italiana e fare giustizia in nome del popolo inquinato».
La Procura di Taranto riavrà nuovamente il fascicolo al termine dell’in cidente probatorio, dopo l’udienza del prossimo 30 marzo. Atti alla mano, i magistrati, guidati dal procuratore capo Franco Sebastio, dovranno decidere se e come proseguire le indagini preliminari e se, soprattutto, chiedere provvedimenti cautelari - a partire dal sequestro dello stabilimento - al gip Patrizia Todisco. La perizia d’altronde non lascia molti margini di manovra. «Il quadro sanitario della popolazione di Taranto esposta alle emissioni industriali e impiegata in diversi comparti lavorativi appare compromesso. Alcuni degli effetti riscontrati si continueranno a manifestare - scrivono i consulenti del giudice - nel futuro a causa della latenza tra esposizione ed esiti ma la gran parte di questi potranno essere ridotti con interventi di prevenzione ambientale».