Leonardo Giangrande: «Quel male oscuro che si chiama “disperazione”: la Puglia è la seconda regione in Italia per numero di suicidi»
Sei mesi. Tutto è iniziato a dicembre 2011, con il plico esplosivo recapitato al direttore generale di Equitalia. E, dopo le bombe sono arrivati i suicidi, ricordiamo il caso del povero Vincenzo Di Tinco di Ginosa; purtroppo la Puglia, con i suoi 5 suicidi, a partire da marzo scorso tristemente detiene, dopo il Veneto, il primato italiano. Secondo Cgia Mestre, nel 2012 in Italia i casi di suicidio tra imprenditori, sarebbero ben 33.
«Dal silenzio dei suicidi, che – commenta il presidente provinciale di Confcommercio, Leonardo Giangrande- non fanno quasi più notizia, si sta passando alle azioni più clamorose: l’uomo di Verona che, nel marzo scorso, quasi come un bonzo buddista, si è dato fuoco dinnanzi alla sede della Agenzia delle Entrate, ed ultimo l’imprenditore lombardo che per 5 ore, armi in pugno, si è barricato nella sede della agenzia delle entrate del suo paese.
Insomma una sorta di contagio, derivato da quel male oscuro che si chiama “disperazione”, e che assale quando si perde ogni speranza perchè dinnanzi a se stessi non si vedono altro che porte chiuse.
E’ quel che è accaduto forse a Di Tinco, Maggio, Pajano, Pignataro, Lefons…, i cinque imprenditori pugliesi che nell’arco di 45 giorni hanno chiuso con la vita. Senza false demagogie, vorremmo tentare di fare qualcosa e di intervenire per porre fine a questa drammatica sequenza. Innanzitutto rivolgiamo un appello a chi si sente solo e disperato a non chiudersi in se stessi, ma a cercare il confronto, il dialogo.
Le porte di Confcommercio sono aperte per chi abbia bisogno di parlare, di esporre il suo caso: a volte vi sono soluzioni ed alternative possibili. Più nel concreto stiamo valutando il modo per istituzionalizzare uno sportello di ascolto e per venire incontro agli imprenditori in difficoltà con piccoli interventi di emergenza. Al di là di questo, che certamente è una piccolissima goccia in un oceano di disperazione, lanciamo un accorato appello alle istituzioni a valutare il modo, a studiare percorsi per dare speranza e fiducia a quei piccoli e piccolissimi imprenditori che hanno fatto la ricchezza del paese e che ora si vedono ridotti allo stremo, e criminalizzati alla stregua dei grandi evasori. Imprenditori non solo colpiti dalla crisi che ha più che dimezzato commesse ed incassi, ma inseguiti da un fisco che tratta tutti da evasori, ignorando pedigree di tutto rispetto, spesso di onesti ed impegnati piccoli imprenditori. E’ ora che il Governo tecnico mostri un volto umano e la smetta di gabellare i soliti noti».
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