domenica 24 novembre 2024


05/05/2012 09:54:56 - Sava - Attualità

Se fossimo nati pecore, saremmo stati abbattuti….

 
Si, se invece di nascere essere umani fossimo venuti al mondo come pecore, probabilmente molti di noi sarebbero stati già abbattuti.
Potrebbe sembrare un paradosso, ma è una realtà determinata, nella nostra provincia, dall’alto grado di inquinamento ambientale. Proprio il titolo del libro di Liliana Cori (“Se fossi nata pecora, verrei abbattuta?”), è stato lo spunto per un proficuo ed estremamente interessante confronto che gli studenti del liceo scientifico tecnologico “Oreste Del Prete” di Sava (guidati dalla docente Rosa Soloperto), hanno avuto, nei giorni scorsi, con Emilio Gianicolo, ricercatore dell’Istituto di Fisiologia Clinica del Cnr, perito di parte nominato dagli allevatori di Taranto che hanno dovuto subire la soppressione delle pecore, nonché collega della stessa Cori.
«Senza creare allarmismi, non posso non rimarcare che il livello di inquinamento ambientale nella provincia di Taranto (e in particolare in alcuni quartieri della città capoluogo), è preoccupante» ha affermato il dott. Gianicolo. «Vi sono degli studi che certificano come il numero delle morti per alcune patologie tumorali è, in media, più alto rispetto ad altre realtà. Così come la “forbice” fra la percentuale di morti in Puglia per cause che possono essere ricollegate all’inquinamento ambientale e quella relativa alle regioni più industrializzate del nord si sta sempre più riducendo, per annullarsi, definitivamente, intorno al 2015 o al 2016».
Non è mancata la domanda sul futuro dell’Ilva.
«Lasciamo che sia la magistratura, che sta lavorando con grande scrupolo e serietà, ad esprimere il giudizio finale» è stata la risposta del ricercatore di Mesagne. «Ultimamente, anche a livello scientifico, è stato appurato che la diossina trovata nel sangue è quella emessa dalle industrie che operano in quella città. Ma la scienza non si può sostituire alla Giustizia. Sarà il Tribunale, ottimamente guidato dal procuratore Sebastio, a decidere se archiviare il procedimento, se rinviare a giudizio i vertici dell’Ilva o se chiudere lo stabilimento. Ma, in ogni caso, si parla della chiusura della cockeria, ovvero l’area che produce il maggiore inquinamento».
Se Taranto piange, Brindisi non … ride. Gianicolo ha presentato agli studenti un lavoro di ricerca concluso qualche mese fa e presentato al Congresso della Società Europea di Cardiologia.
«Abbiamo analizzato le schede di dimissione ospedaliera di oltre 6500 bambini nati a Brindisi da genitori residenti in città nel periodo fra il 2001 e il 2008, scoprendo 195 casi di malformazioni congenite» ha affermato Gianicolo. «Confrontando i dati raccolti con i tassi di malformazioni attesi secondo il registro europeo EUROCAT (European Surveillance of Congenital Anomalies, abbiamo verificato che in città c’è un 18% di malformazioni in eccesso rispetto all’atteso; le malformazioni cardiovascolari, nello specifico, sono del 70% più frequenti rispetto alle medie europee».
Non c’è la certezza piena che questi dati siano il risultato dell’inquinamento ambientale, ma il sospetto è molto forte.










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