Gli utenti del centro, con l’aiuto dello psicologo Nicola Simeone e del regista Mirko Dilorenzo, hanno lavorato insieme non solo per realizzare il film, ma per intraprendere un viaggio interiore, dando vita a un’opera che racconta la loro storia attraverso la figura ispiratrice di San Giuseppe da Copertino
Nato all’interno del centro diurno Phoenix di riabilitazione psichiatrica di Sava (gestito dalla coop Nuova Luce) come laboratorio esperienziale di cinema, il progetto ha rappresentato un percorso terapeutico per i suoi partecipanti. Gli utenti del centro, con l’aiuto dello psicologo Nicola Simeone e del regista Mirko Dilorenzo, hanno lavorato insieme non solo per realizzare il film, ma per intraprendere un viaggio interiore, dando vita a un’opera che racconta la loro storia attraverso la figura ispiratrice di San Giuseppe da Copertino.
L’idea alla base del progetto è stata quella di utilizzare il cinema come strumento di espressione e guarigione. In un mondo in cui spesso il disagio mentale viene stigmatizzato, questo laboratorio ha dato voce a chi troppo spesso rimane inascoltato, permettendo ai partecipanti di esplorare e condividere le proprie emozioni, paure e speranze attraverso la creazione artistica.
Il cortometraggio “Giuseppe” è il risultato di un lungo lavoro collettivo. Ogni fase della produzione — dalla scrittura della sceneggiatura alla realizzazione delle scenografie e dei costumi — è stata curata dagli utenti stessi del centro. Con l’aiuto dei professionisti, i partecipanti hanno rielaborato le vicende di San Giuseppe da Copertino, il santo noto per i suoi episodi di estasi e levitazione, trasformandolo in un simbolo della loro lotta personale per superare i propri limiti.
Il santo pugliese, vissuto nel XVII secolo, era noto per i suoi miracolosi voli durante momenti di estasi mistica. Nel cortometraggio, i ragazzi del centro hanno riscritto la storia di San Giuseppe da Copertino basandosi sulle proprie esperienze di vita, creando una narrazione che unisce la spiritualità e il desiderio di liberazione dai pesi del mondo reale.
Il risultato è una rappresentazione e del primo "volo" del santo, che diventa una metafora del loro stesso percorso di guarigione e di ricerca di libertà. Attraverso questa storia, i partecipanti hanno potuto esplorare il tema della resilienza, mostrando come, nonostante le difficoltà, sia possibile trovare il proprio modo di volare.
“Giuseppe” rappresenta molto più di un semplice cortometraggio: è la dimostrazione concreta di come l’arte possa essere uno strumento di inclusione e di rinascita. In un contesto di riabilitazione psichiatrica, il cinema ha offerto uno spazio sicuro in cui gli utenti potevano esprimere la loro creatività, imparare a collaborare e, soprattutto, scoprire il potere della narrazione.
Il successo del cortometraggio testimonia l'importanza di investire in progetti che uniscono il mondo dell’arte e della salute mentale, offrendo opportunità di crescita e trasformazione per chi spesso viene messo ai margini della società.
“Giuseppe” ha dimostrato che il cinema non è solo intrattenimento, ma anche un potente strumento di guarigione e riscatto sociale, come San Giuseppe da Copertino, anche le persone che vivono con disturbi mentali possono trovare il loro momento per “volare”.
Tutto ciò è stato possibile grazie all’impegno e all’entusiasmo della coop Nuova Luce, del Dipartimento di Salute Mentale di Taranto nella persona di Anna Cristina Della Rosa; del Centro di Salute Mentale di Manduria (Orazio Lippolis e Giuseppina Muscolino), della coordinatrice del centro diurno Phoenix Leonarda Sandra Dicursi e degli operatori del Centro Antonia Sirsi, Zaira Tripaldi, Rossana De Palo, Giordana Giacoia, Agata Zingaropoli, Monica Petecchia, Maria Caterina Attanasio, Vincenzo Lo Frano, Anna Berdicchia, Mario Montesardo e Tiziana Stranieri.