martedì 26 novembre 2024


23/06/2012 07:11:17 - Provincia di Taranto - Attualità

Il livello di pressione fiscale, per chi le tasse le paga, ha raggiunto il 55%

 
Consumi procapite ai livelli del 1998: l’Italia, come in una macchina del tempo, ha fatto un balzo indietro di 15 anni! Un annuncio secco, senza mezzi toni, che pesa come un macigno sui delegati provenienti da tutta Italia dalle sedi provinciali di Confcommercio, convenuti l’altro ieri a Roma per l’annuale assemblea nazionale.
«E’ una Italia in bianco nero, quella fotografata da Carlo Sangalli» commenta il presidente provinciale di Confcommercio, Leonardo Giangrande, di rientro assieme alla delegazione jonica dalla convention nazionale. «Una crisi non ancora conclusa che vede crescere ancor più drammaticamente il divario tra Nord e Sud, e dove trovano spazio poche speranze e molte certezze, purtroppo tutt’altro che positive, basta dare un’occhiata ai dati locali per rendersene conto. Una situazione, come l’ha definita Sangalli, da ‘bollettino di guerra della recessione’ che miete vittime reali, gente che dinnanzi alla impossibilità materiale di far fronte ai debiti, cede alla disperazione.
E’ una situazione quest’ultima che ci preoccupa non poco e a fronte della quale stiamo lavorando ad un percorso di soccorso che stiamo perfezionando e che presenteremo la prossima settimana. D’altra parte basta dare uno sguardo ai dati ufficiali del Registro delle Imprese della Camera di commercio di Taranto, per rendersi conto come il desolante scenario nazionale tracciato da Sangalli trovi una drammatica conferma nella nostra provincia: il saldo tra iscrizioni e cessazioni nel settore del commercio nel 1° trimestre del 2012, è stato di -131 imprese a fronte di -183 nei 12 mesi del 2011; molto peggio nel turismo dove addirittura il dato trimestrale (-27) ha già triplicato quello dell’intero 2011 (-9), e per il settore ‘servizi’ dove il saldo dei primi novanta giorni (-39) uguaglia quello dell’intero anno.
Immaginiamo ora quali devastanti conseguenze potrà determinare l’aumento dal 1° ottobre della aliquota Iva al 23% annunciata dal governo Monti: sarà un’ulteriore mazzata per i consumi, e un nuovo colpo per le imprese. Gli aumenti Iva insieme al carico delle accise e l’impennata della fiscalità energetica rischiano di far impazzire i prezzi e di bloccare definitivamente i consumi con tutte le conseguenze che ciò può determinare».
Il capitolo ‘riforma del fisco’ è uno dei temi centrali posti all’attenzione del Governo, il livello di pressione fiscale, per chi le tasse le paga, ha raggiunto il 55%: è un livello che zavorra drasticamente investimenti e consumi.
«Non siamo per la disobbedienza fiscale, sul modello leghista, ma ci rendiamo conto che – ribadisce Giangrande- non possiamo consentire che il peso dell’azzeramento del deficit e di riduzione del debito ricada tutto su chi le trasse le paga. E allora che si metta mano ad una strategia seria fatta di riduzione della spesa pubblica, a partire dalle amministrazioni locali per arrivare allo Stato; che si riducano soprattutto gli sprechi di risorse per il mantenimento di una macchina di cui beneficiano pochi privilegiati e che recidano rami secchi, inefficienze e improduttività di enti ed organismi che potrebbero essere privatizzati ed in taluni casi eliminati».
Quanto al tema delle liberalizzazioni la posizione di Confcommercio è che debbano interessare tutti i mercati , consentendo così la più ampia ed equa condivisione dei costi e dei benefici, senza sacche di favoritismo.
«Non si può chiedere –continua Giangrande- impegno e sacrifici solo ad una parte dell’economia, se nuove politiche per il commercio devono essere, che siano tali per tutti, a partire dal capitolo dagli aiuti di Stato alle gradi aziende, spesso decotte, per arrivare ad una seria lotta all’abusivismo ed alla contraffazione».
Ripartire dalle città è la tesi di Confcommercio.
«E’ il nostro tema di fondo, sono anni che nei comuni della provincia e nel capoluogo ci confrontiamo con le amministrazioni comunali sul tema della ‘città intelligente’, una città cioè sostenibile sul piano socio-urbanistico-ambientale. Ripartire dalle città vuol dire confrontarsi e programmare sui temi dello sviluppo e della crescita del territorio; non può esservi crescita economica se non si riparte dalla riqualificazione delle aree urbane. Ed è per questo che attendiamo con ansia di poterci confrontare al più presto con le nuove amministrazioni sulla programmazione attinente i distretti urbani del commercio, ed i sistemi turistici locali».










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