L’esposto dell’ambientalista Mimmo Carrieri
«E’ normale che un essere umano viva, o meglio “sopravviva”, in condizioni disumane per 365 giorni all’anno in compagnia di cani randagi (e attualmente anche con otto cuccioli) in un fatiscente immobile in completo stato di abbandono, con pessime condizioni di manutenzione e di conservazione, sprovvisto di infissi esterni, fatiscente, con mancanza di igiene, di idonei servizi igienici, di acqua, e di energia elettrica?».
L’ambientalista Mimmo Carrieri segnala il caso di un cittadino indigente di Torre Ovo, che vive nelle più estreme condizioni di disagio nell’indifferenza di tanti, se non di tutti.
«Questa è la triste realtà quotidiana di un uomo dall’apparente età di circa 50 anni, che da diversi anni ormai trascorre le sue giornate “coabitando” con i randagi in un fabbricato annerito dalla fuliggine e incorniciato da decine di bottiglie di birra vuote e dai rifiuti che spesso egli smaltisce appiccandovi il fuoco» scrive Carrieri in un esposto inviato alle istituzioni competenti. «E’ di carattere schivo, spesso infastidito dalle lamentele che i vicini gli rivolgono per i cani randagi che sostano per strada ad attenderlo e seguirlo (come fosse un gregge) durante i suoi spostamenti per il centro di Torre Ovo, sino ad arrivare in prossimità della spiaggia.
Diversi villeggianti di via delle Foche e altre vie limitrofe mi hanno segnalato il “caso umano”, ma sono anche preoccupati da eventuali aggressioni che potrebbero verificarsi soprattutto a danno dei tanti bambini».
Carrieri chiede al Servizio Igiene e Sanità Pubblica di «effettuare un sopralluogo mirato a certificare le condizioni igienico sanitarie di idoneità all’abitabilità dell’immobile in questione, e di adottare gli eventuali provvedimenti consequenziali atti a garantire la tutela della salute e la pubblica incolumità» e agli enti competenti di «voler adottare tutti quei provvedimenti necessari e che la legge consente, affinché alla persona indigente che abita il fatiscente immobile vengano dati gli aiuti necessari che possano consentirgli una più degna condizione di vita».