martedì 24 settembre 2024


28/07/2012 07:33:24 - Provincia di Taranto - Attualità

I militari dell’Arma, che hanno filmato ciò che accadeva nello stabilimento dal 1 aprile al 10 maggio 2011

 
«Durante le ore notturne si ha l’impressione di assistere ad esplosioni che liberano fumo e fiamme in grado di illuminare l’area ed i manufatti circostanti».
Deve essere stato anche questo inquietante passaggio della relazione dei Carabinieri del Noe a far dire al procuratore generale di Lecce, Giuseppe Vignola, che l’Ilva di Taranto «mentre di giorno rispettava le prescrizioni imposte, di notte le violava».
Sì, perchè i militari dell’Arma, che hanno filmato ciò che accadeva nello stabilimento dal 1 aprile al 10 maggio 2011, definiscono «eventi ciclici» la «dispersione incontrollata di fumi e polveri di colore rosso in atmosfera».
 
Ma c'è dell’altro agli atti dell’inchiesta che ha portato ieri al sequestro del Siderurgico e all’arresto di otto tra dirigenti ed ex manager dell’Ilva, tra cui il patron Emilio Riva. C'è il filmato registrato la notte tra il 5 e il 6 aprile 2012 dall’ambientalista Fabio Matacchiera, presidente del fondo antidiossina di Taranto. Le immagini, pubblicate anche su Youtube, «documentano – scrive il gip di Taranto Patrizia Todisco – plurime ed imponenti emissioni di fumi che dalle aree basse dello stabilimento si diffondono nell’atmosfera, dando luogo ad uno scenario davvero impressionante ed inquietante, come la visione del filmato impone di riconoscere». Dice Matacchiera a verbale ascoltato dalla polizia giudiziaria: «Dalla documentazione video si evince chiaramente che le emissioni di entità maggiore sono quelle provenienti dalle aree basse e non dai camini, vale a dire da zone mai censite e controllate. Si rileva pure che le emissioni non sono tutti vapori ma sono fumi spaventosi che si estendono in cielo a distanze chilometriche».
 
Anche da qui le pesanti contestazioni ai vertici dello stabilimento siderurgico, accusati a vario titolo di disastro ambientale doloso, omissione dolosa di cautele contro gli infortuni, avvelenamento di acque e di sostanze alimentari e di getto di cose pericolose. Condotte che hanno provocato – come scrive il gip Todisco – «malattie e morte». Ma la tesi di maggiori emissioni notturne è contestata dalle rilevazioni dell’Arpa Puglia che»non evidenziano variazioni nella notte rispetto al giorno». «Ci è giunta voce – ha detto il direttore dell’Arpa Giorgio Assennato – di operazioni rischiose condotte dall’Ilva di notte ma all’Arpa non risultano. I nostri dati quantitativi non evidenziano questa situazione e non c'è variazione di notte rispetto al giorno». Rilevazioni che ora sono state intensificate proprio per verificare se «essendo ridotta la produzione se c'è una riduzione dell’inquinamento».
 
Il giudice basa tutte le sue decisioni sulla maxi-perizia disposta nel corso dell’incidente probatorio. Dallo studio emerge anche che nei 13 anni di osservazione, tra il 1998 e il 2010, su una coorte di 321.356 residenti nei Comuni di Taranto, Statte e Massafra «sono attribuibili alle emissioni industriali 386 decessi totali (30 per anno), ovvero l’1.4% della mortalità totale, la gran parte per cause cardiache». «Sono altresì attribuibili 237 casi di tumore maligno con diagnosi da ricovero ospedaliero (18 casi per anno), 247 eventi coronarici (infarti, ndr) con ricorso al ricovero (19 per anno), 937 casi di ricovero ospedaliero per malattie respiratorie (74 per anno) in gran parte nella popolazione di età pediatrica (638 casi totali, 49 per anno)».
 
Forse è per questo che il pg di Lecce, Vignola, ricordando oggi i morti sul lavoro di Marghera e Genova ha detto che «i nostri morti non sono di serie B, hanno diritto di essere tutelati».










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