martedì 26 novembre 2024


20/08/2012 19:11:03 - Provincia di Taranto - Attualità

Le tre associazioni sollecitano “una pianificazione delle strategie di sviluppo economico che faccia riferimento alle altre risorse del territorio (il mare, l’agricoltura, il turismo, il commercio, l’artigianato) unica vera industria pulita”

 
Gli organi dirigenti delle organizzazioni provinciali di Confcommercio, Coldiretti e C.l.a.a.i. sono tornati ad incontrarsi stamane per un nuovo confronto riguardo ai temi inerenti lo sviluppo economico futuro del territorio in relazione alla vertenza Ilva, e per una pianificazione dell’attività da svolgere nelle prossime settimane.
Confcommercio, Coldiretti e C.l.a.a.i. esprimono la necessità che la politica e le forze sociali si facciano portatrici di una vision del territorio e dello sviluppo che traguardi mete che vadano oltre la ‘grande fabbrica’, e la monocultura industriale, e che superino la tendenza a circoscrivere all’immanente, all’equazione “ambientalizzazione fabbrica = lavoro” l’azione di pressing sul Governo.
L’intervento della Magistratura ha il grande merito di aver fatto quello che la politica ed i sindacati in decenni e decenni di industria non sono stati capaci -o non hanno voluto- fare: quel che è accaduto in queste settimane rappresenta una svolta copernicana nel rapporto tra la grande fabbrica ed il territorio, dalla quale non si può -e non si deve!!- tornare indietro. “Cambiare tutto, per non cambiare nulla”, la citazione meridionalista più ripescata in queste settimane, ma sarebbe la peggiore jattura per la comunità jonica, la sconfitta delle sconfitte: l’annientamento morale della comunità locale. E’ in ragione di ciò Confcommercio, Coldiretti e C.l.a.a.i. esprimono piena condivisione per la proposta dal presidente della BCC “Banca di Taranto”, Lelio Miro, di riconoscimento ufficiale di un “organismo di comunità” che rappresenti le diverse categorie di cittadini che a vario titolo svolgono una funzione attiva sul territorio, i cosiddetti portatori di interessi, ‘interessi’ che non siano gli interessi di parte, per intenderci economici o meglio ancora di business, ma gli interessi diffusi. In questi giorni si sta parlando di: ambientalizzazione della fabbrica, di posti di lavoro, di ripresa della produzione dell’acciaio, di autorizzazione AIA, come se il problema fosse solo ed esclusivamente come fare per superare le prescrizioni, insomma tutto ruota attorno alla fabbrica. Ma oltre il dilemma ‘Ilva Si, Ilva No’, esiste un altro dramma di cui nessuno parla: il furto di futuro che i nostri giovani hanno subito e subiranno per chissà quanti decenni.
Le risorse per la bonifica destinate dallo Stato e dall’Ilva sono irrisorie e non rappresentano nulla rispetto ai guasti che questo territorio ha subito e continuerà a subire : le malattie, le produzioni mitilicole distrutte, i capi di bestiame abbattuti sono ciò che sappiamo e abbiamo visto, ma c’è dell’altro di cui non si parla ed è quello che accadrà dopo l’acciaio.
Confcommercio, Coldiretti e C.l.a.a.i. riservandosi di analizzare tali temi in modo dettagliato e di avanzare le proprie proposte in un documento pubblico, sollecitano:
1) un ruolo propositivo delle forze politiche in merito ai temi del recupero ambientale e dello sviluppo economico del territorio che vada al di là del tema ILVA;
2) un coinvolgimento di tutte le forze sociali ed economiche sui temi dell’ambiente e dello sviluppo (coinvolgimento che non può essere limitato ai sindacati e a Confindustria che in questi anni hanno guardato solo agli interessi di parte: grande industria, lavoratori occupati, imprese dell’appalto);
3) una pianificazione delle strategie di sviluppo economico che faccia riferimento alle altre risorse del territorio (il mare, l’agricoltura, il turismo, il commercio, l’artigianato ) unica vera ‘industria pulita’;
4) risorse adeguate al danno strutturale e d’immagine subito dal territorio in ambito nazionale ed internazionale;
5) rilancio della Pianificazione strategica di Area Vasta, inadeguatamente sostituita dalla Consulta per lo Sviluppo che ha invece proposto nuovi investimenti a forte impatto ambientale (Tempa Rossa, Cementir) su cui sarebbe opportuno avviare un ripensamento.










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