Intanto si indaga sulle contaminazioni degli animali da allevamento e dei mitili
Mentre le ordinanze di sequestro dell’area a caldo producono i loro effetti pensando ai continui blitz del Cc del Roc, il Cda dell’Ilva stanzia i primi immediati 2,5 milioni di euro per l’installazione di telecamere a circuito chiuso per il controllo costante della produzione di diossina ed altre sostanze inquinanti.
Si tratta di un primo grosso prelevamento che rientra nei 146 stanziati dal governo per la conversione ecompatibile del siderurgico, che, a tal proposito, oggi presenterà la sua Aia, Autorizzazione Integrata Ambiente, per far fronte al piano di trasformazione degli impianti del siderurgico.
E siccome i guai non vengono mai da soli, al tappeto sempre da oggi, si procederà al controllo della aziende di allevamento della zona per stabilire se esiste una qualche contaminazione nelle carni degli animali allevati che, ancora una volta, rafforzi l’idea di una forte componente cancerogena dovuta all’inquinamento Ilva.
Sul piede di guerra, neanche a dirlo, molte delle associazioni di miticoltori di Taranto. Le cozze alla diossina, che nei mesi scorsi hanno prodotto la distruzione di intere produzioni di cozze nel seno del Mar Piccolo. La magistratura intende accertare con un’inchiesta affidata all’Arpa Puglia, se la diossina presente all’interno delle cozze è di chiara provenienza Ilva. Ciò determinerebbe una class action di risarcimento danni da parte delle oltre venti associazioni di miticoltori che, da tempo avevano lanciato un appello ai magistrati perché facessero chiarezza sulla loro situazione. Ed il tempo sembra essere arrivato anche per loro, in coda, evidentemente alle cose Ilva da mettere in ordine.
Mimmo Palummieri