La storia di Fabiola, protagonista de “La criatura”, ambientata nella seconda metà del Novecento a Sava
La disabilità come un valore e la diversità come una ricchezza.
Sono i messaggi che Tiziana Prontera, narratrice di Sava, lancia con il suo secondo romanzo, “La criatura”, edito da Youcanprint e acquistabile attraverso tutti i più noti book-store o prenotandolo attraverso le librerie. Un romanzo che, attraverso la storia di Fabiola Bellisanti, parla di integrazione sociale e della necessità di offrire a chi è diversamente abile delle opportunità di inserimento e di realizzazione. Fabiola ci riesce, sorprendendo la sua stessa famiglia in questa storia ambientata intorno al secondo dopoguerra.
«La larva diventa farfalla, che può quindi spiccare il volo, meravigliando la sua famiglia e destando sinanche le invidie di una sorella» afferma l’autrice, al suo secondo romanzo, dopo “Il drago e il mare”, pubblicato nel 2008.
Un notevole interesse suscita la ricostruzione d’ambiente, singolarmente ricca. Il romanzo offre un vivace panorama del contesto sociale e culturale di un paese del sud, mai citato, ma indicato, nella nota dell’autore, essere Sava. Ispirandosi al bozzetto verista, Tiziana Prontera tratteggia, come in un affresco, le pratiche dell’economia d’un tempo, la forma mentis familistica, le consuetudini amorose e matrimoniali.
La mentalità e il costume sono raccontati con vitalità partecipe e insieme con disincanto, mettendone in luce, obiettivamente, tanto i pregi, quanto i difetti. Prontera vi si accosta con un atteggiamento di studio distaccato (ma con l’eccezione dell’amore che l’autrice dimostra per Fabiola), al fine di ottenere una rappresentazione il più possibile impersonale.
Il tono arguto, sereno e quasi ilare della voce narrante, si alterna alle considerazioni malinconiche o propriamente disilluse, senza che mai la cifra dominante scivoli nel pessimismo.
Il lettore viene a conoscenza dei fatti solo attraverso la lente deformante dello sguardo dei protagonisti, per i quali l’autrice utilizza una lingua il più possibile fedele, in base alla loro cultura e alla loro estrazione sociale. Di qui il rifiuto degli abbellimenti retorici di tanta tradizione letteraria, a vantaggio di uno stile asciutto, secco, diretto, il più possibile essenziale.