L’azienda: 400 milioni di investimenti
Oggi il presidente dell'Ilva, Bruno Ferrante, consegnerà alla Procura di Taranto e al gip Patrizia Todisco un piano di interventi immediati su alcuni impianti sequestrati del Siderurgico, ma nel frattempo i tre ingegneri-custodi giudiziari non danno tregua. Con una direttiva che fa seguito a quella consegnata loro venerdì scorso dalla Procura nella quale si sottolineava che l'area a caldo del siderurgico non può produrre, oggi hanno disposto la fermata di alcuni impianti “sigillati” dal 26 luglio scorso.
Con la direttiva di ieri i custodi ordinano il completo rifacimento delle batterie 3,4,5,6,9,10 delle cokerie degli altiforni, lo spegnimento delle torri che vanno dalla numero 1 alla numero 7, eccetto la torre 2, e lo spegnimento degli altoforni 1 e 5, a cominciare subito dal primo, oltre allo stop dell'acciaieria 1, all’adeguamento dell'acciaieria 2 e al rifacimento del reparto Gestione materiali ferrosi (Grf).
Secondo fonti sindacali, la disposizione prevede anche che il personale in esubero, in conseguenza della fermata degli impianti, venga ricollocato nelle operazioni di bonifica. Quanto tutto questo potrà conciliarsi con il programma di interventi che ha in mente l'azienda lo si potrà capire tra poche ore. A quanto si è saputo, i lavori di ammodernamento ambientale degli impianti finiti sotto sequestro dovrebbero partire dall'altoforno 1 e da alcune delle 10 batterie per coke in funzione, le più inquinanti. Per l'altoforno 1 verrebbe anticipata di alcuni mesi la fermata, già programmata per manutenzione.
Un secondo programma di interventi dovrebbe partire invece dopo la chiusura della procedura per l'ottenimento della nuova Autorizzazione integrata ambientale (Aia). Domani alle 15 Ferrante illustrerà i movimenti dell'azienda ai sindacati; un'ora dopo li renderà pubblici alla stampa. Ma anche le associazioni ambientaliste non danno tregua all'azienda siderurgica. L'Ilva continua ad inquinare nonostante non abbia la facoltà d'uso degli impianti, ha ribadito oggi Fabio Matacchiera, presidente del Fondo Antidiossina onlus.
E a sostegno di quanto affermato, parla di un video notturno realizzato dal quale emergerebbero «anomale emissioni dai camini» del Siderurgico. Grazie all'occhio elettronico di una potente telecamera ad infrarossi, Matacchiera sostiene di aver intercettato il proseguimento della diffusione di fumi e polveri sulla città. L'azienda appare più che mai alle strette nel dover prendere decisioni e mettere mano al più presto agli impianti inquinanti.