Consegnate al sindaco 3 mila firme di cittadini che chiedono azioni di tutela e salvaguardia delle acque di balneazione
Un’estate che non ha parlato di mare e di sole, ma di inquinamento. Una stagione turistica da archiviare se anche i dati numerici confermeranno quello che per ora è un ‘sentiment’ comune a buona parte degli operatori del territorio provinciale. Una percezione che accomuna le imprese balneari, il settore ricettivo, la ristorazione; d’altra parte anche a livello regionale – secondo l’osservatorio di Federalberghi- la Puglia rientrerebbe tra le mete-vacanza che quest’anno hanno registrato un andamento di segno meno.
Ci si aspetta che nel critico contesto regionale, la provincia jonica – purtroppo da sempre in coda nel borsino del turismo balenare - quest’anno confermi il dato, e non solo per la crisi dei consumi che ha investito tutti i settori, compreso il mercato delle vacanze, ma anche per il ruolo deterrente svolto dai casi di criticità delle acque verificatosi in alcuni giorni, in alcuni tratti di costa del versante orientale. Comunque, si avranno elementi di valutazione più certi a fine settembre, utili anche per avviare un tavolo di confronto con i sindaci dei comuni con affaccio costiero e con la Regione. Ciò è quanto chiedono gli operatori delle imprese della balneazione, la cui categoria – riunitasi nei giorni scorsi – nel preannunciare lo stato di agitazione, sollecita l’intervento dei consiglieri regionali della provincia di Taranto e chiede che sulla ‘risorsa mare’ si apra un tavolo di discussione che veda il coinvolgimento del presidente della Regione, Nichi Vendola, ponendo particolare attenzione alle due grosse problematiche: depuratori e smaltimento dei reflui; erosione costiera.
Intanto, già ieri una delegazione di operatori del comune di Lizzano e dell’Isola amministrativa di Taranto, guidata dal presidente provinciale del SIB, Vincenzo Leo, ed accompagnata dall’avvocato Massimiliano Di Cuia, ha consegnato al sindaco di Lizzano, Dario Macripò, un documento con 3 mila firme di cittadini che chiedono azioni di tutela e salvaguardia delle acque di balneazione. Ricordiamo che il sindaco di Lizzano ad inizio estate ha emanato una ordinanza ‘urgente’ per il convogliamento nella falda acquifera del sottosuolo delle acque provenienti dall’impianto consortile di depurazione dei comuni di Lizzano, Fragagnano e San Marzano di San Giuseppe. Nell’ordinanza il sindaco, con effetto immediato e sino al 30 settembre 2012, ordinava alla Pura Depurazione Srl di Bari, Acquedotto Pugliese e Regione Puglia (soggetti responsabili dell’impianto) – in deroga alla normativa vigente- di convogliare le acque provenienti dall’impianto, nella falda acquifera del sottosuolo. Una ordinanza che trovava fondamento nel conclamato rischio igienico-sanitario e nello stato di degrado di località Bagnara, provocato dallo sversamento in mare - delle acque, come peraltro ampiamente documentato attraverso un corposo dossier da Confcommercio e da altre organizzazioni.
«Al sindaco Macripò confermiamo la stima di Confcommercio – afferma V. Leo - per la determinazione e il coraggio mostrato nella gestione di questa vicenda, anche se ci rendiamo conto che non è giusto che debba essere un sindaco ad assumersi l’onere di una decisione complessa che spetterebbe ad altri soggetti, che dimostrano però di non essere in grado di dare soluzioni serie ad una problematica che investe la salute, l’ambiente, l’economia. La chiusura del canale Li Cupi ha consentito che la stagione balneare potesse comunque svolgersi, come confermano anche le analisi dell’Arpa, la problematica resta tuttavia in sospeso. Noi non intendiamo abbassare la guardia, abbiamo infatti costituito un ‘tavolo azzurro’ dove operatori ed Amministrazioni locali continueranno a portare avanti azioni di controllo, tutela e salvaguardia della risorsa mare».