martedì 26 novembre 2024


25/09/2012 09:10:21 - Provincia di Taranto - Attualità

Ieri il Consiglio Provinciale sul riassetto istituzionale delle province. Ecco la relazione del consigliere Lariccia

 
«Signor presidente del Consiglio, presidente Florido, colleghi consiglieri, assessori. Un saluto di sincera amicizia e di benvenuto ai sindaci dei comuni ionici, ai nostri parlamentari e consiglieri regionali, ai rappresentanti del mondo economico e sociale
Senza tema di smentita possiamo affermare che la riunione odierna del consiglio provinciale assume una valenza storica. Forse per la prima volta, in questa aula si ritrovano gli esponenti della classe dirigente di Terra Ionica per affrontare insieme un argomento cruciale per il futuro del nostro territorio: il riassetto istituzionale delle Province.
La prospettiva che abbiamo davanti – legislativamente improntata alle decisioni del governo Monti in materia di spending review, la revisione della spesa pubblica – merita una riflessione scevra da condizionamenti personali o da posizionamenti tattici. Discutere della rivisitazione delle Amministrazioni provinciali significa infatti tratteggiare l’assetto istituzionale che sovrintenderà al destino di due importanti comunità: la Terra Ionica e la Terra Messapica.
L’esecutivo guidato da Monti indica la strada, il percorso da seguire, a noi spetta il compito di esprimerci nel merito, esaminare criticità e potenzialità che la nuova stagione politica e istituzionale pone alla nostra attenzione.
Sotto questo profilo, risulta decisivo centrare il ragionamento sulle previsioni normative della legge 135 del 7 agosto 2012. Occorre cioè riconoscere limiti e possibilità che il testo consegna alle comunità locali in ordine all’ipotesi che, a determinate condizioni, consentirebbe ad alcuni comuni di decidere se passare da una Provincia ad un’altra.
Ipotesi che la legge assegna, nella fattispecie, solo e soltanto a quei comuni confinanti tra due Province o tra una Provincia e una ististuenda Città Metropolitana.  
Come pure bisogna ricordare che nelle istituende nuove Province, in ragione del loro riordino, la legge 135 assegna il titolo di comune capoluogo alla città più popolosa. Nel nostro caso, a Taranto.
E solo a determinate condizioni – questo è il punto che ci interessa e che evidentemente potremo discutere anche questa sera - tale previsione normativa può subire deroghe.
Questo è, in sintesi, il perimetro giuridico di riferimento che ci consegna un nuovo quadro istituzionale all’interno del quale le Province non vengono più soppresse, come si era inizialmente paventato, ma, appunto, riordinate. Ignorare tutto questo sarebbe grave, come grave sarebbe pensare di poter giocare d’astuzia immaginando di piegare la norma generale a interessi particolari. D’altro canto, lo spirito della spending review non ci permette di tergiversare, magari in attesa di qualche cambiamento a noi favorevole.  
Questo non significa – è di tutta evidenza – anestetizzare il dibattito. Anzi, la politica ha finalmente la possibilità di offrire una buona prova di sé all’opinione pubblica e ai cittadini.
L’istituenda Provincia Taranto-Brindisi esibisce numeri di tutto rispetto: quasi un milione di abitanti; due Province nate negli anni Venti del Novecento a coronamento di una lunga e gloriosa storia.
Taranto e Brindisi vantano due aeroporti, due porti, un’offerta turistica imperniata non solo sulla valorizzazione della risorsa mare ma anche sulla cultura, l’archeologia, l’enogastronomia e la terra del Primitivo, il patrimonio paesaggistico, centri spirituali di sicuro richiamo, eventi religiosi, spettacoli, fiere e sagre di consolidata tradizione. Un discorso a parte, me lo consentirete, merita la Valle d’Itria, una perla di inestimabile bellezza che dobbiamo preservare e ancora meglio promuovere. I comuni di Martina Franca, Alberobello, Cisternino, Locorotondo sono comunque destinati a giocare un ruolo di primo piano nella ridefinizione delle Province e noi ci impegneremo, come Amministrazione provinciale di Taranto, a non far mancare il nostro apporto di idee e di convinto sostegno alle loro legittime aspettative di rilancio e promozione territoriale. 
Una Provincia – quella dei Due Mari o Ionico-Messapica, se preferite – che ospita grandi insediamenti industriali, tutti coinvolti o in ogni caso sollecitati, sebbene in maniera diversa, alla sfida della sostenibilità ambientale. Un territorio, quello interprovinciale tarantino e brindisino, già interessato dal potenziamento del sistema viario e infrastrutturale, a partire dal progetto della Francavilla-Manduria-Mare. Dunque, un territorio che si candida per diventare una delle Province più importanti del nostro Paese. Un territorio ricco di risorse e di intelligenze, un territorio che possiede insomma tutte le caratteristiche per scommettere sull’innovazione tecnologica e la valorizzazione del capitale umano.
Mi permetterete di osservare che la politica ha il dovere di assumere piena consapevolezza di questo scenario a dir poco promettente.
Se il governo porterà a termine l’annunciata riforma, così come tutto lascia prefigurare, fatto salvo il ruolo affidato alle Regioni, ai CAL, i Consigli delle Autonomie Locali e al lavoro che andranno svolgendo le Cabine di Regia appositamente istituite, noi diventeremo parte di questa nuova grande comunità. Ed è bene che il nuovo corso inizi nel segno della condivisione delle scelte e delle responsabilità.
Se così sarà – e non ho dubbi che questo è lo spirito che ci anima – allora le comunità territoriali e le Province in particolare, attraverso i propri organismi di rappresentanza come l’UPI, potranno avanzare con forza e autorevolezza specifiche richieste nell’ambito del confronto che si preannuncia piuttosto serrato con il governo, il Parlamento e le forze politiche.
Noi abbiamo fatto la nostra parte: ecco il messaggio che le Province consegnano al dibattito pubblico nazionale. Noi non ci siamo tirati indietro quando si è trattato di fare sacrifici e ridisegnare competenze, funzioni e dimensioni delle Province.
Non abbiamo condotto una battaglia corporativa e tanto meno ispirata alla conservazione dell’esistente, quindi alla difesa pura e semplice del ceto politico.
L’UPI, l’Unione delle Province Italiane, ha condotto una battaglia in difesa della democrazia. Difendendo le Province, abbiamo difeso la storia dell’Italia. È bene sottolineare che le nostre legittime rivendicazioni hanno trovato pieno riscontro nelle risultanze emerse dalle ricerche e dagli studi commissionati e realizzati da importanti università.
Quanti pensavano furbescamente di sacrificare le Province sull’altare della deriva populista e demagogica sono stati smentiti dai fatti. Certamente il passaggio da più di 100 Province a 43 - tante ne rimarrebbero se si darà piena attuazione alla legge 135 dell’agosto scorso – accerta in maniera inequivocabile l’approccio serio e responsabile dell’Upi al tema della lotta agli sprechi e al conseguente quanto auspicato snellimento della macchina amministrativa.
Noi, dicevo, abbiamo fatto la nostra parte e proprio per questo abbiamo le carte in regola per chiedere al governo di rivedere l’ipotesi di attribuire alle Province funzioni di secondo livello e dunque di Area Vasta.
Noi chiediamo e chiederemo a gran voce che venga salvaguardato il principio della rappresentanza democratica. Territori così importanti, quali saranno le nuove Province, meritano di essere amministrati da rappresentanti eletti direttamente dai cittadini sovrani e mi riferisco tanto alla carica del presidente della Provincia quanto a quella del consigliere provinciale.
Dati alla mano, abbiamo dimostrato che non siamo e non ci sentiamo la Casta. Siamo e ci sentiamo parte, con orgoglio e con onore, della classe dirigente italiana. Siamo e ci sentiamo parte di un progetto politico di ampio respiro e di grandi ambizioni.
Noi crediamo che attorno a questa rivendicazione, assolutamente decisiva e che peraltro trova pieno conforto nel dettato costituzionale, l’intera comunità di Terra Ionica debba esprimersi con chiarezza.
Questa sera abbiamo l’occasione di farlo, con la solennità che l’argomento impone e con la compattezza che personalmente mi auguro, sperando in questo di interpretare anche il sentimento del presidente Florido e di tutti i miei colleghi consiglieri». 
 
Cosimo Lariccia










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