Secondo il Comitato, “le proposte presentate da Ferrante nel piano Ilva dimostrano che il Gruppo Riva non intende spendere i miliardi di euro necessari per l’adeguamento di impianti obsoleti”
«Le proposte presentate da Ferrante nel piano Ilva dimostrano che il Gruppo Riva non intende spendere i miliardi di euro necessari per l’adeguamento di impianti obsoleti che non rispondono alle prescrizioni atte a tutelare sia il reddito che la salute dei lavoratori e di tutti i cittadini. Nonostante l’azienda continui ad avere profitti elevati.
La stessa azienda, spalleggiata dai poteri forti e con la complicità di autorevoli rappresentanti istituzionali, proverà nei prossimi giorni a riproporre il solito schema del ricatto occupazionale. E’ necessario respingere i ricatti ed impedire che si speculi ancora sulla salute e sulla disperazione di migliaia di lavoratori che temono di perdere il lavoro. Non dobbiamo più accettare accordi al ribasso che permettano la prosecuzione di un crimine e chi lo ha commesso deve farsi carico della tutela del reddito e della salute dei lavoratori pagando tutto quello che c’è da pagare per i danni prodotti. In questo disastro, i lavoratori dell’ILVA non possono più permettere di essere usati per bloccare la città ed alimentare la solita strategia del ricatto occupazionale, ma devono essere protagonisti del cambiamento, per la difesa dei propri diritti. E’ giunta l’ora di opporsi a chi costringe gli operai a vivere alla giornata, ad essere usati come burattini, a chi non vuole garantire seriamente nessuna certezza per il futuro.
Per questo il Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti invita i lavoratori a non farsi manovrare da azienda e sindacati, che in caso di blocco degli impianti potrebbero nuovamente fomentare la protesta e i blocchi stradali, ma ad unirsi, e a partecipare, alla costruzione di una piattaforma per ottenere:
- Indagini epidemiologiche;
- Screening e visite mediche, check up completo dei lavoratori in strutture esterne all’Ilva;
- Istituzione di mappe di rischio in base a materiali e impianti;
- Prevenzione e cura dei lavoratori e dei cittadini in strutture sanitarie pubbliche specializzate a Taranto;
- Verifica degli impianti e bonifica da amianto e apirolio;
- Fondo a carico del gruppo Riva e dello Stato italiano a garanzia del reddito dei cittadini e lavoratori che dovessero risultare in esubero (licenziamenti / cassa integrazione) e dei cittadini ;
- Riconversione professionale degli operai per gli impieghi nelle bonifiche;
- Coinvolgimento e controllo diretto da parte della cittadinanza delle operazioni relative a bonifica e risanamento ambientale.
Nel caso il Gruppo Riva decidesse di chiudere la fabbrica, il reddito agli operai dovrà essere garantito dal privato (attraverso i profitti percepiti in questi anni) e dallo Stato (utilizzando i miliardi attualmente indirizzati alle Grandi Opere Inutili tipo TAV, i nuovi caccia bombardieri, superstrade a 6 corsie, ecc..)
In caso di blocco degli impianti disposto dalla magistratura i lavoratori sono invitati a partecipare al presidio che si autoconvocherà alle portinerie: “a”, “d” e “imprese”».
Comitato Cittadini Liberi e Pensanti