martedì 26 novembre 2024


26/09/2012 20:16:54 - Provincia di Taranto - Attualità

Momenti di tensione tra i lavoratori

 
Già in quattordici hanno passato la notte sulla passerella dell’altoforno cinque, il più grande d’Europa, fermi a 60 metri di altezza.
In mattinata altri nove operai sono saliti sul camino E312 dell’area agglomerato dello stabilimento siderurgico dove si sono incatenati esponendo tre striscioni di protesta. E sono più di seicento i lavoratori che da questa mattina hanno presidiato l’ingresso della direzione dell’Ilva e dove è insorta una discussione tra due gruppetti di lavoratori, alcuni dei quali vogliono difendere con ogni mezzo la fabbrica e il posto di lavoro; altri sottolineano di avere parenti che si sono ammalati di tumore per l'inquinamento e chiedono interventi di ambientalizzazione, anche a costo di fermare gli impianti.
Una giornata che si preannunciava di grande tensione in attesa della decisione del gip sulla sorte dello stabilimento. Ieri pomeriggio erano saliti i primi dieci operai sulla torre del nastro trasportatore dell'altoforno 5 mentre da questa mattina altri otto lavoratori sono saliti questa mattina per protesta sulla passerella in cima al camino E312 dell'area agglomerato, a circa 70 metri d'altezza.
Gli operai hanno issato tre striscioni con le scritte “la nostra salute è la vostra salute”, “Noi strumentalizzati da salute e lavoro, voi da chi?” e “Noi per ambiente salute e lavoro”.
 
Fiom. Sono previsti scioperi? «Dobbiamo attendere. Se ci fossero risposte insufficienti da parte dell'azienda, so che il mio interlocutore diventa la mia controparte e ci saranno conseguenze». Così il segretario provinciale della Fiom, Donato Stefanelli, parlando poco fa con i giornalisti che sono davanti all'Ilva. «L'Ilva ci deve dire cose serie, importanti, ci deve parlare di un vero piano degli interventi da fare e non di annunci di intenzioni. L'Ilva - ha continuato Stefanelli - sa cosa deve fare ma ancora non lo annuncia e vuole prendere tempo perchè vuole attendere l'Aia ma questo - ha detto ancora - è un termine che non coincide con l'esigenza dell'oggi». «Non siamo nelle condizioni di attendere. L'azienda oggi ci deve dire davvero - ha continuato il dirigente Fiom - davvero qual è il suo impegno economico; deve dire alle organizzazioni sindacali, impianto per impianto, quali sono gli interventi e gli investimenti in programma e quali sono i tempi e ci deve anche dire qual è il piano di gestione del personale: quanti sono i lavoratori e quale impiego avranno nel risanamento per la messa a norma degli impianti». «Se così non fosse - ha concluso il sindacalista - sarebbe un vero problema».










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