martedì 24 settembre 2024


04/10/2012 10:05:14 - Provincia di Taranto - Attualità

Ipotizzato il reato di omicidio volontario con eventuale dolo dell’Ilva

 
In data 2 ottobre 2012 è stata depositata alla Procura della Repubblica di Taranto esposto querela da parte della prof.ssa Ressa Maria Rosaria, in qualità di erede del de cuius Ressa Francesco, deceduto in data 27.07.2006.
Nei fatti esposti in querela è stato ipotizzato il reato di cui all’art. 589 c.p. e nel contempo è stata sollecitata la Procura di Taranto a contestare nei confronti dei legali rappresentanti dell’ILVA S.p.A. l’ipotesi di omicidio volontario con dolo eventuale sul presupposto che lo stabilimento siderurgico nell’esercizio dell’attività industriale per oltre un ventennio abbia coscientemente risparmiato sulla sicurezza degli impianti, omettendo di apprestare o predisporre dispositivi tali da contenere entro i limiti previsti l’emissione di gas, polveri, fumi ed esalazioni e quindi abbia accettato il rischio che l’attività esercitata avesse potuto cagionare la morte tanto dei lavoratori che dell’intera collettività.
E’ stato altresì richiesto il sequestro conservativo ex art. 316 e segg. c.p. dei beni mobili ed immobili facenti capo ai legali dell’ILVA, attesa la pacifica convivenza del periculum in mora e del fumus boni iuris.
 
Avv. Giuseppe Lecce
 
Ecco il testo della querela
 
 
Ill.mo Sig,
 Procuratore della Repubblica
presso il Tribunale di Taranto
 
Io sottoscritta, Ressa Maria Rosaria, nata a Taranto il 29.08.1957 e residente in Statte alla via Taranto, n. 39, in qualità di erede del de cuius Ressa Francesco, espongo quanto segue:
Mio padre, Ressa Francesco, nato a Taranto il 13.05.1923, è deceduto in Statte in data 27.07.2006, a causa di un melanoma, patologia che gli era stata diagnosticata presso l’Istituto Dermopatico dell’Immacolata di Roma, ove era stato ricoverato dal 28.04.2006 al 06.05.2006; in data 19.06.2006 e sino al 03.07.2006, veniva nuovamente ricoverato presso il dipartimento onco-ematologico dell’Ospedale San G. Moscati, ove veniva sottoposto ad ulteriori accertamenti che confermavano la diagnosi precedentemente effettuata.
La causa del decesso potrebbe far ritenere che lo stesso sia conseguenza dell’attività lavorativa che mio padre ha svolto alle dipendenze del Comune di Taranto, in qualità di operaio giardiniere di ruolo con destinazione presso il vivaio sito in Taranto in c.da Croce nelle vicinanze dell’Ospedale Testa, a decorrere dal 13.05.1957 al 1°.06.1988, quando veniva collocato a riposo per raggiunto limite di età.
Orbene, è risaputo che la zona presso cui mio padre ha prestato la propria attività lavorativa era ed è tuttora esposta agli agenti inquinanti prodotti dall’ILVA S.p.A. e che l’elevatissimo ed allarmante tasso di inquinamento, vera e propria piaga che affligge la nostra città, è causa della crescita esponenziale di tumori e di altre gravi patologie.
Tale circostanza trova conferma nei risultati della indagine epidemiologica disposta dal G.i.p. di Taranto, da cui emergerebbe che le patologie diagnosticate ed accertate sia ai lavoratori che ai cittadini della città di Taranto siano conseguenza diretta delle emissioni inquinanti provenienti dall’ILVA S.p.A
Si potrebbe, dunque, ritenere sussistente il nesso di causalità tra l’esposizione ai molteplici agenti inquinanti, cui mio padre è stato sottoposto nel corso del trentennio di attività lavorativa prestata alle dipendenze del Comune di Taranto, e il melanoma che ne ha provocato il decesso.
Alla luce di quanto sopra esposto, io sottoscritta Ressa Maria Rosaria, in qualità di erede del de cuius Ressa Francesco, sporgo esposto-querela nei confronti dei legali rappresentanti dell’ILVA S.p.A. per il reato di omicidio colposo di cui all’art. 589 c.p. e per quanti altri reati la S.V. Ill.ma dovesse riscontrare nei fatti esposti ed accertandi.
Peraltro, poiché potrebbe ipotizzarsi che lo stabilimento siderurgico abbia coscientemente risparmiato sulla sicurezza degli impianti, omettendo di apprestare o predisporre dispositivi tali da contenere entro i limiti previsti l’emissione di gas, fumi, polveri ed esalazioni e quindi abbia accettato il rischio che l’attività esercitata avrebbe potuto cagionare la morte tanto dei lavoratori che dei cittadini, non appare inconferente prospettare alla S.V. Ill.ma l’ipotesi di omicidio volontario con dolo eventuale.
Sul punto vi è poi un precedente giurisprudenziale molto interessante: tale ipotesi di reato, infatti, è stata ritenuta sussistente in capo ai dirigenti dello stabilimento “Thyssenkrupp Acciai Speciali Terni S.p.A.” dalla Seconda Corte di Assise di Torino nell’ambito del procedimento penale n. 31095/07 N.R. Nella sentenza in argomento emessa in data 15.04.2011 si legge, infatti, che i dirigenti del succitato stabilimento “pur rappresentandosi la concreta possibilità del verificarsi di infortuni anche mortali” ne abbiano poi accettato in concreto il rischio, omettendo di investire in misure di prevenzione antincendio..
Chiedo, inoltre, che venga disposto il sequestro conservativo ex art. 316 e ss. dei beni mobili ed immobili facenti capo ai legali rappresentanti dell’ILVA S.p.A., attesa la pacifica ricorrenza nel caso di specie del periculum in mora e del fumus bonis iuris.
Mi oppongo sin d’ora all’emissione del decreto penale di condanna ex art. 459 c.p.p. e chiedo di essere informata ex art. 408 c.p.p in caso di archiviazione.
Con il presente atto
Nomino
Difensore di fiducia l’Avv. Giuseppe Lecce del Foro di Taranto, con studio alla via Plinio, 89.
Allego copia della documentazione medica e di quella concernente l’attività lavorativa svolta da mio padre.
Chiedo, altresì, che il procedimento che prenderà eventualmente avvio a seguito della presentazione dell’esposto-querela venga riunito a quello già pendente a carico dei legali rappresentanti dell’ILVA
 
 
Taranto, lì 02.10.2012
Maria Rosaria Ressa










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