E’ stato pubblicato su La Stampa di oggi
«I dati sulla mortalità nella provincia di Taranto diffusi dal ministero della Salute ci impongono una riflessione approfondita, al di là della situazione di drammatica emergenza.
La gravità del problema tumore emerge in maniera così evidente da non richiedere quasi sottolineature. Ci sono tuttavia due aspetti che meritano di essere evidenziati.
Innanzitutto dovremmo ragionare sui numeri assoluti perché le percentuali - pur chiare e significative - fotografano soltanto una parte della questione. Dall’analisi dei numeri assoluti si può invece definire con maggiore precisione il livello di rischio per il cittadino. In secondo luogo bisognerebbe sforzarsi di non concentrare l’attenzione sui dati della mortalità, anche se sono quelli che ci choccano di più. E’ invece il numero di nuovi casi in un anno, che chiamiamo incidenza, ovvero la frequenza con cui ci si ammala in una determinata zona, il fattore su cui concentrare l’attenzione, perché è dall’esame di questo aspetto che possono nascere le strategie per una migliore prevenzione e una più efficace cura dei tumori.
Dal punto di vista della mortalità, l’Italia è un territorio ben controllato. A partire dai risultati delle rilevazioni dell’Istat, possiamo dire di sapere molto sui diversi tipi di cancro. Ad esempio sappiamo che ci sono meno tumori nel Sud che nel Nord Italia, in misura variabile anche del 30 o 40%, mentre i valori del Centro si collocano circa a metà dei due estremi. Le cause di questa differenza sono l’alimentazione, gli stili di vita - il fumo in primis - la presenza di siti industriali. E’ stata l’analisi della mortalità, inoltre, che ha dimostrato con evidenza lampante l’emergenza mesotelioma da amianto a Casale Monferrato.
Ma ciò di cui abbiamo più bisogno è una mappa altrettanto accurata dell’incidenza dei tumori nel nostro Paese. Realizzarla oggi equivarrebbe ad avere lo strumento più utile per evitare di ritrovarci fra cinque, dieci o quindici anni con altri casi Taranto.
In realtà esistono già gli strumenti per conoscere quanto ci si ammala dei diversi tipi di cancro nelle zone d’Italia. Mi riferisco ai Registri Tumori che sono presenti nel nostro Paese, ma non in modo capillare. Circa trent’anni fa io stesso ho dato il via a questa esperienza in Lombardia e successivamente sono nati altri centri in cui gli epidemiologi raccolgono dati e li esaminano per capire la frequenza di un certo tipo di tumore nel territorio di competenza. Ci sono tumori - penso a quello al seno - che oggi hanno una mortalità molto bassa, ma una frequenza alta. Ecco allora che avere un’analisi dettagliata su quanto ci si ammala diventa fondamentale per mettere in atto la migliore soluzione possibile di diagnosi e cura: per organizzare il sistema ospedaliero, il numero di posti letto, le specializzazioni dei medici sui quali si deve poter contare. Studiando l’incidenza è possibile fornire la risposta più efficace in termini di cure, ma al tempo stesso lavorare a fondo per scoprire le cause dei tumori, che è il grande quesito irrisolto, o solo parzialmente risolto, della ricerca oncologica. Potremo infatti affermare di avere vinto la guerra contro il cancro non tanto quando lo guariremo nella maggioranza dei casi, un traguardo non troppo lontano, ma quando ne avremo capito ed eliminato le cause, per fare in modo che non ci si ammali più».
Umberto Veronesi