martedì 24 settembre 2024


27/10/2012 08:20:31 - Provincia di Taranto - Attualità

Dal 31 dicembre 250 profughi non avranno più tetto

 
L’Associazione Babele, ente di tutela attualmente impegnato nelle strutture di accoglienza Emergenza Nord Africa di Taranto, Pulsano e Palagiano, in merito alla situazione che si va delineando riguardo il termine dell’accoglienza dei profughi della Libia il prossimo 31/12 esprime viva preoccupazione per i risvolti di emergenza sociale che andrà a investire i nominati Comuni, così come tutti i territori che ospitano tali strutture.
Dal 31/12, infatti oltre duecentocinquanta profughi non avranno più un tetto e, seppure pronti ad abbandonare le strutture di accoglienza per raggiungere parenti, amici o trasferirsi in abitazioni, ciò non è loro consentito poiché il Governo non ha ancora provveduto al rilascio dei permessi di soggiorno a distanza di quasi diciotto mesi dal loro arrivo.
Gli enti di tutela tutti, già al nascere di questa esperienza, seppure largamente condivisa e concordata con il Soggetto Attuatore Puglia, e che certamente ha assicurato standard di accoglienza e tutela dei diritti più alti che in altre Regioni, avevano tuttavia focalizzato la propria attenzione sul momento dell’uscita dei beneficiari dai centri di accoglienza.
Più volte e in diverse occasioni, negli incontri collettivi fra Soggetto Attuatore e enti di tutela, durante le Cabine di regia, avevamo sollecitato il Governo, loro tramite, ad accogliere proposte che prevedessero minime misure di sostegno economico propedeutiche all’uscita e il riconoscimento del permesso per motivi umanitari, ricevendo sempre una risposta negativa. Più volte abbiamo lanciato l’allarme su un ritardo nell’affrontare una situazione che, alle attuali condizioni, rischia di poter essere gestita solo in termini di ordine pubblico, condizione ampliamente aggravata dall’ingiustificato ritardo al rilascio di permessi di soggiorno per motivi umanitari, così come ricordato anche dal presidente dall’ANCI, Del Rio, in sua nota dell’11 ottobre scorso.
La determinazione del Governo a non voler riconoscere benefici economici per lasciare le strutture, il mancato riconoscimento del pocket money in caso di assenza dalle stesse, la mancanza di documenti hanno determinato, di fatto , una condizione di dipendenza soprattutto fra i soggetti con meno capacità esplorativa. Contemporaneamente il Governo, a oltre un anno e mezzo di distanza dalla decretata emergenza, non ha saputo/voluto proporre e individuare prospettive di uscita per procedere alla realizzazione di un sistema ordinario credibile e che tenga conto dei reali numeri di richiedenti che annualmente interessano il territorio italiano (almeno 10.000).
Siamo contrari ad un ulteriore periodo di permanenza dei richiedenti negli alberghi nelle condizioni attuali, poiché questo indurrebbe i beneficiari a credere che l’accoglienza sarà garantita a tempo indeterminato, inibendo percorsi di autonomia e rinviando nel tempo il ricorso alla forza per lo sgombero delle Strutture. Nella attuale condizione, inoltre, uno sgombero andrebbe esclusivamente a caricare i Comuni di una nuova emergenza e certamente non potrebbe vedere gli enti di tutela parte consenziente.
Una ipotesi di proroga sarebbe praticabile solo nel caso si aprisse una interlocuzione da parte del Governo con gli attori interessati, finalizzata a costruire una serie di interventi non più improntati alla superficialità con cui si è affrontata la questione fino a questo momento e con l’immediato rilascio dei permessi di soggiorno.
Crediamo sia possibile individuare soluzioni e mettere a punto un sistema di accoglienza ordinario che consenta notevoli risparmi razionalizzando la spesa e indirizzandola tutta sui beneficiari.
Riteniamo urgente investire il Governo nazionale e gli Enti locali della problematica offrendo un contributo attraverso la formulazione di ipotesi di exit strategy e costruzione di un sistema ordinario e pubblico di accoglienza:
Trasferimento dei soggetti vulnerabili in adeguate strutture SPRAR
Dote di uscita per coloro che accettano di abbandonare la struttura, cifra ridotta proporzionalmente al permanere fino alla fine del periodo di accoglienza previsto.
Reperimento di strutture pubbliche in disponibilità dei Comuni, Provincie e attraverso l’utilizzazione di strutture militari in disuso e beni confiscati alla mafia. Queste strutture potrebbero essere destinate:
-all’ampliamento della rete SPRAR
-utilizzate per uno spazio temporale definito e dietro corresponsione di un contributo economico da parte dei beneficiari, sul modello delle strutture ASIA.
 
 
Per Associazione Babele
il legale rappresentante
Enzo Pilò










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