Nei giorni scorsi, a seguito di un ulteriore incendio, sono intervenuti i carabinieri di Sava
Sequestrato nuovamente l’ex macello comunale. Nei giorni scorsi, a seguito di un ulteriore incendio, sono intervenuti i carabinieri di Sava.
Si tratta del secondo sequestro, dopo quello del settembre del 2009, quando la Guardia di Finanza di Manduria, a seguito della denuncia dell’ambientalista Mimmo Carrieri, aveva emanato un analogo atto poiché questo immobile era stato, di fatto, trasformato in una “discarica a cielo aperto” di rifiuti speciali e “speciali pericolosi”(masserizie di varia natura, amianto e pneumatici).
«Da allora sono trascorsi tre anni, è cambiata l’amministrazione, ma la storia si ripete» scrive Carrieri in un comunicato. «Un incendio ad opera di ignoti, sviluppatosi la sera del 23 ottobre all’interno di quella stessa area comunale (per il quale si è reso necessario l’intervento dei Vigili del Fuoco di Manduria), ha fatto venire alla luce che quel sito, ancora una volta, era stato adibito a discarica di materassi, pneumatici ed altri materiali, il cui smaltimento sarebbe dovuto avvenire “unicamente” presso discariche autorizzate. In questa circostanza sono intervenuti immediatamente i Carabinieri della Stazione di Sava, al comando del Luogotenente Edoardo Quaranta, il quale, riscontrata la violazione della normativa sull’ambiente e l’assenza della documentazione utile comprovante le eventuali autorizzazioni rilasciate dalle autorità competenti (ASL e della Provincia di Taranto) ha sottoposto a sequestro l’intera area di proprietà comunale».
Carrieri ricorda inoltre che «il 23 ottobre 2009 fu autorizzato l’accesso nell’immobile al fine di provvedere alla rimozione dei rifiuti e della bonifica del sito. Ovviamente l’Amministrazione Comunale dell’epoca dei fatti si dovette far carico delle spese non solo per la bonifica dell’area, ma anche del pagamento della parcella all’avvocato al quale era stato conferito l’incarico per tutelare le ragioni dell’ente. Ora l’attuale Amministrazione, subentrata da circa sei mesi alla precedente, dovrà ricorrere ancora una volta alle casse comunali per affrontare nuove spese che sicuramente si sarebbero potute evitare qualora fosse stata prestata maggiore attenzione. Quel denaro pubblico sarebbe stato utile per ben altri interventi di cui il paese ha bisogno, come per esempio un’isola ecologica».